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  • Domenica 19 dicembre 2021

A che punto siamo con le terze dosi

La province autonome di Trento e Bolzano stanno andando bene, mentre Sicilia, Calabria e Friuli Venezia Giulia sono in ritardo

(Cecilia Fabiano/LaPresse)
(Cecilia Fabiano/LaPresse)

Secondo gli ultimi dati aggiornati della campagna vaccinale, al momento la dose di richiamo di vaccino contro il coronavirus, la cosiddetta terza dose, è stata somministrata a quasi 14,6 milioni di persone, il 24,6 per cento della popolazione.

Come era già avvenuto per la prima e la seconda dose, anche le somministrazioni della terza dose sono influenzate dall’organizzazione italiana e dai problemi causati dalla gestione affidata alle singole regioni. Nelle regioni che in primavera sono riuscite a utilizzare più rapidamente le dosi a disposizione, molte più persone hanno già potuto ricevere la terza dose in quanto secondo le regole fissate dal ministero devono trascorrere 150 giorni dalla seconda dose.

Il prossimo grafico mostra la percentuale delle persone che hanno ricevuto la terza dose sul totale degli aventi diritto nelle regioni italiane. Come si può osservare, ci sono differenze tra le regioni: le uniche che al momento hanno superato il 60 per cento degli aventi diritto sono la Toscana e le province autonome di Trento e Bolzano. Le regioni che non hanno ancora raggiunto il 50 per cento sono Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia, l’unica regione al di sotto del 40 per cento.

Se si considerano solo le persone con più di 80 anni, la maggior parte delle quali ha diritto alla terza dose perché completamente vaccinate da più di 150 giorni, è stato superato l’80 per cento in Piemonte, Toscana, Molise, Emilia-Romagna e nelle province autonome di Bolzano e Trento. Le uniche due regioni al di sotto del 60 per cento sono Calabria e Sicilia.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità (ISS), l’efficacia garantita dal vaccino diminuisce cinque mesi dopo la somministrazione della seconda dose e aumenta in modo significativo dopo la dose di richiamo, la cosiddetta terza dose. È importante sottolineare come questa diminuzione sia una cosa normale, che succede con molti vaccini: i livelli di anticorpi e di alcuni tipi di cellule immunitarie si riducono infatti nel corso del tempo, proprio come avviene tra chi si è ammalato e ha sviluppato in un modo diverso (e più rischioso) quelle risorse.

I dati sono stati pubblicati nell’ultimo bollettino di sorveglianza settimanale: su tutta la popolazione, l’efficacia vaccinale media scende progressivamente dal 73,4% nei vaccinati con ciclo completo entro 150 giorni fino al 35,8% nei vaccinati, e risale al 75,5% negli individui vaccinati con la terza dose.

La terza dose garantisce anche una maggiore protezione contro le forme gravi della COVID-19 che possono causare un ricovero in terapia intensiva o nei casi peggiori la morte. L’efficacia contro la malattia severa per i vaccinati con ciclo completo da meno di 150 giorni è al 92,7%, mentre è all’82,6% per i vaccinati con ciclo completo da oltre 150 giorni, rispetto ai non vaccinati. Come nel caso delle diagnosi, l’efficacia risale nei soggetti vaccinati con la terza dose a un livello del 93,4%, leggermente più alto di quella osservata nei vaccinati con ciclo completo entro 150 giorni.

Tra le altre cose, l’ISS specifica che questi dati potrebbero essere influenzati dall’età della maggior parte delle persone che finora hanno ricevuto la terza dose: la campagna vaccinale, infatti, ha coinvolto inizialmente la popolazione più a rischio come gli anziani, e solo successivamente è stata aperta a tutto il resto della popolazione.

Per come è stata organizzata la campagna vaccinale, gli individui vaccinati da oltre 150 giorni, e che quindi hanno diritto di ricevere la terza dose, sono più a rischio di infezione, ricovero e morte rispetto al resto della popolazione vaccinata. Questo limite potrebbe portare a sottostimare i dati generali relativi all’efficacia: per avere risultati più precisi e affidabili servirà aspettare ancora qualche settimana.

Già con questi dati parziali, però, è piuttosto chiaro che con la terza dose cala il rischio di ricovero e di morte. Per questo è importante proteggere gli anziani, le persone più a rischio. Meno ricoveri per COVID-19 implicano inoltre che gli ospedali possano funzionare normalmente, senza finire al collasso come avvenuto durante le prime ondate, non solo per fornire assistenza a chi si è ammalato a causa del coronavirus, ma anche per tutti gli altri.

Intanto il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Francesco Figliuolo, ha detto che nelle prossime settimane non ci saranno problemi legati alla fornitura dei vaccini, come era successo in primavera. Entro la fine dell’anno verranno distribuiti altri 5 milioni di dosi, di cui la metà saranno del vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech. Altre dosi arriveranno a gennaio. «La macchina organizzativa c’è e sta andando avanti», ha detto Figliuolo. «Per contrastare la variante omicron bisogna correre con terze dosi».

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