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  • Sabato 25 giugno 2022

La Corte Suprema, in breve

Come funziona e da chi è composta la più importante istituzione giudiziaria degli Stati Uniti, che ha appena eliminato il diritto all'aborto a livello nazionale

I giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti; seduti da sinistra: Samuel Alito, Clarence Thomas, John Roberts, Stephen Breyer e Sonia Sotomayor. In piedi, da sinistra: Brett Kavanaugh, Elena Kagan, Neil Gorsuch e Amy Coney Barrett (Erin Schaff-Pool/Getty Images)
I giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti; seduti da sinistra: Samuel Alito, Clarence Thomas, John Roberts, Stephen Breyer e Sonia Sotomayor. In piedi, da sinistra: Brett Kavanaugh, Elena Kagan, Neil Gorsuch e Amy Coney Barrett (Erin Schaff-Pool/Getty Images)
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La sentenza sull’aborto ha portato nuovamente la Corte Suprema al centro del dibattito sulla suddivisione dei poteri negli Stati Uniti, e sul ruolo delle singole istituzioni nel determinare la vita di milioni di persone.

La Corte Suprema è il più importante tribunale degli Stati Uniti per ciò che riguarda le leggi emanate nel paese e il loro rapporto con la Costituzione. È formata da nove giudici la cui carica è a vita: hanno il compito di garantire alla popolazione statunitense che ogni legge garantisca loro regole e diritti sanciti dalla Costituzione. Nel farlo, hanno ampio margine di manovra e possono farsi “interpreti” dei principi costituzionali.

È la stessa Costituzione degli Stati Uniti a prevedere l’esistenza della Corte Suprema, anche se poi lascia al Congresso diversi dettagli su come questa debba funzionare. Il numero dei giudici, per esempio, non è indicato e solo dalla metà dell’Ottocento è rimasto stabilmente a nove.

Quando un giudice della Corte Suprema muore o decide di lasciare il proprio incarico, spetta al presidente degli Stati Uniti in carica di indicare un successore. La selezione avviene di solito tra personalità di spicco nel panorama giuridico statunitense, ma la scelta è comunque fortemente condizionata da motivazioni politiche. In estrema sintesi, un presidente sceglie un candidato della propria parte politica o che condivide molti dei propri valori. Il candidato viene poi presentato al Senato, che esegue alcune audizioni prima di dare o meno il proprio consenso per renderlo un giudice della Corte Suprema a tutti gli effetti.

Attualmente la Corte Suprema degli Stati Uniti è formata da sei giudici scelti da presidenti repubblicani:
• John Roberts,
• Clarence Thomas,
• Samuel Alito,
• Neil Gorsuch,
• Brett Kavanaugh,
• Amy Coney Barrett.

E da tre giudici selezionati da presidenti democratici:
• Stephen Breyer,
• Sonia Sotomayor,
• Elena Kagan.

Solo tra il 2017 e il 2020 l’ex presidente repubblicano Donald Trump ha avuto la possibilità di eleggere tre nuovi giudici (Gorsuch, Kavanaugh e Coney Barrett), che data la giovane età potranno rimanere in carica molto a lungo contribuendo a determinare il panorama giuridico e legislativo del paese.

I giudici della Corte Suprema conducono audizioni e decidono sui casi per cui viene garantito un riesame giudiziario: nella maggior parte dei casi si tratta di controversie provenienti da tribunali di appello. Le richieste sono migliaia ogni anno e vengono selezionate in base alla loro rilevanza e solidità giuridica, portando a un riesame di circa 80 casi per ogni sessione. I giudici possono inoltre intervenire in particolari casi urgenti, derivanti dalle attività svolte dai circuiti giudiziari federali.

Ogni sessione della Corte Suprema inizia il primo lunedì di ottobre e prosegue fino alla fine di giugno (talvolta fino ai primi giorni di luglio) ed è divisa in due fasi: una nella quale i giudici ascoltano i casi e forniscono le proprie opinioni, l’altra nella quale si confrontano sulle questioni in esame e arrivano a una decisione.

I casi sono decisi a maggioranza e ogni giudice ha la possibilità di cambiare la propria opinione fino a quando non viene presa la decisione finale, con la sua conseguente pubblicazione. I giudici che non sono d’accordo con l’esito della votazione a maggioranza possono scrivere una propria opinione separata, nella quale esprimono il proprio dissenso e ne espongono le considerazioni giuridiche. In alcuni casi un giudice può dissentire parzialmente, indicando quindi i principi decisi dalla Corte con cui invece concorda, ma che lo hanno comunque portato a votare diversamente dalla maggioranza.

Oltre a poter annullare leggi che violano la Costituzione, la Corte Suprema ha anche il potere di annullare ordini presidenziali che violano i principi costituzionali o altre leggi.