Il futuro di Frosinone passa da un aeroporto

Il “Moscardini” potrebbe diventare il nuovo scalo civile a servizio di Roma, ma non è detto che il prossimo sindaco sarà d'accordo

di Mario Macchioni

Rendering dell'aeroporto civile di Frosinone (APARF)
Rendering dell'aeroporto civile di Frosinone (APARF)
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A febbraio dello scorso anno il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, il generale Alberto Rosso, tenne un discorso all’aeroporto “Girolamo Moscardini” di Frosinone, nel basso Lazio. Era lì per consegnare i brevetti a trentuno nuovi piloti, ma a margine della cerimonia annunciò che la scuola di volo locale del 72° Stormo sarebbe stata trasferita, e che probabilmente verrà accorpata al nucleo interforze di Viterbo. Perciò, entro il 2025, il Moscardini esaurirà le sue funzioni: «Bisogna riflettere sulla possibilità di non privare Frosinone e questa bellissima terra […] di un indotto che è importante» disse Rosso in un’intervista.

Da quando il trasferimento dell’Aeronautica da Frosinone è diventato ufficiale, in città si è aperto un dibattito su cosa fare dell’area del Moscardini, che si estende per novanta ettari e sul cui futuro i candidati alle prossime amministrative sono stati spesso chiamati a esprimere una posizione. Frosinone sarà infatti tra i capoluoghi di provincia in cui il prossimo 12 giugno si voterà per eleggere il nuovo sindaco, e anche se la prossima destinazione d’uso del Moscardini non potrà essere decisa solo dalla politica locale, il tema si è rivelato comunque piuttosto divisivo in campagna elettorale.

Riccardo Mastrangeli, il candidato del centrodestra unito, si è detto apertamente a favore di un progetto di conversione del Moscardini per renderlo uno scalo aeroportuale civile, idealmente il terzo aeroporto a servizio di Roma, che si trova a un’ora di auto da Frosinone. Mastrangeli è considerato favorito dai sondaggi ed è stato assessore alle Finanze nei due mandati del sindaco uscente, il leghista Nicola Ottaviani.

Domenico Marzi, sostenuto invece dal centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle e già sindaco tra il 1998 e il 2007, ha mantenuto una posizione interlocutoria, mostrando però interesse per un progetto diverso: cioè quello di Legambiente, che vorrebbe trasformare il Moscardini in un grande parco fotovoltaico. Altrettanto interlocutoria è la posizione di Mauro Vicano, il candidato di Azione, mentre il candidato del Partito Socialista, Vincenzo Iacovissi, ha dichiarato il proprio esplicito sostegno al progetto di Legambiente.

Secondo Stefano Ceccarelli, presidente del circolo Legambiente di Frosinone, un parco fotovoltaico sarebbe la soluzione ideale per un contesto fortemente inquinato come questo pezzo di Ciociaria. Per Frosinone passa la Valle del Sacco, uno dei siti più inquinati d’Italia a causa degli sversamenti delle industrie chimiche della zona. Anche la situazione atmosferica è particolarmente critica per via del fatto che Frosinone si trova tra due catene montuose – i monti Ernici e i monti Lepini – che favoriscono l’accumulo di polveri sottili. «Costruire un aeroporto in questa zona mi sembra assurdo e fuori dal tempo» dice Ceccarelli, secondo cui uno scalo civile aggraverebbe ancora di più la situazione, al contrario di un parco fotovoltaico.

Il progetto di Legambiente è in una fase preliminare ma prende spunto da numerosi precedenti simili, come l’ex aeroporto militare di Neuhardenberg, in Germania, che oggi è uno dei parchi fotovoltaici più grandi al mondo. Quello che Legambiente vuole realizzare a Frosinone avrebbe una capacità di circa 70 MW, la metà di quella che servirebbe per alimentare la città, secondo una stima dello stesso Ceccarelli (va specificato però che l’energia prodotta dall’impianto finirebbe ovviamente nella rete nazionale).

Rendering del parco fotovoltaico (Legambiente Frosinone)

«È anche vero che i comuni in cui ci sono impianti di questo tipo poi possono comunque godere di una serie di vantaggi» precisa Ceccarelli. «Come per esempio sconti in bolletta per l’amministrazione pubblica, oppure la formazione di comunità energetiche che vanno a sostenere anche le famiglie più povere». Inoltre, il progetto prevede il riutilizzo di alcuni edifici dell’area, in cui avrebbe sede tra le altre cose un centro di ricerca sul tema dell’energia rinnovabile.

L’iniziativa ha attirato l’interesse di alcuni enti pubblici, come il Consorzio Industriale del Lazio, e privati, come Enel, che ha partecipato al recente convegno di Legambiente in cui è stato presentato il progetto. Tuttavia, aggiunge Ceccarelli, «l’incognita è rappresentata dal ministero della Difesa e dai vertici dell’Aeronautica, perché loro non si sono espressi».

Questo è un punto fondamentale. Anche se l’Aeronautica andrà via da Frosinone, c’è la possibilità che l’area del Moscardini rimanga sotto il controllo militare, quindi sotto il controllo del ministero della Difesa. Se anche il ministero cederà il controllo dell’area, a quel punto subentrerà l’ENAC, l’Ente nazionale per l’aviazione civile: che ha già mostrato di essere molto propensa a considerare uno scalo civile a Frosinone, organizzando in Parlamento un’audizione sull’argomento.

