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  • Martedì 2 agosto 2022

La persona più importante dentro al Qaida

Ayman al Zawahiri, ucciso nel weekend da un drone della CIA, fu per anni medico, assistente e infine successore di Osama bin Laden

(AP Photo/B.K.Bangash, File)
(AP Photo/B.K.Bangash, File)
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Lunedì notte gli Stati Uniti hanno annunciato di aver ucciso con un drone Ayman al Zawahiri, leader dell’organizzazione terroristica al Qaida. Al Zawahiri era considerato il secondo di Osama bin Laden prima che venisse ucciso nel 2011 e organizzò i più gravi attentati terroristici contro obiettivi americani, tra cui quelli dell’11 settembre 2001 a Washington e a New York, contro le Torri Gemelle, in cui morirono quasi tremila persone. Per questo l’uccisione di al Zawahiri, compiuta dalla CIA, è considerata un grande successo per l’antiterrorismo statunitense.

Al Zawahiri era nato il 19 giugno 1951 al Cairo, in Egitto, in una zona periferica della città chiamata Maadi. Aveva 71 anni. La sua era una famiglia di accademici, suo nonno era presidente dell’Università del Cairo e aveva fondato l’Università Re Saud a Riad, in Arabia Saudita, mentre suo padre era docente di farmacologia. Il giovane al Zawahiri crebbe in un ambiente colto e religiosamente eterogeneo, dal momento che Maadi era una zona in cui vivevano popolose comunità ebraiche e cristiane. Eppure, per via dell’influenza di uno dei suoi zii, cominciò a sviluppare idee politiche tendenti all’islamismo radicale.

Secondo il racconto del giornalista Lawrence Wright, contenuto nel suo libro Le altissime torri, l’evento che contribuì più di altri a radicalizzare al Zawahiri fu la condanna a morte dell’ideologo egiziano Qutb nel 1966. Dopo quella data, al Zawahiri radunò alcuni amici per costituire un gruppo politico con lo scopo di rovesciare il governo egiziano e instaurare una teocrazia. Quel gruppo avrebbe poi costituito il nucleo dell’organizzazione nota come Jamaat al Jihad, il movimento jihadista di al Zawahiri attivo in Egitto.

Nel frattempo, al Zawahiri si interessò anche di altro. Studiò medicina all’Università del Cairo e fece il chirurgo militare per un breve periodo, praticando in una clinica finanziata dai Fratelli Musulmani, un movimento politico islamista che faceva opposizione al governo egiziano. Si sposò con Azza Nowair, proveniente da una ricca e importante famiglia egiziana, e negli anni successivi ebbe sei figli. Durante il periodo in cui praticava alla clinica, al Zawahiri fu invitato a fornire assistenza al confine tra Pakistan e Afghanistan insieme alla Mezzaluna Rossa, per curare i guerriglieri (mujaheddin) che combattevano contro i sovietici, negli anni Ottanta.

Fu lì che al Zawahiri incontrò per la prima volta Osama bin Laden, all’epoca un giovane saudita ben finanziato interessato alla resistenza dei mujaheddin afghani.

Tuttavia negli anni Ottanta al Zawahiri si concentrò sul proprio movimento jihadista in Egitto, che nel 1981 ebbe un ruolo nell’assassinio del presidente Anwar Sadat. Al Zawahiri venne arrestato, processato e condannato a tre anni, solamente per possesso di armi.

Quando venne rilasciato andò via dall’Egitto, prima in Arabia Saudita e poi in Afghanistan, dove si riavvicinò a bin Laden e ne divenne il medico personale, nonché assistente e consigliere. Tra i due si creò un sodalizio proficuo: da una parte al Zawahiri portava sensibilità politica e riferimenti intellettuali per la leadership di bin Laden, aiutandolo a consolidare il gruppo jihadista che andava formandosi in Afghanistan; dall’altra, bin Laden portava ingenti finanziamenti e il prestigio della sua famiglia.

Bin Laden e al Zawahiri nel 2002 (AP Photo/Al-Jazeera/APTN, file)

In un’intervista data al New Yorker nel 2002, l’avvocato e islamista radicale Montasser al Zayyat disse che quando al Zawahiri incontrò bin Laden «creò una rivoluzione dentro di lui», contribuendo a incanalare gli impulsi dei suoi ideali in una strategia più precisa volta alla violenza di massa. Secondo al Zayyat, al Zawahiri a conti fatti aveva più responsabilità di bin Laden negli attacchi contro gli Stati Uniti, visione condivisa da parecchi esperti di terrorismo.

Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila al Zawahiri decise di unire il proprio gruppo jihadista a quello di bin Laden, al Qaida, che in arabo significa “la base”. Nel fare questo cambiò anche gli scopi della lotta del gruppo: non più concentrarsi sui nemici “vicini”, ossia i paesi arabi irrispettosi della legge islamica, ma sui nemici “lontani”, ossia gli Stati Uniti. Tra le altre cose al Zawahiri ebbe anche il complicato compito di trovare una giustificazione per i militanti di al Qaida che dovevano uccidersi e uccidere persone innocenti, entrambe pratiche proibite dagli insegnamenti islamici tradizionali. Lo fece sostenendo che la fede di un vero martire annullava questi divieti.

Quando nel 2011 una squadra di Navy SEALs americani uccise bin Laden, al Qaida rimase silenziosa per qualche tempo. Dopo più di un mese, al Zawahiri pubblicò un video lungo quasi mezz’ora in cui minacciava gli Stati Uniti di ritorsione. Nel video disse che bin Laden avrebbe continuato a terrorizzare l’America anche dopo la sua morte: «Sangue per sangue». Tuttavia, in quel decennio, al Qaida perse rilevanza, soprattutto in concomitanza con l’ascesa dell’ISIS, pur continuando a costituire una minaccia consistente per il governo statunitense e a essere attiva in varie parti del Medio Oriente e dell’Africa.

Negli scorsi mesi l’intelligence americana è stata in grado di localizzare il luogo esatto dove si era trasferita la famiglia di al Zawahiri, a Kabul. In passato si pensava che si nascondesse al confine tra Pakistan e Afghanistan. Domenica mattina, al Zawahiri si è affacciato dal balcone e poco dopo è stato colpito da un drone della CIA.