Anche senza Christo, a Parigi stanno impacchettando l’Arco di Trionfo

L'artista aveva progettato l'opera tempo fa con la moglie Jeanne-Claude, e sarà infine inaugurata a oltre un anno dalla sua morte

Lavori di preparazione per "L’Arc de Triomphe empaqueté" di Christo e Jeanne-Claude, 12 settembre 2021 (AP Photo/Rafal Yaghobzadeh)
Lavori di preparazione per "L’Arc de Triomphe empaqueté" di Christo e Jeanne-Claude, 12 settembre 2021 (AP Photo/Rafal Yaghobzadeh)

A sessant’anni dalla sua ideazione e dopo il rinvio dello scorso anno causato dalla pandemia, il prossimo 18 settembre sarà inaugurato a Parigi L’Arc de Triomphe empaqueté, l’impacchettamento postumo dell’Arco di Trionfo, un progetto dell’artista francese Christo, morto nel maggio del 2020, e della moglie Jeanne-Claude, morta nel 2009. I collaboratori di Christo hanno detto di sentirsi in dovere di portare a termine l’opera che lui aveva progettato nei minimi dettagli: «Christo mi ha fatto promettere che l’avrei finito», ha detto Vladimir Yavachev, nipote dell’artista e supervisore del progetto.

Christo e la moglie Jeanne-Claude, che nella loro lunga carriera impacchettarono molte cose, idearono l’opera all’inizio degli anni Sessanta, poco dopo che lui si era trasferito dalla Bulgaria a Parigi. All’epoca però la coppia non aveva ancora né la rilevanza artistica né quella politica per ottenere il permesso di portare a termine un’impresa così imponente. L’idea nacque guardando l’Arco, voluto da Napoleone Bonaparte per celebrare la vittoria nella battaglia di Austerlitz, dal loro primo appartamento parigino, in avenue Foch. Tornò più volte nei loro progetti, in forma di fotomontaggio o collage.

La concreta ripresa della realizzazione dell’opera sull’Arco, che è alto 50 metri, largo 45 e profondo 22, risale al 2017. I lavori preparatori, portati avanti da una squadra composta da 95 persone, erano iniziati lo scorso luglio: furono montate circa 400 tonnellate di impalcature di acciaio da cui qualche giorno fa sono stati “srotolati” i primi drappi di polipropilene riciclabile blu e argentato (ne serviranno 25 mila metri quadrati in tutto) tenuti insieme da 3 mila metri di corda rossa.

L’effetto finale è stato descritto dallo stesso Christo prima di morire: «Sarà come un oggetto vivente che si animerà nel vento e rifletterà la luce. Le pieghe si muoveranno, la superficie del monumento diventerà sensuale. Le persone avranno voglia di toccare l’Arco di Trionfo».

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Centro dei Monumenti Nazionali e il sostegno del Comune di Parigi, costerà 14 milioni di euro ed è stato finanziato interamente attraverso la vendita di studi e disegni preparatori, di plastici e litografie originali degli anni Cinquanta e Sessanta con altri soggetti. L’opera non ha ricevuto finanziamenti pubblici, né privati.

– Leggi anche: Che cosa ha fatto Christo, prima

L’installazione ha subito diversi ritardi a causa della nidificazione di una coppia di uccelli sul monumento (la Lega francese per la protezione degli uccelli si era opposta all’impacchettamento proprio durante la stagione riproduttiva) e poi per la pandemia. Nel frattempo Christo era morto, riuscendo comunque a portare a termine tutte le scelte e i dettagli intorno all’opera.

(un timelapse realizzato da Perle Productions)

L’Arc de Triomphe empaqueté si potrà vedere dal prossimo 18 settembre e fino al 3 ottobre: il traffico che circonda il monumento in Place Charles de Gaulle sarà deviato nei fine settimana per permettere alle persone di avvicinarsi, toccare e girare intorno all’opera.

A partire dagli anni Sessanta Christo e Jeanne-Claude erano diventati tra i principali esponenti della “land art“, una forma d’arte basata sull’intervento sul territorio naturale, in particolare in grandi spazi come deserti, praterie o laghi. Dagli anni Sessanta in poi la coppia aveva realizzato installazioni molto appariscenti in giro per il mondo: tutte temporanee – costruite e poi smontate – di cui restano foto e video.

La loro prima importante opera la realizzarono proprio a Parigi, nel 1961: era un muro di barili che bloccava rue Visconti e fu interpretata come una protesta nei confronti del muro di Berlino, costruito quell’anno. Sempre a Parigi fu installata una delle loro opere più famose, dopo nove anni di richieste e negoziati, quando l’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac diede loro il permesso di imballare il più vecchio ponte della città: Pont Neuf. L’imballaggio iniziò il 25 agosto e fu mantenuto fino al 22 settembre del 1985. Furono usati 40 mila metri quadrati di telo di poliestere giallo ocra.