Una canzone dei Chicago Transit Authority

Che sono tra i dieci che hanno venduto di più nella storia della musica statunitense

(Hulton Archive/Getty Images)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Tindersticks hanno pubblicato una nuova canzone, per un film francese con Juliette Binoche e per annunciare invece una loro raccolta di vecchie cose che uscirà a marzo. Molto quieta, molto notturna, la canzone.
Quarant’anni fa uscì Borotalco, il film di Verdone, che oltre a diverse battute memorabili aveva dentro – anche nella trama – molto di Lucio Dalla e degli Stadio: qui ne parlano tutti quanti loro.

Questions 67 & 68
Chicago Transit Authority

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I Chicago arrivarono nella mia vita – diciamo – che avevo 11 anni, quando quella loro canzonetta stupenda e sdolcinata, If you leave me now, finì alla radio nella hit-parade italiana. Io non andavo tanto per il sottile allora – né ora – e quindi apprezzai quella e alcune cose successive, pur percependone la sdolcinatezza: insomma, non è che i Chicago passarono per grandi musicisti, da lì in poi. Come dicevo in Playlist:

C’è stata un’età d’oro delle vocette, in cui potevi metter su dei coretti un po’ sdolcinati ed entrare nella storia del rock. Quel tempo finì con gli anni Settanta, che richiesero al rock durezza e purezza, rendendo fuori moda e invisi alla critica “seria” gente come i Bee Gees e i Chicago (che in più pretendevano di fare un grande uso di fiati). I Bee Gees avrebbero poi visto riconosciuta la loro grandezza, mentre i Chicago sono rimasti un’americanata melensa, agli occhi della storia. Agli occhi delle classifiche di vendita, però, si dà il caso che siano tra i dieci artisti che hanno venduto di più nella storia della musica statunitense, aspettando quindici anni a mettere le facce sulle copertine dei loro dischi (trenta, a questo punto) e senza che nessuno si ricordi il nome di uno solo di loro (il cantante di cognome faceva Cetera, figuriamoci). Sono di quelli che, alla radio, non smetteranno mai di metterli.

Però invece lo erano, degli ottimi musicisti, e quel disco di If you leave me now – nel 1976 – era già il loro decimo, come scoprii dopo: prima ne avevano fatte parecchie, anche col loro primo nome che era stato Chicago Transit Authority (poi l’ente dei trasporti di Chicago si lamentò, e accorciarono). E non avevano fatto solo canzonette da radio e classifica, anzi, e avevano prodotto creatività rock, “suites” da oltre dieci minuti, proclami di militanza politica, e un grande uso di fiati e ricchi arrangiamenti che valsero loro l’ammirazione di Jimi Hendrix, per esempio. Questions 67 & 68 fu il primo singolo del loro primo disco, del 1969: parla di un amore dell’autore Robert Lamm che durò negli anni 1967 e 1968, e ci fa riflessioni intorno, ma sono il ritmo e i fiati a renderla uno spasso (farina del sacco di James Pankow, suonatore di trombone, di cui aggiungerò che è quello che suona i fiati in in Too much heaven dei Bee Gees) .

Can this feeling that we have together
Ooh, suddenly exist between
Did this meeting of our minds together
Ooh, happen just today, somewhere
I’d like to know,
Can you tell me, please don’t tell me
It really doesn’t matter anyhow
It’s just that the thought of us so happy
Appears in my mind, as a beautifully mysterious thing

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