L’agente di Salman Rushdie ha detto che lo scrittore ha iniziato una «lunga strada verso la guarigione»

Salman Rushdie durante la Fiera internazionale del libro di Francoforte nell'ottobre del 2017 (EPA/ Armando Babani, ANSA)
Salman Rushdie durante la Fiera internazionale del libro di Francoforte nell'ottobre del 2017 (EPA/ Armando Babani, ANSA)

Andrew Wylie, l’agente dello scrittore britannico di origine indiana Salman Rushdie, ha dato nuovi aggiornamenti sullo stato di salute di Rushdie, accoltellato venerdì durante un evento pubblico nello stato di New York e da allora ricoverato in ospedale. Domenica Wylie ha fatto sapere che lo scrittore è sulla «strada verso la guarigione», osservando però che sarà «lunga» perché le lesioni che Rushdie ha subìto a causa delle ferite di arma da taglio sono «gravi». Tuttavia, ha commentato Wylie, le cose «stanno andando dalla parte giusta».

Rushdie, che ha 75 anni, era stato aggredito poco prima di cominciare un intervento in un festival letterario organizzato a Chautauqua, nello stato di New York. Secondo la procura dello stato, l’uomo che lo aveva aggredito lo aveva colpito circa 10 volte al volto, al collo e all’addome, in un attacco che si ritiene essere stato mirato e premeditato. Rushdie era stato subito soccorso e poi portato in ospedale: inizialmente non riusciva a parlare né a respirare in maniera autonoma, ma da sabato le sue condizioni di salute hanno cominciato a migliorare. Poco dopo il ricovero, Wylie aveva detto che comunque aveva i nervi di un braccio recisi, aveva subìto danni al fegato e probabilmente rischiava di perdere un occhio.

L’aggressore di Rushdie, un 24enne del New Jersey di nome Hadi Matar, era stato fermato subito dopo l’accoltellamento e quindi arrestato dalla polizia. Sabato è stato incriminato con l’accusa di tentato omicidio e aggressione, e durante una prima udienza in tribunale si è dichiarato non colpevole. Al momento i motivi dell’attacco non sono chiari. Molti media hanno tuttavia ricordato che dal 1989 su Rushdie pende una condanna a morte emessa dall’ayatollah Ruhollah Khomeini, l’allora leader politico e religioso dell’Iran, secondo cui lo scrittore aveva insultato e offeso la religione islamica e il suo profeta nei Versi satanici, il suo noto romanzo del 1988. Attualmente Matar è in stato di fermo senza possibilità di rilascio su cauzione; la sua prossima udienza è fissata per il 19 agosto.

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