A livello locale c’è un’associazione che promuove la conversione del Moscardini in aeroporto civile e che ha stilato un progetto piuttosto dettagliato. Si chiama APARF (Associazione per l’Aeroporto di Roma Frosinone), è nata nel 2019 e ci lavorano circa trenta persone a titolo volontario. Alcune di queste sono esperte di ingegneria aeroportuale e hanno eseguito studi di fattibilità e di impatto ambientale normalmente assai costosi, cedendoli all’associazione che si è resa disponibile a condividere il tutto con un eventuale gestore del futuro aeroporto.

«Il nostro compito è quello di dialogare con il ministero della Difesa e con l’ENAC, cosa che facciamo continuamente» racconta Tiziano Schiappa, presidente dell’associazione. Schiappa ha iniziato questo lavoro da appassionato, riprendendo in mano un vecchio progetto di più di vent’anni fa, quando c’era stato un primo tentativo di costruire uno scalo civile a Frosinone.

All’epoca c’era una giunta di centrosinistra guidata proprio da Domenico Marzi, oggi di nuovo candidato. L’iniziativa fu però della provincia, che dovendo pensare il progetto da zero lo fece scegliendo un’area diversa rispetto al Moscardini, allora ancora pienamente in funzione. Venne costituita una società per costruire l’aeroporto ma l’iter di fatto non partì mai a causa di motivi in parte tecnici e in parte politici. Secondo Marzi, ci furono problemi con il sito scelto per la costruzione, che non era adatto per la sua vicinanza alle montagne, tanto che l’ENAC alla fine non diede mai l’autorizzazione necessaria.

Secondo Schiappa c’era anche un altro problema, legato a contrasti tra la società costruttrice locale e il gestore degli scali di Fiumicino e Ciampino, Aeroporti di Roma (ADR), che è di proprietà del gruppo Atlantia, il cui socio di riferimento è la famiglia Benetton. «ADR aveva più peso politico e all’epoca aveva altre intenzioni, non era interessata a Frosinone, preferiva spingere per una quarta pista a Fiumicino».

Oggi la situazione è diversa, ed è cambiato anche l’impatto che un aeroporto può avere sul territorio, dice Schiappa. Il progetto della sua associazione punta all’ambizioso obiettivo delle “emissioni nette zero”: vorrebbe cioè rimuovere dall’atmosfera la stessa quantità di CO2 immessa dall’aeroporto mitigandone l’impatto ambientale, attraverso una serie di iniziative come la riforestazione dell’area circostante e la realizzazione di un piccolo parco fotovoltaico nell’area, della capacità di 4-6 MW. Inoltre, aggiunge Schiappa, gli aeromobili di nuova generazione sono molto meno inquinanti di quelli del passato, e in futuro potrebbero arrivare anche gli aerei alimentati a idrogeno.

Ma al di là della questione ambientale, c’è anche un tema di traffico aereo per Roma che si sta saturando e non regge più la domanda. L’aeroporto di Fiumicino non può essere ampliato ulteriormente, mentre il traffico che passa per Ciampino è destinato a diminuire sempre di più per via del fatto che si trova in città, molto vicino ai centri abitati, con enormi disagi per la comunità locale. Dopo una battaglia legale di vent’anni, portata avanti da associazioni di residenti contro le compagnie aeree low cost, lo scorso ottobre il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza definitiva dando ragione ai residenti e ordinando la riduzione della capacità dell’aeroporto.

Ciampino (ANSA/Telenews)

«Ciampino va contro le disposizioni europee e non c’è un’altra zona del Lazio dove si può fare un altro aeroporto» dice Alfredo Pallone, membro del consiglio di amministrazione dell’ENAC e presidente di ENAC Servizi, una società attraverso cui l’ENAC gestisce 18 aeroporti minori in tutta Italia. «Il progetto di vent’anni fa aveva anche dei limiti tecnici, era troppo a ridosso delle catene montuose, su cui le correnti d’aria possono rimbalzare impedendo di fatto il decollo e l’atterraggio. Nella zona del Moscardini, che è più lontana di qualche chilometro dalle montagne, la situazione già è diversa».

Secondo Pallone, il progetto di Legambiente non tiene conto del fatto che sull’area del Moscardini la politica e le associazioni locali avranno poca voce in capitolo. Se il ministero della Difesa dovesse cedere il controllo dell’area, sarà l’ENAC a esprimere il parere tecnico sulla destinazione d’uso, e sarà poi la politica nazionale a decidere se autorizzare o meno l’aeroporto.

«È per questo che alla politica locale di Frosinone conviene fare sistema, a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni» dice Pallone, riferendosi alle posizioni interlocutorie che hanno assunto alcuni candidati sindaco, come Marzi e Vicano. Secondo Pallone, alla politica locale di Frosinone manca la capacità di collaborare con gli enti nazionali, e c’è un problema anche di litigiosità tra diversi schieramenti a livello locale. Tutto questo rende l’ambiente poco adatto a realizzare grandi progetti come appunto la conversione del Moscardini.

Pallone inoltre aggiunge un elemento nuovo, che nel dibattito locale non era ancora emerso: cioè che se a Frosinone ci dovessero essere resistenze per la realizzazione dell’aeroporto, l’ENAC e il governo potrebbe farlo comunque, ma in un’altra zona, circa quaranta chilometri più a sud, ad Aquino. Lì l’ENAC Servizi gestisce un piccolo aeroporto civile non lontano dal casello dell’autostrada per Roma.