Il giorno che la Pietà di Michelangelo fu presa a martellate

E danneggiata gravemente da una persona con problemi mentali: successe 50 anni fa

Un fotogramma dal documentario Rai “La violenza e la Pietà”
Un fotogramma dal documentario Rai “La violenza e la Pietà”
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Verso le 11 e 30 del 21 maggio 1972, 50 anni fa, il cittadino australiano di origine ungherese László Tóth scavalcò d’un tratto la balaustra che separava i molti turisti dalla Pietà di Michelangelo nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Con un martello da geologo, di quelli con un’estremità appuntita, Tóth colpì più volte la statua. Colpì la testa della figura della Madonna, il volto, a cui staccò il naso, e il braccio sinistro, che cadde a terra. Secondo i giornali del tempo, mentre prendeva a martellate la pietà Tóth gridò: «Cristo è risorto! Io sono il Cristo!».

Tóth diede una quindicina di colpi prima di essere fermato da varie persone, tra visitatori e guardie, immobilizzato e portato via di peso. Il danneggiamento della Pietà creò un grosso clamore in Italia e in tutto il mondo: sia per l’importanza della statua, che è una delle opere principali di Michelangelo Buonarroti e forse la statua cristiana più nota al mondo, sia per il modo in cui avvenne. Il giorno stesso del danneggiamento il Papa Paolo VI andò a pregare davanti alla statua, filmato dalle televisioni.

Tóth era nato in Ungheria nel 1938 e nel 1965 si era trasferito a Sydney, in Australia, diventandone cittadino; non si sa molto della sua vita prima del danneggiamento della statua, se non che in Ungheria aveva studiato da geologo, e che in Australia aveva fatto vari lavori saltuari. Tóth arrivò a Roma nel 1971, quasi un anno prima di prendere a martellate la Pietà, e mostrò alcuni segni di squilibrio mentale. Tra le altre cose, si presentò più volte a San Pietro chiedendo di vedere l’allora Papa Paolo VI e sostenendo di essere Gesù Cristo.

László Tóth portato via dopo il danneggiamento (Wikimedia)

Non è mai stato del tutto chiaro se il danneggiamento della Pietà sia stato un atto premeditato o improvviso. Dopo essere stato arrestato, Tóth rispose agli interrogatori con discorsi che non avevano molto senso compiuto: disse tra le altre cose di essere Cristo e di voler distruggere le sue raffigurazioni. Considerato il suo stato mentale, Tóth non fu incriminato, ma internato per due anni in una casa di cura. In seguito tornò in Australia, dove visse fino alla sua morte, nel 2012.

Il restauro della Pietà di Michelangelo durò nove mesi e fu un’operazione piuttosto complessa, perché alcuni pezzi della statua erano stati distrutti in decine di schegge. La statua, completamente restaurata, fu esposta di nuovo al pubblico nel marzo del 1973, questa volta dietro a un vetro antiproiettile.