Forse chiamiamo Machu Picchu col nome sbagliato

Lo sostiene una nuova ricerca secondo cui gli Inca e gli abitanti della zona si riferivano alle rovine peruviane come "Huayna Picchu"

Il sito archeologico di Machu Picchu, in Perù, sovrastato da Huayna Picchu (Brent Stirton/Getty Images)
Il sito archeologico di Machu Picchu, in Perù, sovrastato da Huayna Picchu (Brent Stirton/Getty Images)
Caricamento player

Il più famoso sito archeologico del Sud America è universalmente noto come “Machu Picchu”, ma forse i suoi antichi abitanti Inca non lo chiamavano così. Secondo lo storico Donato Amado Gonzales, che lavora per il ministero della Cultura del Perù, e l’archeologo Brian S. Bauer, dell’Università dell’Illinois, il nome dell’antica città arroccata tra le montagne andine era “Huayna Picchu”, come hanno ipotizzato in un articolo pubblicato sulla rivista Ñawpa Pacha: Journal of Andean Archaeology.

In quechua, la famiglia di lingue usate dalle popolazioni native delle Ande, “Machu Picchu” significa “Montagna vecchia” ed è il nome della cima più alta tra quelle adiacenti alle rovine di Machu Picchu (raggiunge i 3.082 metri di altitudine), salita da molti turisti che vogliono fotografare dall’alto l’antica città Inca. “Huayna Picchu” invece è il nome del monte più vicino al sito archeologico, la grossa e slanciata rocca che lo sovrasta e che compare nella maggior parte delle immagini del sito.

Machu Picchu vista da Google Earth: in alto si vede la posizione della montagna Huayna Picchu, in basso la cima della montagna Machu Picchu da cui il sito archeologico (al centro) prende il nome

Per molti anni, dopo la fine dell’ultimo regno Inca nel 1572, la città di Machu Picchu, abbandonata e isolata in cima a montagne nebbiose, fu in un certo senso dimenticata. La popolazione locale sapeva della sua esistenza, ma le rovine non erano frequentate e fuori dalla regione di Cusco non se ne sapeva nulla. Le cose cambiarono dopo che nel 1911 l’esploratore americano Hiram Bingham raggiunse la città e la fece conoscere al resto il mondo, facendola poi diventare la principale attrattiva turistica del Perù. I tre secoli in cui venne trascurata di fatto permisero la sua conservazione, ma sono anche all’origine dell’attuale incertezza sul suo nome originale.

Gonzales e Bauer hanno studiato tutti i più antichi documenti disponibili in cui si parla delle rovine di Machu Picchu, tra cui le note di campo di Bingham, mappe della regione di inizio Novecento e atti sulle proprietà terriere della zona ancora più vecchi, giungendo alla conclusione che gli Inca non la chiamassero “Machu Picchu”. «C’è una quantità significativa di dati che suggerisce che il nome Inca della città fosse Picchu, o più probabilmente Huayna Picchu», dice Bauer in un comunicato stampa dell’Università dell’Illinois.

In particolare in un atlante del 1904, cioè pubblicato un anno prima dell’arrivo di Bingham in Perù, sono menzionate le rovine di una città Inca chiamata “Huayna Picchu”. Lo stesso nome fu fatto a Bingham prima che l’esploratore lasciasse Cusco per mettersi alla ricerca dei resti della città, e anche nel 1912 un abitante della zona disse all’americano che quello era il nome del sito. La prova principale a sostegno dell’ipotesi di Gonzales e Bauer comunque sarebbe fornita da alcuni resoconti spagnoli risalenti alla fine del Cinquecento: «Abbiamo trovato un documento che dice che la popolazione indigena della regione stava considerando di tornare a occupare il luogo che chiamava Huayna Picchu», spiega Bauer.

Il Guardian ha chiesto alla storica peruviana Natalia Sobrevilla, professoressa di Storia latinoamericana all’Università del Kent, di commentare l’articolo di Gonzales e Bauer, domandandole se sia il caso di cambiare il modo in cui ci riferiamo a Machu Picchu: «Tutti i nomi sono inventati e modificabili, non fa tanta differenza. Senonché oggi Machu Picchu è un nome affermato e molto legato all’identità peruviana, quindi che ragione ci sarebbe di cambiarlo?».