Breve storia dei vampiri

A diffondere la leggenda di creature immortali, pallide e ghiotte di sangue furono le malattie e le guerre nell'Est Europa nel '700

Dal film “Intervista col vampiro”
Dal film “Intervista col vampiro”

Oggi i vampiri – intesi come quelle creature fantastiche e immortali che si nutrono del sangue degli esseri umani – sono figure universalmente note e popolari, oggetto di una specie di culto che peraltro è stato ravvivato lo scorso decennio dall’enorme successo dei libri e dei film della saga Twilight, che provocò una serie di imitazioni e una nuova ondata di popolarità per le storie di vampiri. Il vampiro canonico che si è tramandato nella letteratura e nel cinema – di un bell’aspetto spettrale, elegante e magro – si deve a Dracula di Bram Stoker, ma è molto diverso dal demone del folklore slavo da cui deriva.

Come racconta su The Conversation Stanley Stepanic, docente di letteratura e lingua slava alla University of Virginia, il primo riferimento conosciuto ai vampiri risale al 1047, in uno scritto in russo antico che parlava di entità spiritiche chiamate upir. L’origine di questo termine è incerta, ma potrebbe avere un significato legato alla caratteristica di queste entità che, secondo la credenza popolare, apparivano in occasione di rituali funebri. In sostanza, scrive, upir sarebbe una perifrasi per evitare di nominare direttamente l’entità, di cui quindi non conosciamo il vero nome.

La funzione che questi antichi spiriti avevano, spiega Stepanic, era la stessa di tante entità presenti nelle culture in altre parti del mondo: essere incolpate delle sventure. In particolare erano ritenute portatrici di malattie, in un’epoca in cui virus e batteri non erano conosciuti e di molte cose non si poteva avere una spiegazione scientifica. «Sono sempre stato affascinato dalla popolarità dei vampiri, date le loro origini di creature demoniache fortemente associate ai malanni», ha scritto Stepanic. Il folklore dell’Est Europa le immaginava come entità che rianimavano i corpi di persone morte e andavano in giro a diffondere malattie, morte e devastazione.

Non si sa se sia stata una malattia specifica a generare il mito dei vampiri, ma alcune sembrano aver contribuito a dargli una forma. La rabbia, per esempio, che è una malattia nota da moltissimo tempo e si trasmette con un morso dagli animali: causa idrofobia, altera il ritmo sonno-veglia e induce sensibilità alla luce, tutte caratteristiche tipiche dei vampiri. Un’altra malattia che può aver contribuito alla fortuna del mito dei vampiri è la pellagra, che si contrae in casi di mancanza di vitamine del gruppo B e causa diarrea, dermatiti e demenza. In certi casi può causare anche sensibilità alla luce del sole e quindi portare a un colorito cadaverico, tratto tradizionale dei vampiri.

Le malattie spiegano l’origine del mito solo in parte, ma hanno avuto un ruolo fondamentale durante il periodo della sua maggior diffusione, cioè la prima metà del Settecento, quando ci fu un’estesa epidemia di varie malattie nell’Europa orientale che molte persone si spiegarono con la presenza dei vampiri. Per evitare che i morti fossero “rianimati”, le persone cominciarono a disseppellire i corpi, a trafiggerli con bastoni di legno, ricoprirli di aglio, elementi che nella tradizione slava erano già presenti da secoli. Venivano anche bruciati o decapitati. Stepanic racconta che in quel periodo i soldati di mezza Europa transitarono in quelle regioni per combattere contro l’impero ottomano, e rimasero impressionati dalle tombe riesumate, riportando poi le storie sui vampiri nel resto del continente.

In questo periodo comunque i vampiri erano immaginati con caratteristiche diverse rispetto a quelle assunte in seguito: per esempio, non solo bevevano il sangue, ma divoravano anche le persone (comprese le ossa) e i capi di bestiame.

La diffusione delle leggende sui vampiri, spiega Stepanic, fu dovuta anche a una sorta di “tempesta perfetta” che all’epoca colpì l’Europa orientale: oltre alle malattie, ci furono sconvolgimenti politici e religiosi. I popoli di questa zona furono invasi dalle potenze circostanti e le loro culture oppresse o limitate, in particolare dall’impero asburgico e da quello ottomano. Invasioni straniere e guerre continue contribuirono così a diffondere l’isteria e la superstizione che facevano circolare le leggende sui vampiri.

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