Cosa sono le armi nucleari “tattiche”?

Se ne discute per via delle ricorrenti minacce della Russia, ma ciò non significa che a Putin convenga usarle

Il missile balistico intercontinentale a lungo raggio Sarmat che può trasportare testate nucleari, testato dalla Russia la scorsa settimana (Russian Defense Ministry Press Service via AP)
Il missile balistico intercontinentale a lungo raggio Sarmat che può trasportare testate nucleari, testato dalla Russia la scorsa settimana (Russian Defense Ministry Press Service via AP)
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Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin e vari altri esponenti del suo regime hanno spesso fatto minacce nemmeno troppo velate sulla possibilità che la Russia utilizzi il suo grande arsenale nucleare se l’Occidente interferirà con le sue operazioni militari in ucraina. Ancora questa settimana, in risposta all’incontro alla base aerea tedesca di Ramstein tra oltre 40 paesi, tra cui molti membri della NATO, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha accusato la NATO di essere impegnata in una «guerra per procura» e ha parlato esplicitamente di «guerra nucleare».

Il giorno seguente è arrivato anche un commento di Putin in persona, che ha ribadito un concetto già espresso all’inizio dell’invasione: «Se qualcuno ha intenzione di interferire dall’esterno […] deve sapere che la nostra risposta ai contrattacchi sarà veloce come un fulmine».

Le minacce di Lavrov e Putin – che vanno avanti con varie formulazioni da mesi – hanno riaperto le discussioni sull’arsenale militare della Russia e in particolare sulla possibilità che le forze russe facciano ricorso alle armi nucleari in Ucraina.

Quelle a cui si fa riferimento più spesso sono le armi nucleari cosiddette “tattiche”, che hanno una potenza e una gittata inferiori rispetto alle bombe nucleari tradizionali, che nell’immaginario comune sono quelle capaci di distruggere una città intera e sono definite “strategiche” (ma questa distinzione è più complessa di così, ci torniamo).

L’arsenale nucleare della Russia è stato sottoposto a un processo di modernizzazione che è durato oltre vent’anni. Il Bulletin of the Atomic Scientists stima che attualmente l’esercito russo disponga di 4.477 testate nucleari che possono essere montate sia su lanciatori sia a lungo che medio e corto raggio. Di queste, 1.588 sono già pronte per essere utilizzate, montate su basi di lancio da terra, su lanciamissili sottomarini e bombardieri aerei. Oltre ai tradizionali missili balistici, la Russia dispone inoltre di missili ipersonici di nuova generazione, che sono in grado di trasportare testate nucleari: le forze russe hanno usato alcuni di questi missili a fine marzo in Ucraina, senza però la testata nucleare montata.

A dicembre del 2021, il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, disse che quasi il 90 per cento dell’arsenale nucleare russo era composto da armi moderne (dunque, probabilmente, non risalenti all’epoca sovietica). L’anno precedente, le ragioni di questa modernizzazione erano state sintetizzate così da Putin: «È assolutamente inaccettabile stare fermi a guardare. I cambiamenti avvengono a un ritmo insolitamente veloce oggi, in campi che sono cruciali per le forze armate. Non è neanche una velocità da Formula 1, è una velocità supersonica. Ti fermi un secondo e vieni lasciato indietro immediatamente».

Soprattutto a causa delle minacce di Putin e di altri esponenti del regime russo, fin dall’inizio dell’invasione in Ucraina si è parlato dell’eventualità di un’escalation nucleare e dei possibili scenari annessi.

La maggior parte degli analisti continua a ritenere quantomeno improbabile l’impiego di armi nucleari in Ucraina da parte della Russia, ma è comunque un argomento di cui si continua a parlare almeno in ambito di analisi militare perché, tra le altre cose, la dottrina militare russa prevede l’utilizzo di armi nucleari, e perfino, in alcuni casi, un loro utilizzo preventivo.

Con “dottrina militare” si intende il complesso di analisi, studi e ragionamenti fatti dalle persone che si occupano di strategia militare nelle forze armate e nella politica di un paese, e che definiscono la postura di quel paese quando si tratta dell’approccio alla guerra e alla difesa: studiare la “dottrina militare” di un paese significa di solito capire se le sue forze armate hanno una maggiore attitudine a usare certe armi piuttosto che altre, o certe strategie piuttosto che altre.

