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  • Giovedì 23 giugno 2022

Una turista americana rischia la vita per un aborto negato a Malta

Ha avuto delle complicanze in vacanza e il feto non può sopravvivere, ma i medici non intervengono perché sarebbe illegale

Un gruppo di attiviste manifesta per il diritto all'aborto davanti a un tribunale della Valletta (AP Photo/ Kevin Schembri Orland)
Un gruppo di attiviste manifesta per il diritto all'aborto davanti a un tribunale della Valletta (AP Photo/ Kevin Schembri Orland)
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Una donna di Seattle di 38 anni sta rischiando di morire a Malta a causa di alcune complicanze dovute alla sua gravidanza e al successivo rifiuto dei medici maltesi di praticarle un aborto. La storia della donna, Andrea Prudente, incinta di 16 settimane, non è la prima di questo tipo nel paese: erano già successi casi simili, perché Malta è l’unico stato europeo dove l’aborto è ancora totalmente illegale e non è permesso nemmeno nei casi di stupro, incesto o pericolo per la vita della donna.

Andrea Prudente era arrivata a Malta insieme al compagno a inizio giugno per una vacanza. Pochi giorni dopo aveva cominciato ad avere perdite di sangue, era andata in ospedale e i medici le avevano detto che la placenta era in parte distaccata e il feto non sarebbe sopravvissuto. A causa di queste complicazioni, ora Prudente rischia di sviluppare un’infezione letale o, nel caso di distacco totale della placenta, una grave emorragia. Dal momento però che il cuore del feto sta continuando a battere, i medici si sono rifiutati di terminare la sua gravidanza, come imposto dalla legge maltese: anche se non c’è alcuna possibilità di sopravvivenza fuori dall’utero e nell’utero della donna non è rimasto liquido amniotico.

Sulla base di una legge che risale al 1724, a Malta chi si sottopone a un aborto e chi lo procura rischia fino a tre anni di carcere. È stato stimato che ogni anno circa 370 donne vadano in altri paesi ad abortire: spesso in Sicilia, dove però incontrano talvolta attese molto lunghe. Sono per questo frequenti i casi di donne che ricorrono ad aborti praticati clandestinamente, con tutti i rischi connessi per la salute. Quando si verificano casi critici come quello di Prudente, entro le prime 24 settimane di gravidanza, le linee guida internazionali di ostetricia raccomandano di proporre l’aborto per evitare l’insorgere di gravi infezioni che potrebbero comportare la morte della donna.

Prudente e il compagno, Jay Weeldreyer, sono bloccati in ospedale da una settimana in una situazione che hanno paragonato a quella di «ostaggi»: da un lato, sono costretti ad aspettare che l’aborto spontaneo faccia il suo corso per ricevere assistenza medica, e dall’altro sperano che nel frattempo l’emorragia e il distacco della placenta non provochino una sepsi nella cavità uterina, esponendo ulteriormente Prudente a gravi rischi di salute.

In un’intervista telefonica data a BBC, Weeldreyer ha detto che i medici maltesi interverrebbero solo nel caso in cui il battito del feto cessasse o Prudente cominciasse il travaglio. «La bambina non può sopravvivere, e non si può fare niente per cambiare questa cosa», ha spiegato, ma oltre a essere «nella posizione in cui stiamo perdendo una figlia che volevamo», l’ospedale sta anche esponendo maggiormente la sua compagna a rischi di salute. La cosa si sarebbe potuta risolvere con un intervento di due ore, continua, e invece «ci stiamo trascinando» in una situazione in cui non si sa come andrà a finire.

La coppia spera che Prudente possa essere trasportata nel Regno Unito per un intervento medico di urgenza. Per ora comunque a causa delle complicazioni di salute i medici di Malta si sono rifiutati di autorizzare il trasporto con un’aeroambulanza.

Il caso di Prudente ricorda quello di Marion Mifsud Mora, una turista canadese che nel 2014 dovette essere trasportata in Francia per sottoporsi a un’interruzione di gravidanza di emergenza, non riuscendo a ricevere assistenza medica per alcune complicazioni sopraggiunte sempre mentre era in vacanza a Malta. Alcune attiviste maltesi l’hanno invece paragonato a quello di Savita Halappanavar, che due anni prima era morta in un ospedale irlandese a causa di un’infezione provocata da un aborto spontaneo: anche in quel caso i medici si erano rifiutati di intervenire, visto che all’epoca in Irlanda l’aborto era vietato per legge (è stato legalizzato nel 2018).

Negli ultimi anni a Malta ci sono stati vari tentativi di organizzazione e protesta per chiedere la legalizzazione dell’aborto e qualcosa si sta lentamente muovendo. Secondo alcuni sondaggi di opinione citati da Reuters, però, la gran parte dei maltesi è contraria a permettere l’aborto, e anche i principali partiti del paese si sono espressi in varie occasioni contro la sua introduzione.

Lara Dimitrijevic, avvocata e presidente della Women’s Rights Foundation di Malta, ha detto a BBC che generalmente in casi come quello di Prudente i medici aspettano che il feto venga espulso in maniera spontanea ed eventualmente intervengono solo nei casi in cui le condizioni di salute della donna siano molto gravi. Dimitrijevic ha detto di augurarsi che la legge cambi presto, sostenendo che una pratica di questo tipo non metta solo a rischio la vita delle donne, ma crei anche un grande trauma psicologico per loro e per le loro famiglie. In questi giorni, in solidarietà con Prudente, la ong maltese Young Progressive Beings (YPB) ha organizzato una nuova manifestazione in favore del diritto all’aborto davanti al parlamento, chiedendo che le donne abbiano accesso all’interruzione di gravidanza legale e sicura.

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