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  • Giovedì 11 novembre 2021

I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

Sono cresciuti i contagi, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi: l'incidenza dei casi più alta è stata in Friuli Venezia Giulia

Nell’ultima settimana c’è stata una significativa crescita dei nuovi casi di coronavirus, dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, e sono aumentati anche i decessi. È cresciuto il tasso di positività dei tamponi, un segnale piuttosto chiaro del fatto che l’aumento dei contagi non sia dovuto esclusivamente al maggior numero di tamponi eseguiti ogni giorno per via degli obblighi legati al Green Pass: il virus continua a circolare anche se gli effetti sulle terapie intensive e sui decessi sono più contenuti rispetto al passato, grazie all’efficacia del vaccino.

In questa fase dell’epidemia i contagi sono concentrati soprattutto in alcune regioni come Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano, dove l’incidenza dei contagi sulla popolazione è alta e alcuni ospedali sono in difficoltà a causa dell’arrivo di molti pazienti.

Dal 4 all’11 novembre in Italia sono stati trovati 43.585 casi di coronavirus, il 43,2 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. Rispetto all’andamento è bene precisare che l’1 novembre, giorno festivo, può avere influito sul lavoro dei laboratori: non si può escludere che nella settimana tra il 28 ottobre e il 3 novembre siano stati individuati meno casi per questo motivo. Dal totale dei contagi riportati negli ultimi sette giorni, inoltre, sono stati rimossi 354 casi notificati dalla Sicilia e risalenti ai mesi precedenti.

L’anomalia della settimana tra il 28 ottobre e il 3 novembre si può notare anche nel grafico che mostra l’andamento dei tamponi eseguiti.

Negli ultimi sette giorni si è superata per la prima volta la soglia di 3,3 milioni di test: per la precisione ne sono stati fatti 3 milioni 367mila e 198. L’evidente crescita avvenuta a partire dalla metà di ottobre si spiega con l’introduzione dell’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori e con la mancata adesione alla campagna vaccinale di milioni di persone. Oltre alla vaccinazione e alla guarigione recente, infatti, il certificato può essere ottenuto anche in seguito a un tampone negativo.

Nell’ultima settimana sono stati segnalati 327 morti, il 21,1 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. Le uniche regioni in cui non ci sono stati decessi sono la Basilicata e la Valle d’Aosta. In Friuli Venezia Giulia è stata segnalata l’incidenza più alta di decessi sulla popolazione: 1,7 morti ogni 100mila abitanti.

Trieste è stata ancora la provincia con l’incidenza più alta dei casi: nell’ultima settimana sono stati accertati 503 casi ogni 100mila abitanti. Nella provincia autonoma di Bolzano l’incidenza è stata di 285 casi ogni 100mila abitanti, e a Gorizia 272.

Come la scorsa settimana, in merito ai posti letto occupati dai malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili nelle terapie intensive, il Friuli Venezia Giulia è l’unica regione che ha superato la soglia di allerta del 10 per cento fissata dal ministero della Salute.

Umberto Lucangelo, primario della terapia intensiva dell’ospedale Cattinara di Trieste, ha detto al Corriere della Sera che la terapia semi intensiva è piena, che ci sono persone in attesa di essere ricoverate e che al momento in terapia intensiva sono stati occupati 11 posti da pazienti in gravi condizioni: «Se si superano i 18 bisogna ridurre gli interventi programmati. Siamo tornati allo schieramento di forze della seconda ondata».

I nuovi ingressi in terapia intensiva sono stati 243, il 31,4 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. Sono aumentati in particolare in Veneto, in Piemonte, nel Lazio e in Emilia-Romagna, oltre al Friuli Venezia Giulia.

Secondo i dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità e aggiornati al 31 ottobre, l’efficacia dei vaccini si conferma alta in tutte le fasce d’età. Per esempio, l’efficacia contro il decesso tra le persone con più di 80 anni è al 91 per cento: significa che gli anziani vaccinati con doppia dose hanno un rischio inferiore del 91 per cento di morire per la COVID-19 rispetto alle persone non vaccinate.

Finora in Italia 46,8 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste quasi 45,3 milioni risultano completamente vaccinate. Il 79 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 76,4 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Le regioni hanno somministrato il 91,6 per cento delle dosi disponibili.

Anche nell’ultima settimana c’è stata una diminuzione delle prime dosi somministrate ogni giorno. Nonostante l’introduzione del Green Pass obbligatorio per lavorare, 7,2 milioni di persone non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 12 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale che ha ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica quella di chi ha completato il ciclo vaccinale.