Gli svedesi sono inospitali?

È l'accusa emersa da una storia d'infanzia diventata virale su Reddit, con un fondo di verità e una buona dose di generalizzazioni

Jessica Guzik/Unsplash
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A fine maggio un utente di Reddit ha postato una domanda in cui chiedeva quale fosse la cosa più strana che gli altri utenti erano stati costretti a fare in casa di altri, per via della religione o della cultura di chi li ospitava. Il post ha ricevuto oltre 16mila risposte, ma una in particolare si è fatta notare: «Mi ricordo quando sono andato a casa di un amico svedese. E mentre giocavamo nella sua cameretta, sua mamma gridò che la cena era pronta. E sentite questa: mi disse di ASPETTARE nella cameretta mentre loro mangiavano».

Questo aneddoto, benché poco dettagliato, ha provocato ulteriori risposte dello stesso tenore, aprendo un nuovo filone della discussione intorno a questa presunta abitudine degli svedesi giudicata incomprensibile – quando non proprio cafona – da persone provenienti da altri paesi. La discussione si è poi allargata anche su Twitter, dove qualcuno ha postato lo screenshot della risposta su Reddit facendola diventare virale e dando origine all’hashtag #Swedengate, spesso in tendenza nei giorni scorsi per via degli utenti che hanno criticato questa usanza, ma anche per via delle risposte di persone svedesi che l’hanno confermata, smentita o difesa, a seconda dei casi.

Diverse celebrità svedesi si sono espresse al riguardo e persino l’account Twitter ufficiale della Svezia è intervenuto, rispondendo a un utente che accusava gli svedesi – con una battuta – di avere l’abitudine di cacciare la gente di casa quando arriva l’ora di cena.

«L’idea che gli svedesi non offrano uno spuntino ai loro ospiti non rispecchia come siamo fatti. Gli svedesi intrattengono ospiti di tutti i tipi nelle loro case, da semplici “fika” con caffè e pasticcini a brunch, cene, eccetera».

La dimensione della discussione online ha raggiunto dimensioni tali che in questi giorni ne hanno scritto e parlato moltissimi media svedesi e anche alcuni siti internazionali, cercando di mettere questa usanza nel suo contesto e spiegarne le origini. Pur con qualche difficoltà, data la natura aneddotica dei racconti, esperti di cultura svedese e storici sono più o meno concordi nell’affermare che l’abitudine di non offrire cibo ai bambini ospiti durante l’ora di cena è qualcosa che appartiene perlopiù al passato, diffusa tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, mentre nella Svezia dei nostri giorni è diventata più rara. E anche quando era più comune non era comunque un’usanza adottata da tutte le famiglie svedesi, ma solo da alcune.

Lars-Erik Tindre, consigliere all’ambasciata svedese presso gli Stati Uniti, ha detto al Washington Post di essere alquanto frustrato dalle generalizzazioni sui social network relative alla cultura svedese. «C’è un fondo di verità, ma quello che le persone non capiscono è che succedeva una volta, negli anni Settanta e Ottanta. Io ho figli, e invitiamo altri bambini a casa per cena un sacco di volte». Quando invece era giovane, Tindre ha sentito spesso storie di suoi coetanei che da piccoli non avevano ricevuto da mangiare mentre erano ospiti, e anche a lui è capitato, ma solo qualche volta.

Tra i commenti sui social network di persone svedesi c’è chi non ha mai sentito parlare di questa pratica, chi ricorda perfettamente di essere stato lasciato a giocare nella cameretta di un altro bambino mentre lui o lei cenava con la sua famiglia, e chi dice di aver sentito solo racconti indiretti di esperienze simili. La cantante pop Zara Larsson ha raccontato su Instagram che quando era piccola – è nata nel 1997 – poteva capitare di essere lasciati mezz’ora ad aspettare a casa di amici mentre loro cenavano con la famiglia. «La mia famiglia non avrebbe mai fatto una cosa del genere, un sacco di famiglie in realtà non lo facevano, ma molte altre sì», ha detto Larsson, aggiungendo di non sapere il perché e di trovare la pratica «molto maleducata».

Chi ha cercato di spiegare le ragioni di questa abitudine, però, non ritiene che sia legata a un’intrinseca inospitalità degli svedesi, o a maleducazione: dopotutto una parte importante della cultura svedese è quel momento che in svedese viene chiamato fika e in cui si condivide con amici o colleghi una tazza di caffè o tè, con pasticcini o una fetta di torta. Perciò, dice chi difende la cultura svedese dagli attacchi e dalle battute online di questi giorni, la condivisione è parte dell’identità della Svezia.

Quindi l’usanza di non dare da mangiare ai bambini ospiti a casa deriva da altre ragioni, tra cui il fatto che gli svedesi tendono a rispettare i limiti e non invadere mai gli spazi altrui. In un podcast del quotidiano svedese Svenska Dagbladet, la giornalista Paulina Neuding ha raccontato di aver discusso di questo argomento con Magdalena Ribbing, scrittrice ed esperta di etichetta: «Mi ha detto che è una questione di rispetto per i piani che hanno le altre famiglie. Lei la pensa così, non è avarizia, e neanche io penso che lo sia. È rispetto dei confini. […] Puoi pestare i piedi a qualcuno se dai da mangiare ai suoi figli».

Questa ragione viene citata anche da altri utenti sui social network e da altri commentatori, come Linda Johansson, che ha scritto un articolo sull’Independent in cui racconta che da bambina non gliene importava granché di aspettare mentre gli altri cenavano, e che non pensa che sia una pratica offensiva, ma solo espressione dell’approccio svedese alle relazioni e alla famiglia.

Ci sono poi altre ragioni, ugualmente legate alla cultura svedese. La conduttrice e autrice svedese Lotta Lundgren, durante una trasmissione dell’emittente pubblica SVT, ha detto che in parte c’entra anche l’insicurezza degli svedesi: «Quello che mangiamo quotidianamente in famiglia va bene per noi stessi ma non è abbastanza per far mangiare altri che non sono della famiglia». Anche secondo Lundgren è un’usanza molto meno diffusa oggi, tuttavia è rimasta l’esigenza di pianificare per tempo una visita a cena. «Vogliamo solo che sia programmata, e poi quando si fa diventa una festa, si tira fuori il barbecue, si studiano le ricette e si fa uno sforzo in più in cucina».

Un altro punto di vista interessante lo ha fornito lo storico Richard Tellström, secondo cui ci sono anche ragioni storiche che hanno prodotto l’usanza di non immischiarsi nei piani per la cena dei figli altrui. «Abbiamo sempre avuto una cultura individualistica e non abbiamo mai avuto un’agricoltura collettiva» spiega Tellström. Ogni famiglia era responsabile del proprio raccolto, e la resa era una questione che riguardava solo quella famiglia. Inoltre, aggiunge Tellström, durante l’anno si poteva contare su un solo raccolto che andava stoccato e fatto durare per tutto l’inverno.

«Le carenze di cibo in questo paese sono durate fino al diciottesimo secolo, quindi dare via il cibo non è qualcosa che abbiamo potuto fare spesso, a differenza dei paesi in cui ci sono più raccolti durante l’anno» dice Tellström, che infine aggiunge un ultimo elemento alla discussione: il profondo disagio che gli svedesi provano quando sono in debito. «Se mio figlio mangia da te poi mi sentirò in debito, e tutta la situazione che incrocia figli, genitori e indebitamento risulta complicata per noi svedesi».