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  • Lunedì 19 luglio 2021

Cosa si sa di Ikram Nazih, studentessa italo-marocchina detenuta in Marocco

Nelle scorse settimane è stata condannata a più di 3 anni di carcere per oltraggio all'Islam, per un post su Facebook del 2019

Rabat, Marocco, 31 dicembre 2020 (AP Photo/Mosa'ab Elshamy)
Rabat, Marocco, 31 dicembre 2020 (AP Photo/Mosa'ab Elshamy)

Negli ultimi giorni è diventata più chiara grazie al racconto di alcuni giornali la storia di Ikram Nazih, studentessa di 23 anni con la doppia cittadinanza italiana e marocchina che è stata condannata in Marocco a 3 anni e mezzo di carcere per oltraggio all’Islam. Il caso è stato ripreso dal deputato della Lega Massimiliano Capitanio, che ha detto di voler depositare un’interrogazione parlamentare e che ha chiesto al governo italiano di intervenire ufficialmente per la scarcerazione della studentessa.

Sul caso di Ikram Nazih non si hanno molte notizie: è nata da genitori marocchini a Vimercate, nella provincia di Monza e Brianza, e studia giurisprudenza all’Università di Marsiglia, in Francia. Lo scorso 20 giugno, secondo i principali resoconti di giornali e agenzie di stampa, era stata fermata all’aeroporto di Casablanca, Marocco, dove era arrivata per una vacanza. Una settimana dopo, il 28 giugno, era stata condannata in primo grado a una pena di 3 anni e mezzo di carcere e al pagamento di una multa, con l’accusa di aver offeso pubblicamente l’Islam, che in Marocco è religione di stato. Il codice penale del Marocco prevede una condanna fino a 2 anni di prigione per chiunque offenda la religione islamica, e la pena può arrivare fino a 5 anni se la violazione viene commessa in pubblico o tramite i social network.

La causa della condanna di Nazih sarebbe la pubblicazione, nel 2019, di un post su Facebook in cui la Sura (cioè il capitolo, all’incirca) 108 del Corano veniva riscritta con parole blasfeme. Il post sarebbe poi stato cancellato, ma denunciato da parte di un’associazione religiosa marocchina alle autorità di Rabat: il mandato di arresto pendente su Nazih si sarebbe dunque attivato nel momento in cui la studentessa è arrivata in Marocco.

Repubblica riporta le parole di Armando Barucco, ambasciatore italiano in Marocco («stiamo seguendo il caso che è particolarmente delicato») e aggiunge che il consolato italiano di Marrakech «è in contatto con la famiglia della ragazza e cerca di raccogliere informazioni, in assenza fino a questo momento di comunicazioni ufficiali del Marocco».

Non ci sono molte altre notizie, sul caso: a quanto ha scritto il deputato Capitanio, la studentessa ha ricevuto in carcere la visita del console onorario e del console generale. Al suo avvocato, la studentessa avrebbe poi negato di avere scritto quel messaggio su Facebook dicendo di averlo ricevuto da alcuni suoi contatti e solamente condiviso. In attesa della sentenza di appello che potrebbe ribaltare quella di primo grado, alcuni esponenti della comunità islamica hanno chiesto che, come da tradizione, il re del Marocco Mohammed VI conceda la grazia a Nazih in occasione della festa per Eid al-Adha, la festa del sacrificio che si svolgerà il 20 luglio.

Il deputato della Lega Capitanio ha usato il caso di Ikram Nazih per criticare l’Islam: «Le notizie che giungono dal Marocco sono di una gravità inaudita e impongono un intervento immediato e risolutivo. Dopo il tragico caso di Saman (Saman Abbas, la ragazza pakistana di 18 anni che è scomparsa da più di due mesi e che si sospetta possa essere stata uccisa e sepolta nei campi dietro casa, vicino a Reggio Emilia, ndr) ci troviamo di fronte a un altro episodio che, se confermato, dimostra l’incompatibilità dell’estremismo islamico con la nostra democrazia», ha detto.