Alcuni dei più importanti paesi produttori di petrolio hanno raggiunto un accordo per aumentare la produzione a partire da agosto

(AP Photo/Brian Melley, File)
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Domenica 18 luglio i 23 paesi che compongono il gruppo di produttori di petrolio OPEC+ (che include i 13 membri dell’OPEC, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, tra cui Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, più altri dieci importanti produttori tra cui la Russia) hanno raggiunto un accordo che prevede un aumento mensile della produzione di greggio pari a 400 mila barili al giorno in media, a partire da agosto, per incrementare la produzione mondiale del 2 per cento entro fine anno.

Il patto estende un accordo precedente – che avrebbe dovuto terminare ad aprile 2022 – fino a dicembre dello stesso anno, e ha l’obiettivo di contrastare l’aumento dei prezzi del petrolio registrato da inizio 2020 a causa della ripresa delle attività economiche, il quale a sua volta ha contribuito a generare un aumento generalizzato dei prezzi dei beni. Dai 48 dollari al barile di inizio gennaio, il prezzo del petrolio texano (il WTI, uno dei tipi di petrolio più diffusi, il cui prezzo è usato come indice) è salito fino a toccare oltre 76 dollari al barile a inizio luglio, quando l’OPEC+ aveva interrotto le trattative a causa di un disaccordo tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che si opponevano all’estensione del patto fino a fine 2022 perché volevano poter aumentare la propria produzione prima di quella data, ridefinendo le regole temporaneamente fissate dall’OPEC.

Il compromesso è stato raggiunto concedendo agli Emirati di aumentare la propria quota di produzione a partire dal prossimo aprile in cambio del loro assenso all’estensione del patto fino a fine 2022, ritenuta dagli altri membri del gruppo necessaria a garantire la stabilità dei prezzi del petrolio nei prossimi mesi. Secondo l’accordo raggiunto, anche Arabia Saudita, Russia, Kuwait e Iraq aumenteranno la propria quota di produzione. Il prezzo del petrolio WTI ha reagito alla notizia con un calo dello 0,9 per cento, che lo ha portato a circa 71 dollari al barile.