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  • Giovedì 7 aprile 2022

In Israele c’è una crisi politica che riguarda il pane lievitato

Una parlamentare dello stesso partito del primo ministro ha lasciato la coalizione di governo, che non ha più una maggioranza

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett (AP Photo/Maya Alleruzzo, Pool)
Il primo ministro israeliano Naftali Bennett (AP Photo/Maya Alleruzzo, Pool)

In Israele il governo del primo ministro Naftali Bennett, in carica dal giugno del 2021 dopo dodici anni consecutivi di governi guidati da Benjamin Netanyahu, non ha più una maggioranza parlamentare dopo che un’importante deputata dello stesso partito di Bennett, Idit Silman, è passata all’opposizione citando divergenze irrisolvibili col resto della maggioranza, culminate in una vicenda che riguarda il cibo che si può consumare negli ospedali pubblici durante il periodo pasquale.

Il governo di Bennett era già considerato molto fragile: è sostenuto da una maggioranza eterogenea che va dai partiti di sinistra alla destra nazionalista, da dove proviene lo stesso Bennett, e prima della decisione di Silman aveva una maggioranza di 61 parlamentari su 120 alla Knesset, il Parlamento israeliano. «Il fatto che abbia resistito per nove mesi e 24 giorni è già notevole», ha commentato Anshel Pfeffer, giornalista di Haaretz e corrispondente dell’Economist da Gerusalemme.

Ora però rischia concretamente di cadere. È sufficiente che un altro parlamentare lasci la maggioranza perché l’opposizione possa avere i numeri per indire nuove elezioni, che sarebbero le quinte negli ultimi tre anni. Sembra che il Likud, il partito di Netanyahu, si stia già preparando a questo scenario: i giornali israeliani scrivono che Netanyahu ha sollecitato l’abbandono di Silman dalla maggioranza e le ha promesso un posto sicuro nelle liste elettorali del Likud in vista delle prossime elezioni.

Netanyahu durante un recente comizio a Gerusalemme (Amir Levy/Getty Images)

Silman ha 41 anni e alle spalle ha una lunga storia di attivismo nei partiti della destra religiosa e nazionalista. Alle elezioni del 2021 era stata eletta con Yamina, lo stesso partito di Bennett, e alla nascita del nuovo governo aveva ottenuto due posti di prestigio: capogruppo della commissione Salute e whip della coalizione, cioè responsabile di radunare tutti i 61 voti necessari per approvare le proposte del governo.

La decisione di Silman di lasciare la maggioranza riflette comunque un disagio più ampio di vari membri di una coalizione di governo molto eterogenea, il cui unico passaggio legislativo di rilievo è stato approvare la legge di bilancio del 2021, e che difficilmente potrà arrivare alla fine della legislatura, prevista per il 2025. Silman vive in una comunità ortodossa e da mesi riceveva pressioni, critiche e minacce per appoggiare un governo che la destra nazionalista e religiosa che sta all’opposizione ha descritto più volte come «anti-ebraico», per via della presenza della sinistra laica di Meretz e di un partito conservatore che rappresenta gli arabi-israeliani, Ra’am.

La ricostruzione che fanno diversi giornalisti israeliani è che a un certo punto Silman abbia semplicemente ceduto alle pressioni e trovato un pretesto per lasciare la maggioranza.

L’occasione si è presentata qualche giorno fa, dopo che il ministro della Salute Nitzan Horowitz, di Meretz, aveva annunciato che il governo avrebbe applicato una sentenza della Corte Suprema del 2020 che permette ai visitatori negli ospedali di portare del cibo lievitato, come il pane che si mangia tutti i giorni ai pazienti ricoverati durante il periodo pasquale. La religione ebraica vieta severamente di consumare cibi lievitati, o chametz, durante questa festività: è un’indicazione che si ritrova in vari punti della Torah ebraica, e a cui gli ebrei più ortodossi tengono molto.

Lunedì, dopo l’annuncio di Horowitz, Silman lo aveva criticato pubblicamente in maniera durissima, spiegando che non avrebbe potuto rimanere al suo posto e che l’indicazione di non mangiare cibo chametz era stata rispettata persino nei campi di concentramento nazisti durante l’Olocausto. Due giorni dopo, quando era diventato chiaro che Horowitz non si sarebbe dimesso, Silman ha annunciato di aver lasciato la maggioranza. «Idit, questa è la prova che il principio che ti ispira è il timore per l’identità ebraica di Israele, la preoccupazione per la terra di Israele, ti do di nuovo il benvenuto nel campo patriottico», ha detto Netanyahu in un video pubblicato su Facebook appena dopo l’annuncio di Silman.

Idit Silman parla alla Knesset, il 25 luglio 2021 (Knesset)

Gli osservatori della politica israeliana sono molto incerti su cosa possa succedere nelle prossime settimane. Sembra difficile che la coalizione di Bennett riesca ad allargarsi e riottenere la maggioranza nella Knesset, cosa che la espone potenzialmente a settimane o mesi di limbo senza che riesca ad approvare nessuna legge significativa, e mentre in Israele è in corso una serie di attacchi terroristici come raramente si era visto negli ultimi anni.

Al contempo non ci sono i numeri per formare una coalizione alternativa, sebbene nelle ultime ore si parli molto della possibilità che l’attuale ministro della Difesa, Benny Gantz, possa provare a mettere insieme una maggioranza diversa da quella attuale. Al momento l’ipotesi più plausibile è che entro qualche settimana la coalizione di governo perda altri pezzi in Parlamento e l’opposizione riesca a reperire i 61 voti che servono per indire nuove elezioni.