La dottrina militare della Russia, quando si parla di un confronto con la NATO, è influenzata dal fatto che le forze armate russe sarebbero rapidamente sopraffatte dalle forze NATO in un conflitto convenzionale. Per questo, come scriveva il dipartimento di Stato americano nel 2018, «la strategia e dottrina russa enfatizza il potenziale coercitivo e l’uso militare delle armi nucleari. […] Mosca minaccia e si esercita sull’utilizzo preventivo di una forza nucleare limitata, nutrendo l’aspettativa errata che le minacce nucleari o un utilizzo preventivo limitato potrebbero paralizzare gli Stati Uniti e la NATO e dunque porre fine a un conflitto in termini favorevoli alla Russia».

Quando si parla di utilizzo «limitato» di armi nucleari si parla soprattutto di armi nucleari “tattiche”, con un potenziale distruttivo ridotto e usate per ottenere scopi ben precisi.

Oggi le testate nucleari più potenti, quelle definite “strategiche”, possono sprigionare una energia di centinaia di chilotoni (un chilotone equivale all’energia dovuta all’esplosione di mille tonnellate di tritolo). Armi così potenti causerebbero danni inimmaginabili e con ogni probabilità provocherebbero una risposta equivalente degli Stati Uniti: perciò le discussioni riguardano le testate meno potenti, utilizzabili appunto in chiave tattica.

Queste testate non sarebbero usate per ottenere la massima distruzione, ma per raggiungere obiettivi tattici su scala più ridotta, per esempio distruggere una colonna di mezzi blindati, o mettere fuori uso le portaerei nemiche. Sono obiettivi per i quali sono più adatte le testate nucleari da pochi chilotoni, che per questo vengono definite genericamente “tattiche”.

Nelle loro esercitazioni militari, le forze russe simulano spesso l’utilizzo di armi nucleari tattiche: di recente hanno simulato un attacco nucleare contro le truppe americane presenti in Polonia. Un altro possibile scenario viene spesso descritto dal generale americano Philip Breedlove, che in varie conferenze ha ipotizzato come la Russia potrebbe attaccare uno dei Paesi Baltici, colpire con un’arma nucleare tattica le prime forze NATO che cercano di contrattaccare e poi approfittare della paralisi e dell’orrore per negoziare un cessate il fuoco vantaggioso (si parla comunque di simulazioni militari, e non di scenari reali).

In ogni caso, la definizione più diffusa che si attribuisce alle armi nucleari “tattiche” è piuttosto complessa, soprattutto perché non c’è una distinzione convenzionale tra armi “tattiche” e “strategiche”. Come ha spiegato Pavel Podvig, ricercatore e analista dell’Istituto di ricerca sul disarmo dell’ONU, la distinzione non sta tanto nella loro potenza quanto negli scopi con cui vengono utilizzate.

Podvig fa l’esempio delle bombe sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda guerra mondiale: le loro testate avevano una potenza relativamente ridotta, 15 e 20 chilotoni, perciò oggi potrebbero essere considerate tattiche. In quel caso però ebbero senza dubbio un ruolo strategico, perché furono decisive nel piegare la resistenza del Giappone e vincere la guerra.

Una fila di bombardieri russi Tupolev Tu-95, impiegati fin dagli anni Cinquanta per il trasporto e il lancio di missili nucleari (Wikimedia Commons)

Benché nella teoria militare l’utilizzo di armi nucleari da parte della Russia sia molto studiato e venga considerata una possibilità da non sottovalutare, questo non significa che la Russia userà armi nucleari in Ucraina.

Secondo Podvig, nel caso della guerra in Ucraina le distinzioni sono sfumate e soprattutto la Russia non avrebbe particolari vantaggi a utilizzare le armi nucleari tattiche: non ci sono colonne di carri armati né portaerei da distruggere. Avrebbe più senso per la Russia utilizzare le armi nucleari in senso strategico, ossia per costringere gli ucraini alla resa, ma non è scontato che questo avvenga né che una simile decisione – molto drastica – possa poi avvantaggiare militarmente la Russia.

La gran parte degli analisti ritiene l’utilizzo delle armi nucleari da parte della Russia improbabile, anche se non da escludere del tutto, perché porterebbe la guerra su un nuovo livello, non necessariamente conveniente per la Russia. «Chi, nel mondo, difenderebbe l’uso di testate nucleari in Ucraina?» ha scritto Michael McFaul, esperto di relazioni internazionali ed ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia. «Adesso molta parte del mondo non ha preso una posizione in questa guerra, ma questo potrebbe cambiare se Putin utilizzasse le armi nucleari».