Sono state decise le prime condanne nell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Verona

(ANSA)
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Martedì il giudice per l’udienza preliminare (gup) del tribunale di Verona ha pronunciato le prime condanne nei confronti di alcune delle persone imputate nell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Verona, che aveva portato a decine di arresti nel giugno del 2020.

Le indagini avevano rilevato l’esistenza di una rete di rapporti illeciti tra i membri del clan degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, al cui vertice c’era Antonio Giardino, e alcuni dirigenti dell’AMIA, una società municipalizzata veronese operante nel settore della raccolta dei rifiuti urbani. Inizialmente tra gli indagati c’era anche Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, accusato di concorso in peculato. Il nome di Tosi però era stato poi tolto dalla lista degli indagati.

Le condanne decise martedì hanno riguardato 11 dei 23 imputati che avevano chiesto di essere giudicati con rito abbreviato: le pene più alte sono state inflitte a due affiliati alla cosca, Ottavio Lumastro, condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere, e Ruggero Giordano Giardino, figlio di Antonio Giardino, condannato a 11 anni e e 8 mesi. L’ex presidente di AMIA, Andrea Miglioranzi, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per corruzione, ma per lui è caduta l’accusa di tentata turbativa d’asta con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, per cui rischiava 8 anni di carcere. È stato invece assolto Ennio Cozzolotto, ex direttore generale di AMIA, accusato di tentata turbativa d’asta.