Perché ci sono così tante banconote?

Ne usiamo sempre di meno ma quelle in circolazione sono in aumento: c’entrano la criminalità e gli equilibri economici, dice l’Economist

(AP Photo/Kin Cheung)
(AP Photo/Kin Cheung)

Ormai da diversi anni economisti e banchieri centrali cercano di risolvere il cosiddetto “paradosso delle banconote”, una questione di politica monetaria che funziona più o meno così: da decenni, in tutte le economie sviluppate, i pagamenti in contanti sono sempre di meno, ma la quantità e il valore delle banconote in circolazione sono sempre di più. Ma perché vengono stampate sempre più banconote, se apparentemente nessuno le usa? Come ha scritto l’Economist, le banche centrali hanno provato a dare diverse spiegazioni a questo paradosso, nessuna particolarmente soddisfacente.

La risposta più probabile – e la più imbarazzante per il sistema finanziario internazionale – è che la grande richiesta di contante sia da attribuire all’attività di gruppi criminali e organizzazioni illecite, per le quali il contante è il modo più sicuro per operare e finanziarsi senza rischiare di essere scoperti dalle autorità. Ma nonostante questo, scrive sempre l’Economist, le autorità finanziarie mondiali stanno facendo poco per arginare il problema e riformare il sistema dei contanti. In parte perché lo ritengono meno importante rispetto ad altre grosse questioni finanziarie, e in parte perché gli attuali equilibri economici e politici rendono sconveniente limitare l’emissione di banconote.

Negli ultimi anni, l’utilizzo di contanti per i pagamenti da parte dei cittadini si è ridotto notevolmente in tutte le economie sviluppate. Questa tendenza è stata accentuata nell’ultimo anno e mezzo di pandemia da coronavirus, che ha favorito la diffusione di sistemi di pagamento digitali e contactless. Secondo la Banca centrale europea (BCE), soltanto nel 2020 il valore dei pagamenti non in contanti in euro è aumentato dell’8,7 per cento, mentre il valore dei pagamenti in contanti è in lento e costante calo da un paio di decenni, benché tra il 70 e l’80 per cento di tutte le transazioni si continui a fare in contanti.

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La crisi delle transazioni in contanti, però, non è corrisposta a una crisi dei contanti. In Europa come negli Stati Uniti la quantità e il valore dei contanti in circolazione è in aumento costante. Nel 2020 negli Stati Uniti, mentre l’utilizzo dei contanti tra la popolazione crollava, il valore del contante in circolazione aumentava del 16 per cento rispetto al 2019. Lo stesso avveniva nell’Unione Europea, con un aumento dell’11 per cento.

In 20 anni, il valore totale delle banconote denominate in dollari è quadruplicato, e quello delle sterline è triplicato (il valore delle banconote in euro è aumentato ancora di più, ma poiché si tratta di una valuta nata circa 20 anni fa il dato è meno rilevante).

Riducendo la questione ai minimi termini, si può dire che il contante in circolazione aumenta perché aumenta la domanda. Tutte le principali istituzioni finanziarie non hanno limiti particolari sull’emissione di contante, e anzi uno dei loro obiettivi è quello di garantirne la disponibilità. Tutte le volte che una banca commerciale deposita presso la banca centrale del suo stato una certa quantità di valuta elettronica chiedendo contante, la banca centrale le dà indietro contante equivalente al valore del deposito. Dunque, se le banche centrali continuano a mettere in circolazione contante, la ragione è che ci sono sempre più enti che ne fanno richiesta. Il problema è che è difficile capire perché se ne faccia richiesta, considerando che l’utilizzo del contante per pagare beni e servizi è sempre meno diffuso.

È da anni che i banchieri centrali cercano di spiegarsi questo paradosso, con risultati poco soddisfacenti. Nel 2009 Andrew Bailey, al tempo dirigente della Bank of England (la Banca centrale britannica; oggi Bailey ne è il governatore) spiegò il paradosso delle banconote dicendo che a causa della crisi finanziaria sempre più persone preferivano tenersi denaro in casa; inoltre il numero degli sportelli automatici per il ritiro di denaro stava aumentando, e questo rendeva necessario utilizzare più contanti per tenerli riforniti. Negli anni successivi entrambe queste ragioni sono state smentite: la crisi è finita e il numero degli sportelli automatici nel Regno Unito è in calo da anni, ma i contanti in circolazione continuano ad aumentare.

La FED, la Banca centrale americana, cercò di spiegare il fenomeno dicendo che siccome l’inflazione e i tassi d’interesse sono molto bassi ormai da decenni, i cittadini non avevano incentivi a depositare il loro contante in banca: se le banconote non perdono valore e se mettendole in banca si guadagna molto poco in interessi, non c’era ragione di non tenere con sé il proprio contante.

A febbraio del 2021 la BCE ha cercato di spiegare il paradosso delle banconote con uno studio che tuttavia è molto poco soddisfacente. La BCE nota che soltanto tra il 20 e il 22 per cento delle banconote in circolazione viene usato per comprare beni e servizi all’interno dell’Unione Europea, tra il 28 e il 50 per cento delle banconote viene conservato come riserva di valore (cioè come risparmi) e non speso, mentre tra il 30 e il 50 per cento delle banconote in euro si trova all’estero. La ragione del proliferare costante delle banconote, però, non è spiegata con chiarezza, anche se la BCE insiste molto sul fatto che sempre più banconote in euro sono usate come riserva di valore.

