Non si riescono a fermare i furti di sabbia in Sardegna

La Regione ci ha provato con multe salate e campagne di sensibilizzazione, senza però riuscire a risolvere del tutto il problema

(Annette Reuther/dpa)
(Annette Reuther/dpa)

Nel solo mese di luglio gli agenti dell’agenzia delle dogane e della Guardia di Finanza hanno sequestrato all’aeroporto di Alghero, in Sardegna, un chilo e mezzo di sabbia in bottiglie di plastica, 50 conchiglie, 743 ciottoli di mare, e una roccia pesante quasi un chilo e mezzo. Provenivano dalle spiagge di Is Arutas, nella penisola oristanese del Sinis, molto conosciute per la sabbia fatta da finissimi granelli di quarzo, dalle Saline di Stintino, nel nord ovest della Sardegna, e dalla spiaggia del Lazzaretto di Alghero. Il materiale sequestrato era tutto in trolley e borse dei turisti che lasciavano l’isola.

Nella maggior parte dei casi, chi si riempie bottiglie e sacchetti di sabbia della Sardegna – gesto che è punibile con una multa anche piuttosto salata – è un turista che si vuole portare via un souvenir, e che non conosce (o dice di non conoscere) la normativa regionale. In altri casi, meno frequenti, la sabbia prelevata dalle spiagge sarde finisce fotografata e pubblicata soprattutto in chat di gruppi di WhatsApp dove avvengono scambi tra collezionisti: la sabbia sarda viene proposta in cambio di quella dei Caraibi o di isole asiatiche. Altre volte ancora, più raramente, sabbia e conchiglie considerate più preziose vengono vendute.

Non è un problema nuovo quello dei furti di sabbia in Sardegna, ed è anche per questo che il governo regionale nel 2017 aveva introdotto una norma che punisce con il pagamento di una multa tra i 500 e i 3mila euro chi asporta, detiene, vende anche piccole quantità di sabbia, ciottoli, sassi o conchiglie provenienti dal litorale o dal mare, in assenza di autorizzazione.

Il caso più famoso, di cui si è parlato di più negli ultimi anni, è quello dei furti della sabbia rosa dell’isola di Budelli, nell’Arcipelago della Maddalena. Oggi sulla spiaggia, Parco nazionale, si può accedere solo se accompagnati dalle guardie del Parco. Eppure, poco tempo fa, gli uomini della Guardia di Finanza che monitorano i gruppi di collezionisti sui social network avevano trovato la foto di una busta trasparente con sabbia rosa e la scritta “Budelli, hard to get” (difficile da ottenere): chi l’aveva ricevuta si vantava di aver recuperato un trofeo prezioso.

L’isola di Budelli, in Sardegna (ANTONELLO ZAPPADU – ANSA)

L’associazione di un gruppo di volontari, Sardegna rubata e depredata, è nato proprio per cercare di sensibilizzare i turisti e per raccogliere eventuali segnalazioni di furti. Sulla pagina Facebook dell’associazione è scritto: «Con la scusa del souvenir ogni anno turisti e non sottraggono all’isola ciò che la natura ha impiegato millenni a creare. il furto di sabbia è un reato».

Nonostante la sua introduzione nel 2017, la normativa regionale non è riuscita a bloccare i furti. Non ci è riuscita nemmeno la campagna di sensibilizzazione studiata dalla regione Sardegna “Portala nel cuore” con Geppi Cucciari, il giocatore di basket Luigi Datome e l’attrice Caterina Murino.

Roberto Barbieri, responsabile mare del comitato scientifico di Legambiente Sardegna, ha detto: «Diciamo la verità: a mettere a rischio le nostre coste e il nostro mare sono purtroppo altri fattori. Non sarà il furto della sabbia da parte dei turisti a distruggere i litorali sardi. Però, questo fenomeno fa parte di quella diseducazione ambientale che dobbiamo combattere. È un’abitudine che va contrastata con la sensibilizzazione e l’informazione. Diffondere la cultura ambientale significa anche far capire ai turisti che sabbia e conchiglie vanno lasciate lì, dove si trovano».

Negli ultimi mesi e anni i casi di furti raccontati dai giornali locali e dalle forze dell’ordine sono stati diversi.

A metà luglio, per esempio, un gruppo numeroso di turisti è stato multato a Cagliari perché stava lasciando la Sardegna con una grande quantità di ciottoli e sabbia provenienti dalla spiaggia di Villasimius. Sempre a luglio a Porto Torres, in un’auto in partenza dal porto per Civitavecchia, sono state trovate bottiglie di plastica con sabbia che arrivava dalla spiaggia di Marina di Sorso, in provincia di Sassari. Pochi giorni fa al porto di Olbia alcuni turisti spagnoli sono stati fermati mentre erano in possesso di sabbia ma anche di due esemplari di conchiglia di Pinna nobilis, la nacchera di mare, una specie protetta.

In passato ci sono stati casi particolarmente gravi, o particolarmente strambi.

Nel 2019 una coppia francese fermata dalla Guardia di Finanza fu trovata con 40 kg di materiale proveniente dai litorali sardi. I due dissero che serviva per il loro acquario. Altri turisti, fermati nell’estate del 2020 mentre portavano via sabbia di quarzo delle spiagge bianche del Sinis, dissero che volevano confezionare le bomboniere per il matrimonio. Nel settembre dello scorso anno un turista fu scoperto all’aeroporto di Cagliari mentre cercava di imbarcarsi con una stalattite lunga 57 centimetri, antica di migliaia di anni, staccata dalla Grotta del Fico a Baunei (Nuoro). Sempre a settembre dell’anno scorso un turista fu fermato all’aeroporto di Cagliari mentre tentava di portarsi a casa, assieme alla sabbia, un esemplare protetto di Testudo Marginata, la tartaruga sarda.

Con le recenti campagne di sensibilizzazione, qualcuno che in passato aveva sottratto la sabbia dalle spiagge sarde si è poi pentito.

Nel 2020 una donna che vive in Lombardia contattò il gruppo Sardegna Rubata e Depredata per restituire 10 chili tra sabbia e conchiglie portati via negli anni Ottanta dalle spiagge dell’oristanese. Un altro turista, veneziano, tornato nell’arcipelago della Maddalena, ha restituito una bottiglia di sabbia rosa portata via nel 1989 dall’isola di Budelli. Una donna ha scritto una lettera all’associazione dicendo di aver trovato in cantina 15 kg si sabbia presi sulle coste sarde dai genitori 40 anni fa. A riportare la sabbia nelle spiagge sono poi i volontari dell’associazione, gli stessi che cercano di sensibilizzare i turisti e far conoscere la normativa regionale. A inizio estate oltre 100 chili di sabbia, sequestrati nel 2020, sono stati riportati sulle spiagge.