Gorillas se ne va dall’Italia

L'azienda per la consegna veloce della spesa a domicilio era attiva in 5 città e dava lavoro a 540 persone

(Wolfgang Kumm/dpa)
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Gorillas, una delle maggiori aziende tra quelle che offrono servizi di consegna della spesa a domicilio in pochi minuti, chiuderà le proprie attività in Italia interrompendo i contratti con tutti i 540 lavoratori. La notizia circolava già da qualche giorno ed era stata anticipata dai sindacati, ma è stata confermata ufficialmente solo lunedì pomeriggio in un comunicato dell’azienda. Erano stati gli stessi sindacati a rivelare il numero dei lavoratori di Gorillas, ma non si hanno dettagli su come siano suddivisi nelle varie mansioni e sui vari gradi di tutele contrattuali che avevano.

In Italia Gorillas aveva 5 sedi: Bergamo, Milano, Roma, Firenze e Torino. I magazzini delle prime tre città sono già stati chiusi, mentre gli altri continueranno a garantire i servizi fino a esaurimento scorte. Le motivazioni che hanno portato a questa chiusura definitiva non sono state del tutto chiarite, ma è noto che la società abbia deciso dallo scorso maggio di cambiare le proprie strategie a livello globale, per concentrarsi solo sui 5 mercati che garantiscono il 90 per cento dei suoi ricavi: cioè Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti (nella sola città di New York).

Negli altri 4 paesi in cui operava – Belgio, Spagna e Danimarca, oltre all’Italia – la società ha provato a vendere o a favorire l’ingresso di nuovi investitori, con pochi risultati. In Belgio, dove aveva aperto a giugno 2021, i magazzini sono già stati chiusi. In Spagna i dipendenti hanno ricevuto due settimane fa un avviso del licenziamento collettivo dopo soli 10 mesi dall’inizio delle attività. In Italia i responsabili hanno detto di essere in contatto con le aziende concorrenti per convincerle ad assumere i lavoratori licenziati.

Gorillas era nata in Germania nella primavera del 2020, durante la pandemia, e in poco tempo aveva aperto diverse sedi in tutto il mondo. In Italia aveva cominciato a lavorare poco più di un anno fa ricevendo grandi attenzioni, perché la sua apertura aveva introdotto il settore del cosiddetto quick commerce (“commercio rapido”), considerato da molti la nuova frontiera delle consegne a domicilio.

In pratica, le aziende come Gorillas permettono di ordinare la spesa attraverso un’app, promettendo ai clienti che la riceveranno in qualunque zona della città in circa dieci minuti. Riescono a farlo grazie a un largo utilizzo di fattorini e grazie a molti negozi posizionati in modo uniforme sul territorio cittadino, che vengono chiamati anche dark store con allusione al fatto che non siano riconoscibili da insegne o accessibili al pubblico.

Gorillas aveva puntato su una certa riconoscibilità del marchio, a partire dall’abbigliamento dei suoi fattorini e dalla scelta di utilizzare quasi solo bici elettriche (solo a Bergamo, città piena di dislivelli, erano stati introdotti ultimamente alcuni motorini elettrici). Inoltre Gorillas diceva di volersi distinguere dai concorrenti su temi come l’etica, assumendo i propri fattorini solo con contratti equi.

Un fattorino che lavorava per Gorillas a Torino ha detto all’edizione cittadina del Corriere della Sera che guadagnava 8 euro all’ora per 30 ore settimanali, e che con le mance e i bonus riusciva ad arrivare sempre a mille euro mensili. «Non posso dire di essere stato sfruttato, perché al contrario di altre realtà non sono pagato a consegna», ha commentato.

Lo scorso aprile Gorillas aveva sottoscritto un accordo con i sindacati per inquadrare i fattorini con il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) della logistica, che li considera sempre come lavoratori autonomi, ma garantisce loro maggiori tutele: tra cui il compenso minimo, premi dopo un certo numero di consegne, indennità integrative in certe condizioni di lavoro e altre ancora.

L’azienda però non ha condiviso informazioni su cosa non abbia funzionato in Italia: aveva diversi concorrenti, il più grande dei quali è l’azienda turca Getir, come però succede anche negli altri paesi. Non ci sono dati sui download complessivi delle varie app che possano essere confrontati, ma secondo il sito Sifted nel solo mese di maggio Getir sarebbe stata scaricata 1,5 milioni di volte in tutto il mondo, contro le 320mila di Gorillas (anche Getir è attiva in nove paesi, come Gorillas prima delle recenti chiusure).

Una delle interpretazioni più diffuse sui giornali è che il successo di Gorillas in Italia sia coinciso con una maggiore disponibilità da parte delle persone ad acquistare a domicilio, dovuta alla pandemia e a una certa assuefazione a quel genere di servizi sviluppata in quei mesi: una volta tornata la normalità, sarebbe diminuita anche l’abitudine a usarli, oltre che la loro necessità.