Lo sbarco di 20mila albanesi a Bari, 30 anni fa

L'8 agosto 1991 la nave mercantile Vlora arrivò in Puglia, strapiena, ma gran parte delle persone a bordo fu rimpatriata

L'arrivo a Bari della nave Vlora, l'8 agosto 1991 (ANSA/Lorenzo Turi, LUCA TURI)
L'arrivo a Bari della nave Vlora, l'8 agosto 1991 (ANSA/Lorenzo Turi, LUCA TURI)

Non si sa il numero esatto di persone che il 7 agosto 1991 riuscirono a salire a bordo della nave mercantile Vlora nel porto di Durazzo, in Albania, e che in buona parte il giorno dopo, trent’anni fa, arrivarono a Bari: ma si stimò che fossero circa 20mila. Le fotografie dello sbarco, impressionanti, rimasero un simbolo dell’immigrazione albanese in Italia negli anni Novanta.

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Già nei mesi precedenti, a partire da marzo, navi piccole e grandi provenienti dall’Albania avevano portato in Puglia decine di migliaia di persone in fuga dalla disastrosa situazione economica del loro paese. Dopo la fine del regime comunista, l’Albania era politicamente isolata, con un livello di criminalità molto elevato, povera e arretrata. Il governo guidato da Ramiz Alia, che nel 1985 aveva preso il posto del dittatore Enver Hoxha, aveva introdotto deboli riforme che non migliorarono la situazione dei circa tre milioni di abitanti, in grandissima parte pastori e contadini poverissimi che non avevano mai visto paesi stranieri.

A quei tempi per gli albanesi l’Italia era il paese da raggiungere per cercare condizioni di vita migliori, non solo per la vicinanza geografica, ma anche per i modelli trasmessi dalla tv italiana, che si riceveva anche in Albania.

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Dei tanti viaggi che si susseguirono nei mesi, quello sulla Vlora fu particolarmente affollato perché le persone che si erano raccolte a Durazzo per cercare di imbarcarsi per l’Italia credevano che non avrebbero avuto altre occasioni per farlo. In un’intervista pubblicata da Avvenire Ervehe Laha, una delle persone a bordo, ha raccontato: «Ricordo i giorni prima della partenza, la città era soffocata dal caldo. Tutti lo dicevano, tutti ne parlavano: stava per succedere qualcosa di straordinario. Dicevano che sarebbe partita una grande nave ma che sarebbe stato difficile, se non impossibile, trovare posto. (…) Sapevo che era l’ultima possibilità di partire per l’Italia, che non ci sarebbero state altre navi. Lo sapevano tutti. Lo urlavano con i megafoni. Avevamo paura di rimanere bloccati per sempre in Albania, che non ci sarebbero state altre occasioni».

Eva Meksi, che riuscì a rimanere in Italia e tuttora vive a Bari, ha raccontato a Repubblica la sua esperienza: «Eravamo arrivati da Tirana con mezzi di fortuna e avevamo trovato posto sul ponte, all’esterno. In tasca avevamo 50 dollari, i documenti di identità e i documenti della laurea. Io ero appena laureata in economia ed ero in lista per un lavoro, mio marito era tecnico alla televisione albanese».

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La Vlora trasportava canna da zucchero da Cuba: venne assalita da circa 20mila persone che obbligarono il comandante a dirigersi verso Brindisi. Poi però le autorità italiane dirottarono la nave verso Bari, rendendosi conto che a bordo c’erano molte più persone rispetto a quelle delle imbarcazioni arrivate nei mesi precedenti. Mentre la nave si avvicinava alla banchina alcune persone si gettarono in mare per raggiungerla; altre, secondo i racconti di persone a bordo, erano morte finendo in mare durante il viaggio.

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Dopo lo sbarco i migranti vennero temporaneamente ospitati nello Stadio della Vittoria e nei giorni seguenti furono quasi tutti rimpatriati su aerei e traghetti con l’inganno – gli era stato detto che sarebbero stati portati in altre città italiane. Il 16 agosto quasi tutti erano stati riportati in Albania, tranne circa duemila persone che erano riuscite a scappare.

Migranti albanesi nello Stadio della Vittoria, a Bari (ANSA/LUCA TURI)

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