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  • Domenica 26 settembre 2021

Il più grande scandalo nella storia delle Paralimpiadi

Nella squadra maschile spagnola di basket che vinse l'oro a Sydney 2000 c'erano soltanto due atleti disabili su dodici giocatori

La squadra di basket spagnola a cui venne revocata la vittoria alle Paralimpiadi di Sydney
La squadra di basket spagnola a cui venne revocata la vittoria alle Paralimpiadi di Sydney
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Alle Paralimpiadi di Sydney 2000 la squadra spagnola di basket maschile vinse a mani basse il torneo riservato agli atleti con disabilità mentali. In un contesto amichevole e generalmente privo di grandi rivalità come quello delle Paralimpiadi, sembrò inizialmente una storia di successo.

Pochi giorni dopo la fine della manifestazione, però, uno dei componenti di quella squadra rivelò che quasi l’intera selezione che aveva stravinto il torneo non aveva i requisiti per partecipare: cioè non aveva alcuna disabilità mentale.

Recentemente l’unica persona ritenuta responsabile dell’imbroglio ha scritto una lettera alla BBC in cui ha negato di esserne stato al corrente, facendo di nuovo parlare di quello che è considerato il più grande scandalo nella storia degli sport paralimpici.

– Leggi anche: Tre storie recenti di imbrogli sportivi

Fernando Martin Vicente, l’allora presidente della federazione spagnola di atleti con difficoltà di apprendimento, era stato fra le persone che nel 1996 avevano contribuito in modo decisivo all’introduzione di quella specifica categoria di disabilità alle Paralimpiadi di Atlanta. Si era avvicinato agli sport paralimpici per via della disabilità della figlia, fino a ricoprire ruoli dirigenziali a livello nazionale.

Alle Paralimpiadi di Sydney la selezione spagnola di Vicente si presentò con dodici convocati che sembrarono molto competitivi fin dalla prima partita. Sconfissero Portogallo, Brasile e Giappone ai gironi, e poi la Polonia in semifinale.

Le vinsero tutte con almeno quindici punti di distacco e furono l’unica squadra a rimanere imbattuta. La finale contro la Russia fu quasi una formalità e si concluse con un netto 87-63, ma il dominio dimostrato sul campo dagli spagnoli non fece discutere più di tanto, almeno durante il torneo.

Finite le Paralimpiadi, uno dei membri della squadra rivelò a tutti quello che c’era dietro. Si chiamava Carlos Ribagorda, era un giocatore amatoriale di basket, senza disabilità, che di lavoro faceva il giornalista economico per la rivista madrilena Capital. Si era fatto coinvolgere nel giro della squadra proprio per rivelarne l’imbroglio.

Sul suo giornale Ribagorda spiegò che oltre a lui in squadra c’erano altri nove giocatori non disabili, alcuni dei quali avevano partecipato anche alle vittorie internazionali ottenute negli anni precedenti, le quali avevano garantito maggiori finanziamenti alla federazione di Vicente.

Prima delle Paralimpiadi — scrisse Ribagorda su Capital — nessun giocatore era stato sottoposto ai test sul quoziente intellettivo necessari per essere classificati in quella categoria di disabilità. «Penso che la gente la vedesse come l’opportunità per farsi un viaggio gratuito in Australia. C’era anche un po’ di orgoglio nell’indossare la maglia della rappresentativa spagnola» disse anni dopo al Guardian.

Ne nacque uno scandalo enorme che ebbe conseguenze per oltre un decennio, anche perché si venne a scoprire che quei metodi erano stati usati anche in altre discipline, sempre dalla delegazione spagnola.

Inizialmente ci finirono di mezzo tutti, dai dirigenti ai giocatori, ai quali venne revocata la medaglia d’oro vinta a Sydney. Sul piano giudiziario, però, la sola persona ritenuta responsabile fu Vicente, che si dichiarò colpevole, fu bandito dallo sport paralimpico, multato di circa 6mila euro e condannato a restituire 142mila euro di finanziamenti.

Data la portata dello scandalo e le successive difficoltà incontrate dal Comitato Paralimpico Internazionale nello stabilire nuovi parametri di classificazione per atleti con disabilità mentali, tutte le discipline della categoria vennero escluse dai Giochi per le successive due edizioni.

A inizio settembre la BBC ha riproposto la storia tramite la testimonianza di Dan Pepper, ex atleta paralimpico che in seguito allo scandalo perse l’opportunità di partecipare alle Paralimpiadi. Dopo otto anni di silenzio, lo speciale della BBC ha spinto Vicente a difendersi con una lettera in cui sostiene di essersi preso la colpa in quanto presidente federale e vice presidente del comitato paralimpico spagnolo, ma che le accuse mosse contro di lui furono «assurde e infondate», senza però indicare altri responsabili.

Ramon Torres, capitano della Spagna a Sydney e uno degli unici due atleti con disabilità mentali certificate in quella squadra, ha voluto rispondere a sua volta: «Vicente dice che ora non ne sa più niente, ma non può comportarsi così. Dovrebbe soltanto dire che gli dispiace, e io ne sarei molto, molto contento».