Un razzo di SpaceX è in rotta di collisione con la Luna

Il secondo stadio di un Falcon 9 in orbita da sette anni dovrebbe scontrarsi col nostro satellite naturale nei primi giorni di marzo

(SpaceX)
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Il secondo stadio di un razzo Falcon 9 della compagnia spaziale SpaceX potrebbe schiantarsi sulla Luna tra qualche settimana, secondo le osservazioni e i calcoli di vari astronomi e astrofili. L’evento non avrà particolari conseguenze per il nostro satellite naturale, ma potrebbe diventare il primo impatto lunare accidentalmente provocato da un lanciatore finito fuori controllo al termine della sua missione.

I Falcon 9 sono a oggi i razzi di maggior successo di SpaceX e del suo CEO Elon Musk. Sono formati da due parti: il primo stadio è alto circa 40 metri e con i suoi nove motori Merlin spinge il secondo stadio e il carico montati sulla sua sommità oltre l’atmosfera terrestre; il secondo stadio è alto una ventina di metri, ha un solo motore Merlin calibrato per funzionare nell’ambiente spaziale e per spingere il carico verso l’orbita di destinazione.

Il primo stadio, più grande e costoso, rientra automaticamente sulla Terra per essere riutilizzato, mentre il secondo di solito effettua una manovra per un rientro più violento e traumatico nell’atmosfera, in modo che si distrugga senza lasciare detriti in orbita che contribuirebbero al problema dei rifiuti spaziali.

(SpaceX)

Il secondo stadio diretto verso la Luna faceva parte di un lancio effettuato l’11 febbraio 2015 per portare in orbita a grande distanza dalla Terra (circa un milione di chilometri) il satellite Deep Space Climate Observatory dell’Amministrazione nazionale per l’oceano e l’atmosfera (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di clima, oceani e meteo. Da allora, il satellite viene impiegato per l’osservazione dei fenomeni meteorologici nella porzione di Spazio intorno all’atmosfera terrestre e delle loro interazioni.

Il lancio andò come previsto: il primo stadio spinse il resto del razzo oltre l’atmosfera ed effettuò poi un rientro controllato, mentre il secondo stadio continuò a spingere il satellite per indirizzarlo verso il lungo viaggio fino al punto (“L1”) tra la Terra e il Sole scelto per le sue osservazioni. Come previsto, dopo essersi separato dal satellite, il secondo stadio rimase con una scarsa quantità di propellente, non abbastanza da consentirgli di spingersi nuovamente verso l’atmosfera terrestre per distruggersi rientrando nel pianeta.

Il secondo stadio non poteva inoltre contare su una spinta sufficiente per sfuggire alla gravità esercitata dalla Terra e dalla Luna, quindi rimase intrappolato tra i due corpi celesti iniziando a seguire un’orbita piuttosto caotica e fuori controllo.

A sette anni di distanza, vari esperti di Spazio (professionisti e amatoriali) hanno analizzato l’orbita del secondo stadio e hanno calcolato che questa porterà il razzo in rotta di collisione con la Luna. Secondo le loro stime, l’impatto potrebbe avvenire nel mese di marzo, anche se è difficile fare previsioni precise perché diverse variabili potrebbero incidere sulla velocità e la direzione mantenuta dal pezzo di Falcon 9 alla deriva.

Dalle osservazioni, sembra che il secondo stadio non abbia un particolare assetto e che ruoti su se stesso. Le stime finora più accurate indicano che potrebbe schiantarsi sulla faccia nascosta della Luna, l’emisfero che non riusciamo a vedere dalla Terra. L’impatto dovrebbe avvenire nei pressi della fascia equatoriale del nostro satellite naturale, nei primi giorni di marzo.

Le cose potrebbero però cambiare nelle prossime settimane, a causa dei movimenti del razzo poco prevedibili e di altre variabili: presi singolarmente non sono cambiamenti significativi, ma giorno dopo giorno se ne accumulano gli effetti con conseguenze tangibili. Nelle prossime settimane nuovi calcoli potrebbero quindi portare ad altre determinazioni su tempi e punto dell’impatto.

Il suolo lunare e sullo sfondo la Terra, visti dalla missione Apollo 11 (NASA)

Al netto del propellente, il secondo stadio del Falcon 9 ha una massa di 4 tonnellate. Gli effetti per la Luna saranno naturalmente minimi, ma l’impatto dovrebbe comunque lasciare un cratere che potrebbe essere osservato da alcune delle sonde per le osservazioni lunari, come Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA e Chandrayaan-2 dell’Agenzia spaziale indiana. L’analisi dell’impatto potrebbe offrire informazioni importanti dal punto di vista scientifico per comprendere meglio alcune caratteristiche del suolo lunare, da decenni oggetto di studio.

Nella storia delle esplorazioni spaziali, iniziata poco meno di 65 anni fa, la Luna è stata bersagliata da diverse sonde e altre strumentazioni lanciate dalla Terra, a volte allo scopo di valutare le caratteristiche sismiche lunari e in altri casi in seguito a problemi tecnici e allunaggi controllati falliti.

Il primo impatto lunare causato da un oggetto costruito sulla Terra avvenne il 13 settembre del 1959, quando l’allora Unione Sovietica riuscì per la prima volta a far depositare sul nostro satellite naturale la sonda Luna 2, a ovest del Mare della Serenità. Luna 2 era piuttosto rudimentale: una sfera metallica dotata di alcune antenne. Fu comunque il primo oggetto umano a toccare un corpo celeste diverso dalla Terra.