18 migranti sono morti e 63 sono stati feriti nella calca mentre cercavano di entrare a Melilla, exclave spagnola in Marocco

(AP Photo/ Javier Bernardo)
(AP Photo/ Javier Bernardo)

Venerdì mattina 18 migranti africani sono morti mentre cercavano di provare a entrare nel territorio spagnolo a Melilla, l’exclave spagnola nel Marocco orientale; altri 63 sono stati feriti. Le autorità di Nador, la principale città marocchina che si trova vicino a Melilla, hanno detto che alcuni migranti sono morti per asfissia o schiacciati nella calca che si era creata per cercare di superare i confini tra i due paesi; altri invece sarebbero morti cadendo dalla cosiddetta “valla”, cioè le due barriere che dividono il Marocco dalla Spagna, sorvegliate da agenti della Guardia Civil spagnola.

Secondo le autorità locali, nella calca sono stati feriti anche 140 poliziotti marocchini che erano intervenuti per cercare di gestire la situazione, respingendo molti dei circa 500 migranti che si erano accalcati nella zona dalle prime ore del mattino. 133 migranti invece sono riusciti a entrare in territorio spagnolo “saltando” la valla (viene usato il verbo “saltare” perché le barriere sono alte diversi metri e per superarle bisogna arrampicarsi e scendere, due volte).

Quello di venerdì è il primo ingresso massiccio di migranti a Melilla da quando lo scorso marzo il governo spagnolo aveva espresso sostegno al governo marocchino rispetto alla questione del Sahara occidentale (un’ex colonia spagnola, contesa tra il Marocco e il movimento nazionalista del Fronte Polisario), allentando una crisi diplomatica che durava da anni. La valla fu costruita con l’obiettivo di impedire l’arrivo di migranti africani in territorio spagnolo, che nel picco del flusso arrivavano a migliaia sia al confine di Melilla che a quello di Ceuta, l’altra exclave spagnola in Marocco, a sud di Gibilterra: si stima che nel 2015 fossero arrivati in Spagna via terra 11.624 richiedenti asilo, la maggior parte dei quali da Ceuta e Melilla.

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