Chi era Krzysztof Kieślowski

Il regista polacco, tra i più grandi della storia del cinema, nacque a Varsavia il 27 giugno di 80 anni fa

Krzysztof Kieślowski sul set di "Tre colori - Film bianco" nel 1994 (Face to face/ Entertainment Pictures/ ZUMAPRESS via ANSA)
Krzysztof Kieślowski sul set di "Tre colori - Film bianco" nel 1994 (Face to face/ Entertainment Pictures/ ZUMAPRESS via ANSA)

Krzysztof Kieślowski, uno dei più grandi registi della storia del cinema, nacque il 27 giugno di 80 anni fa a Varsavia, in Polonia. Conosciuto per la serie di film Decalogo, La doppia vita di Veronica e la Trilogia dei colori, Kieślowski nella sua carriera ricevette alcuni dei più importanti e prestigiosi premi cinematografici confermandosi uno dei registi europei più influenti e studiati.

Studiò teatro a Varsavia, ma presto abbandonò l’ambizione di diventare regista teatrale e si dedicò invece agli studi del cinema: fece domanda per entrare alla Scuola nazionale di cinema, televisione e teatro Leon Schiller di Łódź, la stessa dove studiarono famosi registi polacchi come Roman Polanski e Andrzej Wajda, ma fu respinto due volte prima di riuscire a entrarvi nel 1964. Qualche anno dopo, superando le censure e le limitazioni imposte dal governo polacco, riuscì a svolgere alcuni primi lavori documentaristici sulla Polonia, perdendo definitivamente interesse nel teatro.

I suoi primi documentari, realizzati tra il 1966 e il 1980, raccontavano la vita di tutti i giorni delle fasce più povere della popolazione, dagli operai ai soldati. Il suo film Lavoratori ‘71 realizzato per la televisione subì tagli e censure, perché mostrava le discussioni degli operai che stavano organizzando grandi scioperi di massa. Altri documentari furono invece incentrati sulle autorità che governavano la Polonia, ma davanti alle ulteriori difficoltà incontrate con il governo Kieślowski concluse che le storie di finzione potessero incontrare meno ostacoli e consentire di raccontare comunque pezzi di realtà.

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Il suo primo film drammatico fu Il personale, realizzato per la televisione nel 1975, e poi seguirono altri quattro film documentari, spesso girati con attori non professionisti. Negli anni seguenti Kieślowski si fece notare anche per Senza fine, del 1984, che descriveva i processi politici durante il periodo di legge marziale in Polonia: fu probabilmente il suo film più politico ma anche uno dei più criticati, sia da parte del governo che dai dissidenti, nonché dalla Chiesa cattolica, molto rilevante in Polonia.

Tre anni dopo, nel 1988, uscì Decalogo, ovvero una serie di dieci brevi film ispirati ai dieci comandamenti che furono finanziati dall’allora Germania dell’Ovest e che ancora oggi sono considerati tra i migliori nel loro genere.

Dal 1990, con La doppia vita di Veronica, Kieślowski ebbe un enorme successo anche all’estero e riuscì così a ottenere i fondi per girare i suoi ultimi tre film, quelli della Trilogia dei colori (Blu, bianco e rosso): per Tre colori – film blu fu premiato tra gli altri col Leone d’oro come miglior film alla Mostra del cinema di Venezia nel 1993, mentre per Tre colori – film bianco ottenne l’Orso d’argento come miglior regista al Festival del cinema di Berlino nel 1994. Per il terzo film della TrilogiaTre colori – film rosso – fu candidato all’Oscar sia come miglior regista che per la miglior sceneggiatura originale, che però non vinse.

Dopo la prima di Tre colori – film rosso al festival di Cannes, nel 1994, Kieślowski aveva annunciato il suo ritiro dal mondo del cinema, anche se poi aveva cominciato a lavorare alla sceneggiatura di una trilogia sulla Divina Commedia. Morì il 13 marzo del 1996 durante un intervento chirurgico in seguito a un attacco cardiaco. È sepolto al cimitero monumentale Powazki, uno dei cimiteri più famosi di Varsavia.