Le trattative per il Quirinale sembrano essersi complicate

Il primo giorno delle votazioni per il presidente della Repubblica non ha risolto i veti e gli ostacoli, anzi

(EPA/ROBERTO MONALDO / POOL)
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Lunedì, mentre alla Camera si teneva il primo scrutinio per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, i leader dei partiti hanno avuto diversi attesi incontri che hanno coinvolto un po’ a sorpresa anche Mario Draghi, nella inedita e controversa posizione di presidente del Consiglio e principale candidato al Quirinale. Un accordo su un presidente che metta d’accordo due terzi degli elettori del Parlamento in seduta comune non sembra al momento vicino, e anche martedì lo scrutinio andrà a vuoto: ma ci sono alcune novità rispetto allo stallo che va avanti da giorni.

La prima è che Draghi, contrariamente a quanto si diceva avrebbe fatto, è intervenuto nelle discussioni incontrando e sentendo i principali leader politici. La seconda è che il leader della Lega Matteo Salvini sembra abbia preso l’iniziativa, provando a farsi carico della gestione delle trattative.

Le ricostruzioni delle valutazioni dei partiti, dei contenuti degli incontri tra i leader politici, delle strategie e delle intenzioni sono basate in parte sui vaghi comunicati diffusi dai partiti stessi, in parte sui retroscena e sulle notizie fatte trapelare dagli interessati e dai loro staff alle agenzie e ai cronisti parlamentari. Capire cosa stia succedendo perciò è difficile, e il racconto di queste trattative è in parte guidato e influenzato dagli stessi partiti, che hanno interesse che si parli di questo o quel nome, o che ci si soffermi su questo o quell’aspetto.

Non si sa per esempio cosa si siano detti Draghi e Salvini nel discusso incontro che hanno avuto tra domenica e lunedì – non è chiaro nemmeno il quando e il dove –, né come sia andato il colloquio. Quando è uscita la notizia, nel primo pomeriggio di lunedì, l’impressione generale era che fosse un segno che Draghi era intervenuto di persona nelle trattative, e che Salvini lo avesse incontrato per decidere se alla Lega e al centrodestra convenisse sostenerlo. Nelle ore successive però è iniziata a circolare la voce che l’incontro fosse andato male, e che il centrodestra si fosse ulteriormente allontanato dall’ipotesi di votare Draghi.

Il punto è che le trattative sul Quirinale, come ampiamente previsto, si sono legate strettamente a quelle sul futuro del governo.

Quasi tutti i partiti vogliono evitare che eleggendo Draghi presidente della Repubblica si vada a elezioni anticipate, ma questo è possibile solo con una cosiddetta “crisi pilotata”, cioè facendo cadere il governo attuale avendo già deciso come sarà quello dopo. È un’operazione rischiosa e complicata, e in più c’è un evidente problema di prassi istituzionale: a nominare il prossimo governo potrebbe essere lo stesso Draghi, come presidente della Repubblica, che ora quindi è in una posizione ambigua. I colloqui che ha avuto ieri con Salvini, con il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e con il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte gli hanno attirato estese critiche, in quanto considerati un’interferenza e una forzatura istituzionale.

Non si sa comunque cosa si siano detti i coinvolti. Secondo i retroscena di oggi, Salvini avrebbe chiesto a Draghi alcune concessioni e garanzie sul governo che si formerà dopo la caduta di quello attuale in caso di sua elezione, insistendo in particolare sui ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno, che vorrebbe per il suo partito. E sempre i retroscena dicono che Draghi non abbia voluto entrare in questo tipo di discussioni.

È per questo, secondo le cronache, che l’incontro alla fine non sarebbe andato bene per quanto riguarda le trattative su Draghi. E in effetti nel pomeriggio Salvini ha fatto sapere ufficiosamente che il centrodestra avrebbe preparato una lista di candidate e candidati da proporre agli altri partiti. È un altro elemento che indica che le trattative non stiano andando proprio lisce: Letta nei giorni scorsi aveva infatti detto chiaramente che il centrosinistra non avrebbe concesso questo tipo di iniziativa al centrodestra. Dopo un incontro avvenuto lunedì tra Letta e Salvini, un comunicato congiunto aveva parlato di un «dialogo» avviato: ma la lista di nomi che vorrebbe proporre Salvini suggerisce che Lega e PD non siano molto allineati. 

Si ipotizza che i nomi proposti dal centrodestra saranno piuttosto di parte, come l’ex presidente del Senato Marcello Pera o l’ex sindaca di Milano Letizia Moratti, forse insieme ad altri che potrebbero convincere almeno parzialmente gli altri partiti: per esempio l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, o la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Alcuni analisti ipotizzano che Salvini stia pensando di escludere il centrosinistra e proporre un candidato o una candidata che possa convincere un pezzo del M5S, e provare a eleggerlo quando il quorum scenderà a 505 voti da giovedì in poi. Frattini e Casellati, in particolare, sembrano godere di un certo consenso in alcuni pezzi del M5S.

Si sa qualcosa di più di cosa vuole fare Letta: la sua preoccupazione principale, dicono le cronache di oggi, è evitare che le trattative diventino così tese da compromettere sia l’elezione di Draghi al Quirinale, sia la tenuta dell’attuale governo. A seconda di come verrà eletto il prossimo o la prossima presidente, e quindi a seconda della maggioranza che lo sosterrà, potrebbero aprirsi delle crisi e potrebbe cadere il governo, indipendentemente dal fatto che sia eletto Draghi o qualcun altro.

Martedì e mercoledì saranno probabilmente i giorni in cui le trattative tra i partiti raggiungeranno livelli più concreti: diversi leader hanno previsto e auspicato che il Parlamento possa eleggere il nuovo o la nuova presidente della Repubblica tra giovedì e venerdì, quindi al quarto o al quinto scrutinio. Rispetto ai giorni scorsi nessuna candidatura – nemmeno quella dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini o la rielezione di Sergio Mattarella – sembra aver guadagnato particolare forza, e quindi le ipotesi principali continuano a rimanere le stesse, più o meno con i soliti ostacoli e i soliti veti che in realtà sembrano poter essere tolti a determinate condizioni.