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  • Venerdì 22 luglio 2022

Trump non fece nulla per fermare l’attacco al Congresso

E anzi, quel 6 gennaio diede l'impressione a chi era vicino a lui di stare dalla parte dei rivoltosi

(Alex Brandon - Pool Via Cnp/CNP via ZUMA Press Wire)
(Alex Brandon - Pool Via Cnp/CNP via ZUMA Press Wire)
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Nella notte tra giovedì e venerdì si è tenuta una nuova udienza pubblica della Commissione d’inchiesta della Camera statunitense che sta indagando sull’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, compiuto dai sostenitori dell’allora presidente Donald Trump per cercare di fermare la certificazione dell’elezione vinta da Joe Biden. Durante l’udienza, sono stati presentati e analizzati vari elementi che mostrano come Trump non abbia fatto niente per fermare l’assalto, nonostante le richieste ripetute dei suoi collaboratori.

La Commissione ha ricostruito e documentato le azioni e i colloqui di Trump alla Casa Bianca durante 187 minuti il 6 gennaio, mentre al Congresso era in corso l’assalto: il grosso del tempo, Trump lo trascorse seguendo gli avvenimenti davanti alla televisione, guardando Fox News (il canale generalista che più di ogni altro lo sostiene). I testimoni ascoltati che si trovavano vicino a lui hanno raccontato che Trump per varie ore si sarebbe rifiutato di agire per fermare o anche soltanto per condannare l’attacco, e che diede l’impressione di stare dalla parte dei rivoltosi, e non dei parlamentari e del personale del Congresso che furono messi in pericolo.

Tra le testimonianze più notevoli c’è quella di Pat Cipollone, che al tempo era uno degli avvocati della Casa Bianca. Cipollone, tra le altre cose, ha detto che Trump era ben consapevole del pericolo e della gravità dell’assalto al Congresso fin dall’inizio, ma che aspettò più di due ore prima di scrivere ai suoi sostenitori di andarsene. Ha detto inoltre che praticamente tutto lo staff di Trump era convinto che il presidente dovesse agire per fermare le violenze, ma che lui resistette a lungo a tutti gli appelli.

A un certo punto a Cipollone è stato chiesto se qualcuno nella Casa Bianca non voleva che i manifestanti lasciassero il Congresso e interrompessero l’attacco. Lui ha risposto che «tra lo staff» della Casa Bianca tutti volevano che i manifestanti interrompessero le violenze. Ma quando gli è stato chiesto se anche Trump voleva che le violenze fossero interrotte, si è rifiutato di rispondere.

Secondo Adam Kinzinger, uno degli unici due deputati Repubblicani che hanno preso parte alla Commissione, Trump «disse a Mark Meadows [il suo capo di gabinetto] che i rivoltosi stavano facendo ciò che dovevano fare, e che avevano capito di star facendo ciò che il presidente voleva che facessero».

Tra le altre cose, è emerso che per tutto il tempo dell’attacco Trump non cercò mai di mettersi in contatto né con le forze dell’ordine né con il Pentagono, cioè il ministero della Difesa. Il generale Mark Milley, che al tempo era capo di stato maggiore dell’esercito, ha espresso la sua frustrazione per questo fatto in una testimonianza alla Commissione: «Sei il comandante in capo, c’è un assalto al Congresso degli Stati Uniti e non fai niente? Nemmeno una telefonata? Niente? Zero?».

La Commissione si è anche concentrata sul comportamento dei deputati Repubblicani, specie quelli più vicini a Trump.

Josh Hawley, uno dei Repubblicani più radicali, il 6 gennaio poco prima dell’inizio dei lavori parlamentari, mentre i rivoltosi già si ammassavano ai cancelli del Congresso, si presentò davanti a loro e alzò il pugno per mostrare il suo sostegno alla loro causa. Gli fu scattata una foto che divenne molto famosa, e che Hawley spesso ha usato per accreditarsi come membro della parte più estrema dei sostenitori trumpiani, i più vicini ai rivoltosi. Ma un video delle telecamere di sicurezza, trovato dalla Commissione, mostra che quando infine i rivoltosi entrarono nell’edificio del Congresso, Hawley fuggì dalle persone che poco prima aveva incitato, e lo fece correndo almeno per un tratto.

La Commissione ha inoltre mostrato video in cui vari politici Repubblicani, tra cui Mitch McConnell, il leader del partito al Senato, e Kevin McCarthy, il leader alla Camera, condannarono duramente Trump per le sue responsabilità nell’attacco quando ancora i fatti erano recenti. McCarthy disse: «La responsabilità per l’attacco di mercoledì è del presidente». Ma poche settimane dopo, entrambi cambiarono idea, e oggi sono tornati a essere fedeli sostenitori di Trump. McCarthy, tra le altre cose, ha avuto un ruolo importante nel boicottare ogni tentativo di creare una commissione d’inchiesta bipartisan e condivisa.

Uno dei video più notevoli dell’udienza riguarda però il giorno successivo al 6 gennaio, quando Trump registrò un discorso in cui, dopo l’enorme scandalo che l’assalto al Congresso aveva creato, condannò blandamente le violenze. La Commissione ha mostrato il video dell’intera registrazione del discorso, con gli errori e le pause. A un certo punto è previsto che Trump dica: «Quest’elezione è ora conclusa». Trump però si rifiuta di dirlo.