Ci sono ancora 13 dispersi sulla Marmolada

Sette persone sono state trovate morte dopo il crollo di un'enorme porzione di ghiacciaio domenica pomeriggio

(ANSA/SOCCORSO ALPINO)
(ANSA/SOCCORSO ALPINO)
Caricamento player

Nel tardo pomeriggio di lunedì, la provincia autonoma di Trento ha diffuso un comunicato segnalando che i dispersi accertati sulla Marmolada, il gruppo montuoso più alto delle Dolomiti, dove domenica pomeriggio si è staccata una grossa porzione di ghiacciaio che ha travolto la frequentata via normale di salita, sono 13. In precedenza il presidente della provincia autonoma, Maurizio Fugatti, aveva detto che le persone disperse erano 14, ma il numero era stato poi rivisto in seguito al rintracciamento di una persona di nazionalità austriaca, inizialmente data per dispersa.

Le 13 persone sono quelle le cui famiglie hanno detto di non avere notizie da ieri, e secondo i soccorritori non sono molte le probabilità che siano sopravvissute. Finora sono stati recuperati sette corpi di escursionisti morti (tre sono stati identificati) a causa dell’enorme frana di ghiaccio e neve, partita quasi dalla cima e caduta per centinaia di metri. Sono ancora in corso accertamenti sulla proprietà di quattro delle 16 auto parcheggiate nei pressi dei sentieri che portano al ghiacciaio e che hanno targhe straniere (una tedesca, due ceche e una ungherese).

Ci sono anche otto feriti, escursionisti che come quelli rimasti uccisi stavano salendo la Marmolada per la via normale, la più facile, percorsa ogni domenica di bel tempo da decine e decine di persone. Il crollo è avvenuto intorno alle 13.45, quando un enorme blocco di ghiaccio si è staccato da una calotta di ghiaccio nella parte sommitale della montagna, a oltre tremila metri: cadendo verso valle è passato lungo il percorso di salita, travolgendo diverse cordate. Le temperature a quella quota ieri hanno superato i 10 °C, molto superiori alla media per via della prolungata ondata di caldo in corso nel Nord Italia.

– Leggi anche: Il ghiacciaio della Marmolada ci sarà ancora per 30 anni

Il gran caldo è stato con ogni probabilità la causa del distacco, di dimensioni eccezionali: ha coinvolto un fronte di ghiaccio di decine di metri di larghezza, che è venuto giù lungo la parete Nord portandosi dietro per centinaia di metri una enorme quantità di ghiaccio e roccia, passata non lontana dal rifugio Marmolada. A sopravvivere è stato chi era ai margini della frana, in molti casi ferito dai detriti, mentre chi era nella traiettoria è morto, ha detto il capo del soccorso alpino locale Mauro Dorigatti.

Le cordate coinvolte si trovavano nel cosiddetto Pian dei Fiacconi, lungo l’itinerario più comune per salire la Marmolada, che è un massiccio composto da più cime: il blocco si è staccato nei pressi di Punta Rocca (3.309 m), la seconda cima più alta, raggiunta anche da una funivia. Tra i morti accertati c’è una guida alpina, ma diversi corpi devono ancora essere identificati: secondo i soccorritori potrebbe non essere un’operazione facile, per la violenza dell’impatto della frana.

Le famiglie degli escursionisti coinvolti hanno raggiunto oggi Canazei, dove è arrivato anche il presidente del Consiglio Mario Draghi. «Questo è un dramma che certamente ha delle imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica» ha detto Draghi.

La via normale alla Marmolada è una gita molto popolare tra appassionati di montagna, che non presenta difficoltà tecniche molto elevate ma si sviluppa in un ambiente di alta quota, pericoloso soprattutto nelle ore centrali della giornata quando sono maggiori le possibilità di distacco dei seracchi, le formazioni a torre tipiche dei ghiacciai. È il motivo per cui di solito si preferisce attraversare i ghiacciai nelle primissime ore della mattina.

Le operazioni di soccorso sono state imponenti e sono durate tutto il pomeriggio di domenica, per poi essere sospese in serata: l’area è stata evacuata perché si teme ci possano essere nuovi crolli, ed è pericolosa per gli stessi soccorritori. Lunedì il maltempo ha complicato il lavoro dei soccorritori, con gli elicotteri che hanno dovuto rimanere a terra a lungo così come a tratti anche i droni, per via della pioggia.