• Italia
  • Venerdì 19 novembre 2021

Il processo allo Sgargabonzi

Un comico famoso per l'umorismo nero e assurdo è stato denunciato per diffamazione da Piera Maggio, la madre di Denise Pipitone

Lo Sgargabonzi nel programma “Una pezza di Lundini”.
Lo Sgargabonzi nel programma “Una pezza di Lundini”.

Al tribunale di Arezzo si sta svolgendo un processo particolare. L’imputato è lo Sgargabonzi, nome d’arte di Alessandro Gori, scrittore e autore comico toscano di una certa popolarità online, che è stato denunciato per diffamazione a mezzo stampa da Piera Maggio, la madre di Denise Pipitone, la bambina scomparsa da Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, il 1° settembre del 2004. La pena prevista per il reato va da sei mesi a tre anni, con una multa non inferiore a 516 euro. A gennaio potrebbe però scattare la prescrizione e il processo quindi si fermerebbe subito.

La vicenda risale a sette anni fa: per presentare uno spettacolo che doveva andare in scena in un circolo di Arezzo lo Sgargabonzi utilizzò alcune frasi, pubblicate sul suo profilo Facebook, che Piera Maggio giudicò offensive e che la spinsero alla denuncia. Al tribunale, la difesa sta cercando di spiegare ai giudici in cosa consista l’umorismo di Gori, e perché a suo avviso le frasi su Maggio non vadano interpretate letteralmente e senza considerare il contesto comico in cui sono inserite, e come rientrino nella libertà di espressione.

Da molti anni Gori ha una nicchia di pubblico molto appassionato e fedele, costruita prima con un blog e una pagina Facebook – che oggi ha circa 30mila follower –, poi con anni di spettacoli in piccoli teatri e infine con la raccolta di racconti Jocelyn uccide ancora, del 2018. Gori si è fatto conoscere e apprezzare per il suo umorismo nero e surreale, pieno di riferimenti alla cultura popolare italiana, di citazioni raffinate e occasionali oscenità. Il suo registro però è sempre stato molto chiaro ai suoi lettori, consapevoli del contesto intorno alle battute che prese singolarmente possono apparire talvolta crudeli, scabrose, incomprensibili, molto offensive.

Più di recente, peraltro, Gori ha collaborato stabilmente anche con il programma Una pezza di Lundini, condotto su Rai 2 da Valerio Lundini, per il quale scrive delle presentazioni assurde degli ospiti e interpreta un personaggio mascherato in uno sketch ricorrente. Nelle sporadiche apparizioni televisive, compare a volto coperto.

Per quanto la sua notorietà sia limitata, l’originalità della comicità dello Sgargabonzi è spesso riconosciuta tra addetti ai lavori. Nel 2016 il docente e filologo Claudio Giunta lo definì «il migliore scrittore comico italiano» in un lungo articolo su Internazionale, partendo dall’analisi di un suo testo in cui immaginava un paradossale scenario in cui Anna Frank argomenta con neutralità e quasi entusiasmo la scelta di consegnare il padre ai nazisti. Come spiega Giunta, anche in questi casi apparentemente estremi i soggetti delle battute e delle storie di Gori servono come pretesti per creare soluzioni narrative assurde e spiazzanti, giocando su un umorismo nonsense che prende spesso di mira personaggi universalmente riconosciuti come buoni o come vittime, oppure situazioni indiscutibilmente tragiche, che servono però a ridicolizzare il sistema culturale o sociale in cui sono inseriti, o più spesso quello in cui è inserito chi legge o ascolta.

È evidente però che un umorismo come quello dello Sgargabonzi funziona in un contesto di complicità con i lettori che scompare quando le sue battute vengono estrapolate o lette da chi non conosce il personaggio. È quello che è successo con Maggio.

Le frasi al centro del processo sono tre. Una diceva: «Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto del spot Lerdammer»; un’altra: «Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: …E non voglio più vedere quel faccino triste». Sulla locandina dello spettacolo, anch’essa pubblicata su Facebook, c’era poi scritto: «Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal – Giovanni Falcone: il Renato Rascel dell’antimafia?». Lo spettacolo non andò in scena perché i legali di Maggio presentarono una diffida e il Circolo Aurora decise quindi di annullarlo.

Durante la prima udienza, il 15 novembre, Maggio ha detto davanti al giudice che, leggendo quei post, percepì un’offesa diretta a lei e a sua figlia. Il legale dell’attore, Niki Rappuoli, ha risposto dicendo che l’intento di Gori «non era affatto quello di diffamare né la signora Piera Maggio né la figlia Denise. Il messaggio era tutt’altro, voleva essere una critica nei confronti del sistema televisivo che strumentalizza il dolore di una madre per la scomparsa di sua figlia».

Rappuoli ha poi citato il critico letterario del Corriere della Sera, Aldo Grasso: «In udienza ho prodotto un articolo di Aldo Grasso in cui si parla appunto del circo mediatico scatenato attorno al caso, auspicando almeno che il cinismo dei media possa portare ad avvicinarsi alla verità. Il senso delle frasi del mio assistito è lo stesso, solo che Aldo Grasso è un giornalista, mentre Gori è uno scrittore comico con il gusto del paradossale e del black humor, perciò si è espresso secondo il registro che gli è più congeniale».

L’avvocato ha anche detto che durante il processo, su cui scatterà a gennaio la prescrizione, chiamerà a testimoniare «alcuni professori universitari ed esperti in materia letteraria, di diversa provenienza, che hanno letto e percepito il contenuto del post incriminato, fanno parte di quella “intelligenza” di natura letteraria e culturale del nostro Paese e potranno riferire la continenza di queste espressioni nell’ambito di una certa cifra letteraria».

Nella prima udienza il legale ha anche depositato il libro Jocelyn uccide ancora che dovrebbe aiutare il giudice a inquadrare meglio lo stile comico dello scrittore. Nella seconda udienza, il 19 novembre, è stato chiamato a testimoniare Sergio Nenci, rappresentante legale del Circolo Aurora, colui che decise, sette anni fa, di annullare lo spettacolo dello Sgargabonzi.

Il 23 novembre, invece, è fissata la prima udienza di fronte al Gip relativamente alla richiesta, avanzata dalla Procura di Marsala, di archiviazione delle nuove indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone.