Il grande giorno del bitcoin a El Salvador non è andato come sperato

Il primo paese a introdurli come moneta legale ha avuto un sacco di problemi, e il valore della criptovaluta è crollato

Proteste contro l'adozione del bitcoin a El Salvador (AP Photo/Salvador Melendez)
Proteste contro l'adozione del bitcoin a El Salvador (AP Photo/Salvador Melendez)

Martedì El Salvador è diventato il primo paese al mondo ad accettare il bitcoin come moneta con valore legale. Il progetto, approvato dal parlamento locale lo scorso giugno, era stato annunciato con gran entusiasmo dal presidente Nayib Bukele, un forte sostenitore delle criptovalute, ma fin dal primo giorno ha avuto problemi tecnici e incidenti, che hanno provocato un’interruzione temporanea del servizio e, martedì sera, hanno contribuito a un grave crollo del valore del bitcoin.

Il progetto di El Salvador prevede che il bitcoin si affianchi al dollaro come valuta legale del paese, e che possa essere usato per fare acquisti e accumulare risparmi. L’adozione della criptovaluta in El Salvador è considerata un esperimento innovativo e un importante passo in avanti dagli investitori in criptovalute, e secondo il presidente Bukele porterà benefici e vantaggi ai cittadini di uno dei paesi più poveri dell’America Latina. Molti esperti sono tuttavia di parere contrario: secondo il Fondo monetario internazionale (FMI) l’adozione del bitcoin da parte di El Salvador sarebbe una mossa azzardata e potenzialmente pericolosa.

Soprattutto, tra la popolazione l’adozione del bitcoin è vista con notevole diffidenza: molti salvadoregni temono che la volatilità della criptovaluta possa intaccare i loro risparmi, e secondo i sondaggi due terzi della popolazione vorrebbe abolire la legge che ha sancito l’adozione del bitcoin. A San Salvador, la capitale dello stato, ci sono state perfino alcune proteste contro la decisione del presidente Bukele: martedì un migliaio di persone si è radunato in varie parti della città per chiedere l’abolizione della misura.

Ad aumentare le preoccupazioni c’è stato il fatto che il primo giorno del bitcoin come valuta legale ha avuto un sacco di problemi.

Da martedì, tutti i cittadini di El Salvador possono scaricare sul loro smartphone “Chivo Wallet”, un’app sviluppata dal governo (“chivo” vuol dire “figo” in slang locale) che contiene già caricato l’equivalente di 30 dollari in bitcoin, per invogliare a fare acquisti con la criptovaluta. Il governo ha inoltre installato 200 speciali bancomat “Chivo”, che consentono di inserire dollari e ricevere in cambio bitcoin sulla propria app. Per avviare il progetto, il governo aveva comprato 400 bitcoin e creato presso la banca di stato Banco de Desarrollo de la Republica de El Salvador un fondo da 150 milioni di dollari da usare come garanzia.

– Leggi anche: Cosa significa che il bitcoin è moneta legale in El Salvador

Ma martedì, mentre Bukele scriveva su Twitter (dove è molto attivo) che il suo paese stava «facendo la storia», l’inaugurazione del bitcoin come moneta legale ha avuto numerosi problemi. L’app Chivo Wallet non è stata disponibile per diverse ore né per gli smartphone di Apple né per quelli di Huawei (ed è tuttora disponibile soltanto su pochi modelli di smartphone Android). Al tempo stesso, l’alto numero di richieste di iscrizione e di transazioni ha costretto il governo a interrompere temporaneamente tutti i servizi, per poter aumentare la capacità di carico dei server.

Sui mercati, che stanno guardando con molta attenzione all’esperimento di El Salvador, questi problemi tecnici hanno provocato una certa preoccupazione, e il valore del bitcoin, che era da diverse settimane in ascesa anche grazie all’entusiasmo per il progetto di Bukele, è crollato. Da un massimo di oltre 52 mila dollari lunedì è sceso a circa 45 mila dollari martedì, per poi riprendersi di qualche punto percentuale, rimanendo comunque molto sotto al valore del giorno prima.

I problemi hanno cominciato a risolversi lentamente nel corso della giornata e Bukele, sempre su Twitter, ha pubblicato diverse testimonianze di persone che pagavano per i loro acquisti in bitcoin. A giudicare da quanto scritto dai giornali e da Bukele, per ora sono soprattutto le catene internazionali come McDonald’s e Starbucks ad accettare i pagamenti in criptovaluta.

Molti economisti ed enti internazionali tuttavia rimangono scettici sull’adozione del bitcoin da parte di El Salvador. Il Fondo monetario internazionale (con cui il governo è in trattativa per ottenere un prestito da un miliardo di dollari) a luglio aveva pubblicato un articolo in cui, pur senza citare El Salvador, aveva giudicato l’adozione delle criptovalute da parte di uno stato come un «forte rischio per la stabilità macrofinanziaria, l’integrità finanziaria, la protezione dei consumatori e per l’ambiente».

Il fattore principale, come ha detto di recente Kristalina Georgieva, la direttrice del Fondo, è l’instabilità del bitcoin: «Come si sa quante tasse sono raccolte se il bitcoin va prima su e poi giù? Come si pianificano le spese? Ricorderete che ad aprile il bitcoin ha superato i 65 mila dollari di valore e poi è crollato di quasi la metà. Questo è un problema che il ministero delle Finanze dovrà gestire, e non è un problema facile». Anche la Banca Mondiale si è mostrata scettica nei confronti del progetto di El Salvador, e ha rifiutato la sua richiesta di aiutare il paese nello sviluppo. Diversi analisti hanno fatto notare il rischio che El Salvador possa diventare un centro per il riciclaggio del denaro.

Alcuni studi hanno inoltre smentito uno dei principali benefici dell’adozione del bitcoin sostenuti da Bukele, cioè i risparmi che i cittadini potrebbero ottenere quando ricevono rimesse dall’estero. Più di un quarto del PIL di El Salvador è costituito da rimesse inviate da salvadoregni residenti all’estero, che tuttavia pagano forti commissioni per trasferire il denaro: in alcuni casi, il 20 per cento della somma. Secondo Bukele, usare il bitcoin per spedire le rimesse anziché gli intermediari tradizionali farebbe risparmiare ai cittadini 400 milioni di dollari l’anno. Questa stima però è stata contestata da vari studi: in certi casi ridimensionando l’ammontare dei risparmi (sarebbero 170 milioni all’anno secondo la Banca Mondiale) e in altri annullandoli del tutto (secondo uno studio della Johns Hopkins University, usare il bitcoin per le rimesse dall’estero comporterebbe costi maggiori dei metodi tradizionali).

Il presidente di El Salvador Nayib Bukele (ANSA/EPA/Wilfredo Lara)

Un altro problema riguarda il fatto che l’accoglienza da parte della popolazione è stata fredda. Secondo un sondaggio, due terzi dei salvadoregni sono contrari alla legge. Ancora più preoccupante, forse, è il fatto che nella popolazione c’è poca consapevolezza sui rischi e sui vantaggi che derivano dal maneggiare bitcoin. Soltanto il 4,8 per cento degli oltre 1.200 intervistati ha saputo dire con precisione che il bitcoin è una criptovaluta, mentre il 20 per cento ha detto di non sapere cosa sia. «Non conosciamo la valuta. Non sappiamo da dove viene. Non sappiamo se ci porterà profitti o perdite. Non sappiamo niente», ha detto una commerciante di San Salvador a Reuters.

Tra chi ha le idee più chiare, la preoccupazione principale rimane la volatilità del bitcoin. Il crollo di martedì è stato un esempio: i 400 bitcoin comprati dal governo, che fino a lunedì valevano più di 21 milioni di dollari, due giorni dopo ne valgono 18. Il presidente Bukele tuttavia rimane molto convinto del suo progetto: martedì ha annunciato su Twitter che il suo governo ha approfittato del crollo del valore della criptovaluta, e che ha comprato altri 150 bitcoin visto il prezzo ridotto.