(Carl Court/Getty Images)

Telegram era stato bloccato in Brasile per via di un indirizzo email sbagliato?

Lo sostengono i gestori dell'app dando la colpa alla Corte Suprema, in una vicenda che coinvolge anche il presidente Bolsonaro

Domenica in Brasile è tornato a funzionare Telegram, la popolare app di messaggistica che era stata bloccata due giorni prima dalla Corte Suprema per il mancato adempimento di una richiesta specifica della stessa Corte di rimuovere alcuni post contenenti notizie false. Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato di Telegram, aveva risposto al blocco con un messaggio pubblicato sul suo canale pubblico in cui spiegava che la rimozione dei post non era stata dovuta a un rifiuto di obbedire alle richieste del tribunale, ma a un presunto errore della Corte, che avrebbe mandato la richiesta all’indirizzo sbagliato.

Secondo la versione di Telegram, una prima richiesta della Corte era arrivata a febbraio. I gestori dell’app avevano risposto al tribunale chiedendo di inviare eventuali nuove richieste a un indirizzo email specifico, cosa che però non era avvenuta. La Corte aveva scritto nuovamente a un indirizzo email societario generico, che nessuno aveva aperto prima di venerdì, giorno in cui il tribunale aveva deciso il blocco dell’app. Quando la mail era infine stata letta, ha sostenuto Durov, la società aveva immediatamente avviato un processo di revisione dei contenuti contestati.

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La vicenda che coinvolge Telegram e la Corte Suprema è molto raccontata dai giornali locali per il modo in cui il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (di estrema destra) e i suoi sostenitori stanno usando l’app in vista delle elezioni presidenziali, previste per il prossimo 2 ottobre.

Tra le altre cose, la Corte Suprema aveva chiesto a Telegram di cancellare un messaggio pubblicato lo scorso agosto da Bolsonaro, in cui il presidente parlava di un presunto attacco informatico al sistema elettorale del paese, senza averne le prove. Altri messaggi di cui la Corte aveva richiesto la cancellazione erano stati pubblicati dal noto blogger Allan dos Santos, sostenitore di Bolsonaro, accusato in più occasioni di diffondere notizie false sul suo canale Telegram.

Nei mesi scorsi diversi social network, tra cui Facebook e Twitter, avevano cancellato post pubblicati da Bolsonaro perché contenenti notizie false, in special modo riguardo al coronavirus. Bolsonaro aveva quindi deciso di puntare su Telegram, dove i contenuti non sono moderati.

Nel corso del fine settimana Telegram ha quindi rimosso i contenuti contestati, e domenica sera la Corte Suprema brasiliana ha ripristinato l’accesso all’app nel paese. Oltre a venire incontro alle richieste della Corte, i gestori di Telegram si sono anche impegnati a promuovere le informazioni verificate, a contrassegnare quelle false, e a controllare scrupolosamente i 100 canali più popolari del paese, in vista delle elezioni.

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