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  • Lunedì 9 maggio 2022

Mahinda Rajapaksa, primo ministro dello Sri Lanka, si è dimesso

A causa delle proteste che vanno avanti da settimane contro la grave crisi economica in corso nel paese

Mahinda Rajapaksa (Paula Bronstein/Getty Images)
Mahinda Rajapaksa (Paula Bronstein/Getty Images)
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Il primo ministro dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, si è dimesso lunedì a causa delle proteste che vanno avanti da settimane contro le politiche governative, accusate di avere contribuito alla grave crisi in corso nel paese. La notizia era attesa: nella capitale, Colombo, ci sono stati subito violenti scontri tra i sostenitori del governo e i manifestanti che erano accampati da settimane fuori dalla sede dell’ufficio del primo ministro. La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e idranti e diverse decine di persone ferite sono state portate in ospedale. Subito dopo le dimissioni, la polizia ha imposto un coprifuoco su tutto il territorio nazionale.

Le proteste in Sri Lanka vanno avanti da marzo: qualche giorno fa era stato dichiarato lo stato di emergenza e la chiusura di molte attività, comprese scuole e negozi, per limitare di fatto le attività dei manifestanti e permettere alle forze dell’ordine di intervenire con arresti e violenze più facilmente. Il primo ministro Mahinda Rajapaksa ha mandato la propria lettera di dimissioni al fratello minore, Gotabaya Rajapaksa, che ricopre la carica di presidente del paese, scrivendo che spera che questo basti a fermare le proteste. È probabile però che i manifestanti non si fermeranno finché anche il fratello minore non si sarà dimesso dalla presidenza.

In Sri Lanka, che si trova a sud dell’India e ha 22 milioni di abitanti, è in corso una gravissima crisi economica che ha portato a carenze di cibo, carburante e medicine in tutto il paese. La situazione si è aggravata anche per via della pandemia e dell’aumento dei prezzi di materie prime ed energia. Già a metà aprile lo Sri Lanka aveva dichiarato default, e questa settimana il ministro delle Finanze del paese ha ammesso che le casse dello stato sono quasi vuote, motivo per cui sono in corso complicate trattative con il Fondo Monetario Internazionale per ricevere un aiuto finanziario di emergenza.