Lo scandalo di quando Topolino sposò una strega

Una storia e una vignetta del 1990 provocarono proteste e richieste di dimissioni, racconta il sito Fumettologica

(Inducks)
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Emanuele Rossi Ragno ha raccontato sul sito Fumettologica la storia del matrimonio tra Topolino e una strega apparsa nell’omonimo giornalino: diede scandalo, portò alla richiesta di dimissioni dell’allora direttore, Gaudenzio Capelli, e fece anche vendere copie in più (ma del numero sbagliato). La storia venne pubblicata sul numero dell’11 febbraio del 1990, su sceneggiatura di Massimo Marconi e con disegni di Giorgio Cavazzano. L’idea era quella di svecchiare l’immagine di Topolino e di renderlo meno saccente e noioso: dopo un litigio con Minni incontrava una ragazza, Samantha, se ne innamorava e la sposava anche se era una strega. Dovendo il copione riportare tutto alla normalità, Marconi trovò un escamotage: il padre di Samantha, uno stregone, permetteva alla coppia di vivere in una realtà parallela e rendersi conto che il matrimonio non avrebbe funzionato, convincendola a lasciar perdere.

Lo scandalo non arrivò però dalla storia ma da una vignetta in cui Topolino e Samantha si svestivano in camera da letto e lei chiedeva a lui se si fosse pentito di averla sposata. La vignetta venne ripresa da Cuore, l’inserto satirico dell’Unità, che la piazzò in prima pagina con il titolo: «Topolino tromba! Ecco le prove». I giornali ripresero la storia, il giornalino ricevette lettere di protesta dai lettori e le polemiche furono tali che il numero successivo vendette il 10 per cento di copie in più. L’amministratore delegato di Walt Disney, Michael Eisner, chiese le dimissioni del direttore Capelli e la distruzione delle pellicole di stampa dell’intero numero: da allora la storia non è mai stata ripubblicata, la si può leggere online qui.

C’è chi prova nostalgia per averla scoperta in tenera età, chi la ricorda con affetto per le sue scelte coraggiose e il suo finale malinconico e persino chi la cita con una punta di sarcasmo, riferendosi al polverone che sollevò pochi giorni dopo la sua uscita in edicola, l’11 febbraio 1990. Da allora, infatti, Topolino in: “Ho sposato una strega” non è mai stata ripubblicata e (anche) per questo gode ormai di una grande fama.

La storia, come molte altre pubblicate all’epoca, nasceva da un’esigenza precisa: svecchiare Topolino. Il detective dalle grandi orecchie stava diventando antipatico, borioso, saccente, ed era sempre meno popolare tra i lettori. Risolveva velocemente anche i casi più difficili, senza vacillare; non si cacciava mai nei guai e trattava gli amici con fare da superiore. Era raro che ricoprisse un ruolo comico, perché sulla carta era privo di difetti e se non avesse mostrato le sue fragilità più profonde (come sapevano fare Pippo o Paperino) non avrebbe fatto ridere nessuno. Per molti era solo un tipo noioso che cominciava ad aver vissuto troppe avventure.

Alcuni sceneggiatori, però, la pensavano diversamente, e tra questi c’era Massimo Marconi. Era molto noto nell’ambiente per essere stato tra i primi a cimentarsi nelle storie su commissione, realizzate in collaborazione di enti come la F.I.S. o per promuovere il lancio di alcuni gadget, e i suoi rapporti con la redazione si erano intensificati nel 1985, quando aveva iniziato a vagliare i soggetti altrui e coordinare l’attività dei colleghi. La sua influenza sull’agenda della rivista era enorme, ed essendo in ottimi rapporti con il direttore di allora, Gaudenzio Capelli, poteva permettersi il lusso di osare nei propri fumetti, che di fatto sottoponeva al suo stesso giudizio.

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