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  • Mercoledì 16 febbraio 2022

Come potrebbe avvenire una de-escalation in Ucraina

Alcuni analisti stanno provando a immaginarlo, dopo i piccoli passi di questi giorni

Una bandiera ucraina durante una manifestazione a Kiev (AP Photo/Emilio Morenatti)
Una bandiera ucraina durante una manifestazione a Kiev (AP Photo/Emilio Morenatti)

Da qualche giorno sembra che il governo russo di Vladimir Putin stia mandando dei segnali di distensione rispetto alla minaccia che aveva creato ammassando oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina. Martedì Putin ha annunciato il ritiro parziale di alcune truppe dal confine, e anche se la veridicità della notizia non è stata confermata in maniera indipendente in molti ci hanno visto la volontà di proseguire i negoziati per trovare una soluzione diplomatica alle tensioni di questi giorni – posto che naturalmente la possibilità che Putin decida di invadere l’Ucraina è ancora molto concreta.

Diversi osservatori ritengono che la principale preoccupazione di Putin riguardi un eventuale ulteriore avvicinamento dell’Ucraina all’Occidente, che potrebbe concretizzarsi nell’ingresso nella NATO, la principale alleanza militare che tiene insieme i paesi occidentali.

I paesi occidentali sanno bene, da molti anni, che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO è in realtà molto lontano, benché fosse stato annunciato come imminente nel 2008 per una forzatura dell’allora presidente americano George W. Bush. La Russia considera l’Ucraina come una parte fondamentale della propria area di influenza: e secondo alcuni osservatori l’aumento della tensione di questi giorni ha proprio come obiettivo quello di ottenere rassicurazioni concrete dai paesi occidentali.

Per molti, quindi, il modo per ridurre drasticamente le tensioni e arrivare a una de-escalation passa proprio dal rapporto fra NATO e Ucraina, e l’esigenza di trovare una quadra fra le esigenze della Russia e quelle dell’Occidente, che comunque non sembrano lontanissime.

Nell’ultima telefonata fra i due, Putin e il presidente statunitense Joe Biden avrebbero parlato di una lista di concessioni che gli Stati Uniti potrebbero fare alla Russia per evitare un ulteriore deterioramento della situazione, ma la lista non è stata resa nota.

Da giorni gli analisti e gli esperti di politica internazionale si chiedono quale potrebbe essere, insomma, la via di uscita diplomatica alle tensioni di questi giorni. Su Foreign Policy l’analista dell’Atlantic Council Emma Ashford ha scritto che Russia e Occidente potrebbero «trovare un modo per impegnarsi a impedire l’ingresso dell’Ucraina nella NATO nel breve termine. Un impegno a non inviare truppe né costruire basi della NATO in Ucraina, oppure una moratoria su una cooperazione militare fra Ucraina e NATO, per esempio, potrebbe essere un modo per dare alla Russia quello che vuole senza rinunciare alla nota politica della NATO delle “porte aperte”», che prevede cioè che qualsiasi paese possa unirsi all’alleanza, se accetta di rispettarne i princìpi di sicurezza.

– Leggi anche: L’ossessione di Putin per l’Ucraina

Oppure l’Occidente potrebbe scommettere sul fatto che Putin non abbia mai pensato davvero di invadere l’Ucraina, che la situazione gli sia sfuggita di mano e che abbia bisogno, molto semplicemente, di un modo per cavarsi fuori dai guai senza perdere la faccia, dato che negli ultimi anni il suo consenso interno sembra essere in calo.

Qualche giorno fa il board di editorialisti di Bloomberg ha proposto per esempio che l’Occidente potrebbe offrire soluzioni che non costano poi molto, fra cui una maggiore trasparenza reciproca sugli esercizi militari, il rafforzamento del Consiglio NATO-Russia, che si è riunito pochissime volte dall’invasione russa della Crimea, o ancora la possibilità di visitare alcuni siti missilistici della NATO in Romania e Polonia, posto che la Russia voglia fare lo stesso con i propri siti. In questo modo Putin potrebbe dimostrare di avere ottenuto qualcosa, con le tensioni e le minacce di questi giorni.

Rimane assai poco chiaro, però, se la Russia si aspetta che l’Occidente faccia delle concessioni concrete, dopo l’annuncio del ritiro parziale delle truppe, oppure se questi giorni serviranno per raffreddare la tensione e arrivare in un clima più disteso a un nuovo documento di proposte scritte che il governo russo potrebbe avanzare dopo quelle irricevibili di qualche settimana fa. Del documento hanno parlato esplicitamente tre giorni fa Putin e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in una riunione trasmessa dalla tv di stato russa.

Un portavoce di Putin ha detto al New York Times che la Russia annuncerà il momento in cui le richieste saranno avanzate, e che spetterà a Putin decidere se renderle pubbliche.