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  • Mercoledì 23 febbraio 2022

Com’è la situazione nell’Ucraina orientale, nel frattempo

I bombardamenti dei separatisti stanno aumentando, ma non è chiaro quanto sia effettivamente coinvolto l'esercito russo

(AP Photo/Oleksandr Ratushniak)
(AP Photo/Oleksandr Ratushniak)

Dopo che martedì il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i territori delle due repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk comprendono anche alcune aree sotto il controllo del governo ucraino, le attenzioni degli osservatori internazionali si stanno concentrando sull’Ucraina orientale, per cercare di capire se sia imminente un’offensiva dell’esercito russo, arrivato ufficialmente nell’area fra lunedì e martedì.

Dalle poche testimonianze di giornalisti e attivisti sul campo, sappiamo che negli ultimi giorni gli attacchi dei separatisti filorussi – che non si sono mai interrotti dal 2014, anno dell’invasione – sono aumentati, ma non è chiaro quanto sia effettivamente coinvolto l’esercito russo.

Il Wall Street Journal ha scritto che martedì, sul confine fra i territori controllati dal governo ucraino e le due repubbliche autoproclamate, «i bombardamenti sono durati tutta la giornata». Nel paese di Novoluhanske, sul versante controllato dall’Ucraina, i mezzi militari dei separatisti hanno colpito vari edifici e ucciso un uomo. A Shchastya, una piccola città in territorio controllato dal governo a circa 30 chilometri da Luhansk, è stata bombardata la centrale elettrica locale, e circa 40mila persone sono rimaste senza elettricità. Alcuni soldati ucraini hanno detto a Radio Free Europe che negli ultimi giorni i bombardamenti sono notevolmente aumentati.

Circolano inoltre diverse testimonianze di ingenti movimenti di truppe e mezzi militari nei territori russi al confine con altre parti dell’Ucraina: il giornalista israeliano Moshe Schwartz ne ha pubblicati alcuni provenienti dalla regione di Belgorod, a pochi chilometri in linea d’aria dalla città ucraina di Charkiv.

I territori più a rischio sono comunque considerati quelli all’interno delle regioni di Donetsk e Luhansk controllati dal governo ucraino. Una delle città ritenute uno dei possibili obiettivi dell’esercito russo è Mariupol, uno dei principali porti nel sud del paese. Martedì sera in città si è tenuta un’affollata manifestazione a favore del governo centrale ucraino.

Dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, sempre più osservatori sembrano convinti che l’esercito russo non si limiterà a occupare più stabilmente i territori delle due repubbliche autoproclamate, ma che avanzerà anche in territorio ucraino. Diversi funzionari occidentali hanno detto al Financial Times di essere «quasi certi» che nei prossimi giorni la Russia «attaccherà una serie di territori che non sono occupati dai separatisti, e che potrebbe attaccare anche Kiev e alcune basi militari strategiche». Ieri, nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deciso di richiamare in servizio tutti i riservisti dell’esercito.

Diversi analisti sono convinti che l’esercito russo non potrà rimanere posizionato sul confine e nelle due repubbliche autoproclamate, cioè fuori dalle proprie basi, per molto tempo. Fonti del Guardian spiegano che finora è stato mobilitato circa un terzo dell’esercito russo, che quindi si trova in territori sconosciuti, al freddo, senza sapere esattamente quali saranno gli ordini a breve.

«Se le truppe dovranno essere usate, è probabile che verranno usate molto presto, mentre sono ancora fresche», ha detto Nick Reynolds, un esperto di combattimento via terra del centro studi britannico Royal United Services Institute (RUSI). Esiste ancora la possibilità, seppure sempre meno citata, che queste truppe non vengano utilizzate e si ritirino tornando nelle proprie basi.