La questione del Green Pass nelle mense aziendali

Il governo ha detto che è obbligatorio per accedervi, ma i sindacati non sono d'accordo e si discute su chi debba fare i controlli

La mensa della Sevel di Chieti (Cecilia Fabiano/ LaPresse)
La mensa della Sevel di Chieti (Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Il 14 agosto il governo ha chiarito con delle FAQ pubblicate sul suo sito che il Green Pass è obbligatorio anche per accedere alle mense aziendali. La misura ha ricevuto forti critiche dai sindacati, che l’hanno considerata punitiva nei confronti dei lavoratori che non ne sono in possesso.

Il chiarimento è arrivato dopo che nei giorni precedenti si era molto discusso se le mense aziendali fossero da considerare o meno al pari dei ristoranti, per i quali è previsto l’obbligo del Green Pass al chiuso. Alcune aziende avevano interpretato le norme come ha poi fatto il governo, ovvero imponendo l’obbligo del certificato per accedere alle mense aziendali. È il caso dell’azienda Hanon Systems di Campiglione Fenile (Torino), che la scorsa settimana aveva annunciato che solo i lavoratori con il Green Pass avrebbero potuto accedervi. A causa di questa decisione, la FIOM, la federazione dei metalmeccanici della CGIL, aveva proclamato uno sciopero per venerdì 13 agosto, che era stato revocato in seguito alla decisione dell’azienda di eliminare l’obbligo.

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Nei giorni precedenti al chiarimento del governo, la questione era stata affrontata con toni molto duri dal segretario della CGIL Maurizio Landini, che aveva detto di non essere contrario a un obbligo generale del Green Pass per tutti i lavoratori, ma di non condividere in alcun modo l’idea di introdurlo solo per le mense.

«Se il governo ritiene che il vaccino debba essere obbligatorio per tutti, proponga subito al Parlamento una legge. Noi non siamo contrari. La nostra Costituzione indica questa soluzione per tenere insieme i diritti inviolabili delle persone e la necessità di garantire e tutelare la salute pubblica, l’interesse e la sicurezza della collettività», aveva detto Landini in una lettera a Repubblica. Landini aveva poi specificato il motivo della sua contrarietà all’obbligo del Green Pass in mensa: «È sbagliato pensare di raggiungere lo stesso obiettivo in modo surrettizio (paragonando ad esempio le mense aziendali a ristoranti o mettendo l’obbligo del Green Pass facendo pagare il tampone al lavoratore). Una logica sanzionatoria e punitiva verso il mondo del lavoro rischia solo di aumentare le divisioni ed allontanare l’obiettivo della vaccinazione di massa».

Il problema dell’obbligo del Green Pass nelle mense, secondo alcuni, sarebbe inoltre il paradosso che si creerebbe nel lavoro quotidiano delle aziende, dove persone vaccinate e non vaccinate potrebbero lavorare assieme negli stessi spazi e poi doversi dividere al momento della pausa per andare in mensa. Secondo la FIM CISL di Torino (la Federazione italiana metalmeccanici aderente alla CISL), «lavorare vicini per 8 ore e dividersi in mensa continua ad essere un principio paradossale. C’è il rischio di tensioni inutili, che vogliono evitare sia i lavoratori sia le aziende».

Un’altra questione che ha fatto molto discutere riguarda chi debba effettuare i controlli dei certificati nelle mense. Secondo il governo, i controlli spetterebbero infatti ai gestori dei servizi di ristorazione, così come quelli nei ristoranti spettano ai ristoratori (oltre che alle forze dell’ordine): «I gestori dei predetti servizi sono tenuti a verificare le certificazioni verdi COVID-19 con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021», ha detto il governo, ma secondo le associazioni di categoria quest’obbligo non può spettare ai gestori delle mense, che a differenza dei ristoranti svolgono un lavoro per conto terzi.

Massimiliano Fabbro, presidente di ANIR Confindustria, l’associazione di categoria delle imprese della ristorazione collettiva, ha commentato quanto detto dal governo sostenendo che «le società della ristorazione collettiva non sono proprietarie dei luoghi e controllare l’utenza non rientra nelle loro competenze perché svolgono un servizio per conto terzi» e dicendo di non essere d’accordo sull’uso del termine “gestori” nelle FAQ del governo. Secondo Fabbro ci sarebbe un’errata analogia tra ristoranti e ristorazione collettiva: «Sono due ambiti nettamente diversi. Non si introduce un obbligo con una FAQ, piuttosto chiediamo di essere sentiti su un tema così rilevante sul piano sociale della sicurezza e del lavoro».

Il tema del Green Pass obbligatorio nelle mense aziendali rientra in quello più ampio sulla possibilità di renderlo obbligatorio nei prossimi mesi anche per tutti i luoghi di lavoro. È una questione su cui nelle scorse settimane si era espressa favorevolmente Confindustria, e che aveva provocato un vivace dibattito sia tra i sindacati che tra le varie forze politiche.

Al momento non c’è stato ancora un incontro tra i sindacati e il governo al riguardo, ma l’intento di quest’ultimo sembra andare nella direzione di un’estensione del Green Pass a tutti i lavoratori. A questo proposito martedì Repubblica ha citato una dichiarazione non ufficiale del ministero della Salute in cui si parla «di una filosofia di estensione graduale del “Green Pass”», che inizierà a settembre con i lavoratori della scuola e che presumibilmente nei mesi successivi andrà a riguardare anche altri settori.

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