La Russia sta cercando di annettere Kherson

Negli ultimi giorni ha imposto la circolazione del rublo e interrotto i collegamenti con la rete telefonica e Internet ucraina

Una manifestazione contro l'occupazione russa organizzata a Kherson a metà marzo (AP Photo/Olexandr Chornyi)
Una manifestazione contro l'occupazione russa organizzata a Kherson a metà marzo (AP Photo/Olexandr Chornyi)
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Da qualche giorno la Russia ha iniziato a rafforzare il proprio controllo sulla vita civile e amministrativa di Kherson, città nel sud dell’Ucraina che controlla dai primi giorni dell’invasione, quindi da più di due mesi. Sembra che l’intenzione russa sia di annettere di fatto l’intera provincia a cui appartiene Kherson, e che si affaccia parzialmente sul mar Nero e sul mar d’Azov: vorrebbe quindi replicare l’annessione della penisola della Crimea, completata nel 2014, che da Kherson dista appena un centinaio di chilometri.

I giornali e le tv della propaganda statale russa hanno scritto sabato che a Kherson a partire dal primo maggio sarebbe iniziata una transizione dalla moneta ucraina, la grivnia, verso il rublo. «Abbiamo in mente di passare completamente al rublo nei prossimi quattro o cinque mesi», ha detto alla tv russa Rossiya 24 Kirill Stremousov, descritto come il vice-capo dell’amministrazione civile e militare della provincia di Kherson. Nelle stesse ore le forze russe hanno interrotto i collegamenti con la rete telefonica e Internet ucraina, verosimilmente in vista di estendere la copertura di quella russa.

Queste notizie sono soltanto le ultime di una serie che fa pensare che la Russia voglia controllare Kherson anche nel lungo periodo. Quasi tutti i sindaci e i politici locali democraticamente eletti sono stati sostituiti da funzionari russi, i simboli e i colori ucraini sono stati rimossi dagli edifici pubblici, e sembra sia in corso anche un tentativo di riaprire le scuole, chiuse per via della guerra, per cercare di imporre i programmi scolastici russi già a partire da queste settimane.

L’operazione della Russia sembra essere in parte una “restaurazione”, dato che prima del 1992 tutta questa regione, così come l’intera Ucraina, faceva parte dell’Unione Sovietica.

A Nova Kakhovka, una città a est di Kherson sulla strada per Melitopol, nei giorni scorsi era stata ricollocata una statua di Lenin in una piazza pubblica. «Sembra davvero che qui sia tornata l’Unione Sovietica, e che la gente sia costretta a vivere nella paura», ha detto al Wall Street Journal Oleksandr Starukh, governatore della provincia di Zaporizhzhia, una città ad oggi controllata dalle forze ucraine ma da settimane sistematicamente sotto attacco russo.

In effetti la strategia della Russia sembra quella di sostituirsi alle autorità ucraine a tutti i livelli della società e delle istituzioni, in modo che in una eventuale trattativa di pace possa mostrare l’annessione della provincia di Kherson nel territorio russo come un fatto compiuto: esattamente come accaduto in Crimea nel 2014, quando la sostituzione delle autorità e delle istituzioni ucraine a tutti i livelli venne anche legittimata da un referendum non riconosciuto dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale.

Il 25 aprile i russi avevano ufficialmente rimosso il sindaco democraticamente eletto di Kherson, Ihor Kolykhaev, sostituendolo con un membro filorusso del consiglio comunale. Lo stesso giorno un ex parlamentare ucraino filorusso era stato messo a capo dell’amministrazione civile e militare dell’intera regione.

Dopo la sua rimozione Kolykhaev ha detto di stare ancora lavorando per la città. Ha aggiunto di essere scettico sul fatto che la Russia possa imporre a forza l’uso del rublo, dato che l’unico sistema bancario attivo rimane quello ucraino, e che le persone difficilmente vorranno convertire i propri risparmi in rubli.

A Kherson comunque non rimangono molti civili: secondo alcune stime di funzionari ucraini, circa metà della popolazione è scappata. Le condizioni per chi è rimasto sono piuttosto pesanti: la Z, il simbolo ufficioso delle forze russe, è apparsa in vari punti della città, insieme a checkpoint e pattuglie dell’esercito russo. Le manifestazioni di protesta contro l’occupazione, che nelle prime settimane dell’invasione a Kherson erano piuttosto frequenti, si sono ormai interrotte.

Non è difficile immaginare che in caso di una eventuale votazione per essere annessi dalla Russia – della cui possibilità le autorità ucraine parlano apertamente – in molti saranno troppo spaventati per astenersi o votare per rimanere nell’Ucraina.

«Siamo sotto una completa occupazione», ha raccontato a CNN una donna di Kherson che ha voluto rimanere anonima: «Non c’è cibo, non girano soldi. Non ci è rimasto niente, faranno un referendum e si prenderanno i nostri ragazzi: mio figlio ha 18 anni e ne faranno carne da cannone», ha aggiunto, riferendosi al timore che dopo una eventuale integrazione nel territorio russo l’esercito russo possa arruolare gli uomini rimasti nella regione.