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  • Martedì 2 novembre 2021

Il più grande deposito di relitti della Gran Bretagna

Più di un secolo fa decine di imbarcazioni furono abbandonate alla foce del fiume Severn, creando un paesaggio particolare

Purton, Gloucestershire, Inghilterra (Matt Cardy/Getty Images)
Purton, Gloucestershire, Inghilterra (Matt Cardy/Getty Images)

Nell’inverno del 1909, vicino a un villaggio della contea inglese del Gloucestershire, Purton, una piccola flotta di chiatte in esubero, inizialmente destinate al trasporto del legname, fu intenzionalmente abbandonata sulla sponda orientale del fiume Severn, di cui un lungo tratto era franato da poco. L’obiettivo era creare una barriera artificiale che rafforzasse la sponda del fiume dall’azione erosiva delle maree e proteggesse gli argini di un tratto dell’adiacente canale di Gloucester e Sharpness, aperto nel 1827 e un tempo tra i più ampi, profondi e trafficati al mondo.

L’appello fu rivolto a tutti i proprietari di barche commerciali e l’operazione fu resa più urgente dal fatto che il Severn – il più lungo fiume del Regno Unito, che nasce in Galles e attraversa tre contee in Inghilterra – sfocia nel canale di Bristol attraverso un estuario contraddistinto da una notevole ampiezza di marea. Quelle chiatte furono le prime di una lunga serie di vecchie imbarcazioni abbandonate nei decenni successivi per continuare a “puntellare” la riva lungo la sponda orientale del Severn nel tratto tra Purton e Sharpness.

L’area in cui si trovano le navi abbandonate, lunga circa un chilometro e mezzo, è oggi nota come Purton Hulks (o Purton Ships’ Graveyard, il cimitero delle navi di Purton) ed è considerato il più grande deposito di relitti a cielo aperto – circa 86 imbarcazioni, di vario tipo, forma e materiale – di tutta la Gran Bretagna.

La maggior parte delle imbarcazioni, provenienti da tutte le isole britanniche e tutte costruite tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, fu abbandonata durante gli anni Cinquanta. Alcune sono contraddistinte oggi da targhe che ne riportano il nome, la data di costruzione e la data di abbandono. Oltre alle chiatte d’acciaio furono utilizzate particolari navi mercantili in uso sul Severn e sul Wye, e anche imbarcazioni in cemento armato, più economico dell’acciaio e più facilmente reperibile negli anni della Prima guerra mondiale.

Quasi tutte le imbarcazioni, scelte tra quelle in disuso o in esubero, furono abbandonate seguendo una stessa procedura. Venivano inizialmente rimorchiate dal molo di Sharpness durante un periodo di alta marea e quindi liberate in modo che la corrente le trasportasse lungo la sponda orientale del Severn. A bordo delle navi, una volta incagliate lungo il bordo del fiume, venivano praticati dei fori negli scafi durante i periodi di bassa marea, in modo da permettere poi all’acqua di sommergerle e al limo fluviale di depositarsi all’interno nel periodo di alta marea. Questa pratica trasformò, nel tempo, le imbarcazioni in una sorta di barriera artificiale integrata nella sponda del fiume.

Molti dei relitti sono oggi in condizioni di avanzato degrado, e alcuni si trovano incagliati e immersi nel terreno così a fondo e da così tanto tempo da essere appena visibili attraverso la vegetazione presente lungo la sponda del Severn. Tra le imbarcazioni aggiunte nel corso dei decenni – le ultime operazioni risalgono agli anni Settanta – e ancora visibili ci sono alcune chiatte in ferrocemento costruite durante la Seconda guerra mondiale e la scuna Katherine Ellen, un piccolo veliero sequestrato dal governo nel 1921 per aver consegnato armi all’IRA, l’organizzazione che lottava per l’indipendenza irlandese.

Dal 2000, l’area di Purton Hulks è interessata da una serie di ricerche archeologiche finanziate attraverso fondi privati per cercare di raccogliere informazioni sulle navi, riportare alla luce quelle nascoste sotto il livello del terreno e classificarle nel Registro nazionale delle navi storiche, un ente pubblico britannico collegato al Dipartimento per il digitale, la cultura, i media e lo sport. Le operazioni sono condotte in collaborazione con la società “Friends of Purton”, impegnata nella ricerca e nella protezione del “cimitero delle navi di Purton” dagli atti vandalici, dalle attività dei visitatori in cerca di souvenir o da quella delle persone in cerca di legna da ardere.

«I relitti non rimarranno qui per sempre. Il ferro si decomporrà, il legno marcirà. Ma non dovremmo affrettarne la fine», ha detto lo storico Paul Barnett, tra i fondatori di “Friends of Purton” e principale curatore del sito.