Nessuna delle spiegazioni ufficiali fornite dalle istituzioni finanziarie internazionali cita le attività illegali o la criminalità organizzata. Ma questa, secondo l’Economist, è la ragione principale per cui la circolazione del contante è ancora così alta e in aumento. A partire dagli anni Ottanta, il sistema bancario internazionale è diventato sempre più sorvegliato e controllato, e il riciclaggio di denaro tramite banche e conti offshore sempre più difficile. L’unico modo per condurre attività economica illecita, ormai, passa dall’uso di contanti, che sono difficili da rintracciare (benché da qualche tempo anche l’utilizzo delle criptovalute sia in crescita).

Secondo alcune stime, circa la metà di tutte le banconote in circolazione viene usata «per consentire ai criminali di eludere la sorveglianza sempre più attenta dei governi sul sistema finanziario».

L’Economist cita un grosso caso di sequestro di contanti avvenuto nel 2020, quando una donna fu fermata all’aeroporto di Londra con sei valigie piene di contanti, per un valore totale di quasi due milioni di sterline (circa 2,3 milioni di euro) che la donna stava cercando di trafugare all’estero. Si trattò del più grosso sequestro di contante dell’anno nel Regno Unito, ma fu un segnale d’allarme per le autorità, perché il fatto che due milioni di sterline fossero trafugati in maniera così rudimentale (nei bagagli su un aereo di linea) mostrava come quella somma fosse trascurabile per il gruppo criminale che aveva organizzato il trasporto, e come probabilmente alle autorità sfuggissero spostamenti di contanti molto superiori.

Ci sono diverse soluzioni che le istituzioni finanziarie potrebbero adottare per limitare il problema. Una delle più semplici sarebbe eliminare dalla circolazione le banconote di taglio più alto, come quelle da 500 o 200 euro, il cui grande valore nominale rende il riciclaggio e il loro utilizzo per attività illecite molto più facile.

Le banconote da 500 euro permettono infatti di spostare o nascondere grandi quantità di denaro in poco spazio e per questo sono usate spesso per attività illecite. In un pacchetto di sigarette, per esempio, è possibile conservare fino a 40 banconote da 500 euro, per un valore di 20 mila euro. Una busta piena di 2 mila banconote da 500 euro ha un valore di 1 milione di euro e un peso di poco più di 2 chili, mentre per arrivare a 1 milione di euro con tagli da 20 euro servirebbero 50 mila banconote e alcune valigie.

Ci sono buoni propositi in merito (alcuni paesi dell’Unione Europea, per esempio, vorrebbero rendere illegali le banconote da 500 euro), ma ci sono anche molte resistenze, sia per ragioni culturali sia economiche. In Germania, per esempio, l’eccezionale attenzione alla privacy porta molte persone a diffidare dei mezzi di pagamento elettronico, e molti tedeschi continuano a usare i contanti anche per spese grosse. La BCE in ogni caso ha interrotto la produzione di banconote da 500 euro, ma in circolazione ce ne sono ancora 400 milioni di pezzi (e 750 milioni di banconote da 200 euro).

Tra le ragioni citate dall’Economist per cui ancora il sistema dei contanti non è stato riformato c’è il fatto che i banchieri centrali faticano a occuparsene perché devono affrontare quotidianamente questioni macroeconomiche molto più pressanti.

Un’altra ragione dipende dal fatto che l’emissione dei contanti è una fonte di reddito per gli stati. Questo avviene tramite il cosiddetto “signoraggio”, che è un fenomeno ben noto, studiato e riconosciuto da tutte le autorità finanziarie, e non ha niente a che vedere con le teorie del complotto che andavano di moda qualche anno fa. Secondo la Banca d’Italia, il signoraggio è «l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta» e consiste, per farla breve, negli interessi che le banche centrali ottengono facendo fruttare la contropartita che ricevono per le banconote in circolazione. Il reddito da signoraggio, benché non piccolo, corrisponde comunque a somme ridotte per l’economia nel suo complesso (in Italia è circa lo 0,02 per cento del PIL) ed è quasi per intero versato allo stato.

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Il punto, in ogni caso, è che grazie all’emissione delle banconote gli stati ottengono – in maniera non controversa, ricordiamolo – una piccola ma non indifferente entrata.

Questo, scrive l’Economist, fa sì che molti stati siano restii ad adottare misure come l’eliminazione dalla circolazione delle banconote di grosso taglio: «Se la FED o la BCE si impegnassero a eliminare le banconote di grosso taglio, per esempio, i criminali internazionali cambierebbero valuta per le loro operazioni. Questo significherebbe che tutti i profitti derivati dalla stampa di banconote andrebbero alla banca centrale che continuerebbe a emettere quelle banconote, e che gli altri otterrebbero scarsi benefici dalla riduzione del crimine globale». L’unica soluzione possibile, cioè un’azione multilaterale e concertata, sembra molto difficile: nessuna grossa istituzione finanziaria, almeno per ora, se ne sta occupando.

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