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  • Lunedì 20 settembre 2021

La Serie A è tornata a Venezia

Il calcio sull'isola di Sant'Elena la fa sembrare una città come le altre, ma il bisogno di uno stadio in terraferma è sempre lì

di Pietro Cabrio

Il rio di Sant'Elena e la tribuna dello stadio Pier Luigi Penzo (Il Post)
Il rio di Sant'Elena e la tribuna dello stadio Pier Luigi Penzo (Il Post)

Domenica 19 settembre, quasi vent’anni dopo l’ultima volta, la squadra di calcio del Venezia è tornata a giocare una partita di Serie A sull’isola di Sant’Elena, all’estremità orientale del centro storico.

Lì c’è lo stadio Pier Luigi Penzo, il secondo impianto più vecchio d’Italia dopo il Luigi Ferraris di Genova. In passato il calcio al Penzo è stata una delle cose che hanno fatto sembrare Venezia una città come le altre. Nei vent’anni che sono trascorsi dall’ultima stagione della squadra in Serie A, però, la città sembrava averlo dimenticato.

Tra ridimensionamenti, fallimenti e anni passati nelle serie minori, il Venezia è rimasto a lungo ignorato o quasi. Tutto è cambiato con l’arrivo della nuova e ambiziosa proprietà americana, che dopo l’entusiasmo del pubblico ha riportato in città la Serie A e ora punta a farcela rimanere, anche se non sarà semplice.

Era da trent’anni che il Penzo non veniva ristrutturato. Per poter ospitare la Serie A è stato smontato e rimontato in circa tre mesi, motivo per cui la squadra ha giocato le prime tre partite della stagione in trasferta, e quelle di Coppa Italia al Paolo Mazza di Ferrara, lo stadio della Spal.

Il Penzo è passato da 7.500 a 11.500 posti. Sono state rifatte tre tribune su quattro, gli impianti acustici e l’illuminazione, gli spogliatoi, il campo, le panchine e l’area stampa. Il club ha deciso inoltre di levare ogni tipo di barriera tra spalti e campo, un caso unico sia per la Serie A che per il calcio professionistico italiano in generale.

Eppure per il Venezia lo stadio è un problema fin da quando, vent’anni fa, l’allora proprietario Maurizio Zamparini lasciò la squadra al comune per le difficoltà incontrate nella costruzione di un impianto in terraferma, investimento ritenuto indispensabile per la sostenibilità del club.

Per quanto sia caratteristico e unico nel suo genere, la collocazione del Penzo rappresenta infatti un problema per la crescita del Venezia. L’isola di Sant’Elena è il punto più lontano del centro storico, nascosta dietro i giardini della Biennale. Le squadre arrivano da Mestre o dalla stazione Santa Lucia in taxi d’acqua o imbarcazioni private. Per i tifosi che arrivano dalla provincia può essere un viaggio di due ore, senza contare i disagi legati al maltempo, che in laguna si sentono più che altrove, e l’affollamento dei vaporetti. Gli spazi circostanti l’impianti sono inoltre limitati e non c’è possibilità di espansione.

Da quattro anni l’attuale proprietà americana ha pronto un progetto preliminare per la costruzione di uno stadio in terraferma, tra Mestre e l’Aeroporto Marco Polo di Tessera, che però, tra le difficoltà incontrate dalla squadra in Serie B tra il 2018 e il 2020 e la successiva pandemia, è rimasto finora bloccato.

Per l’attuale presidente Duncan Niederauer, ex responsabile della borsa di New York, il progetto non è stato abbandonato, ma le condizioni dovranno migliorare per poter dargli un seguito.

Intanto però il Venezia si è già ritagliato uno spazio ben definito tra gli appassionati. Come cura dell’immagine e marketing viene considerata fra le squadre più interessanti d’Europa, aiutata naturalmente dalla fama della città. Anche con il nuovo sponsor tecnico Kappa, le sue maglie sono andate esaurite come negli anni passati, se non ancora più velocemente: non se ne troveranno ancora fino a novembre.

Dal lato sportivo, il club cercherà di ritagliarsi uno spazio anche in Serie A. Dopo l’impatto iniziale con un campionato di livello superiore, la squadra, quasi completamente rifatta in estate, ha ottenuto la sua prima vittoria alla terza giornata contro l’Empoli. Il debutto in casa, invece, è andato male: lo Spezia ha vinto 2-1 con il gol decisivo segnato nei minuti di recupero.