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  • Venerdì 11 giugno 2021

Castillo ha vinto le elezioni in Perù, ma non è ancora presidente

La rivale Fujimori ha chiesto l'annullamento di migliaia di schede per irregolarità, e le dispute legali potrebbero durare settimane

(AP Photo/ Martin Mejia via LaPresse)
(AP Photo/ Martin Mejia via LaPresse)

Cinque giorni dopo il voto del ballottaggio per le elezioni presidenziali, a spoglio concluso, in Perù non si sa ancora chi sarà il nuovo o la nuova presidente: l’attivista di sinistra Pedro Castillo ha vinto le elezioni con un margine molto ridotto, ottenendo circa 60mila voti in più della rivale Keiko Fujimori, populista di destra, ma non è ancora stato proclamato presidente perché quest’ultima ha contestato i risultati sostenendo che ci siano state «frodi elettorali sistematiche».

Benché diversi osservatori internazionali abbiano smentito le presunte irregolarità denunciate da Fujimori, le dispute legali potrebbero andare avanti anche per due settimane e ribaltare i risultati delle elezioni. Soprattutto, potrebbero far aumentare ulteriormente le tensioni nel paese, che è sempre più diviso a causa delle disuguaglianze economiche tra la popolazione, della corruzione molto diffusa tra i politici e i funzionari pubblici, e degli effetti della pandemia da coronavirus.

Castillo, ex insegnante e candidato del partito di ispirazione marxista Perù Libero, ha ottenuto il 50,2 per cento dei voti contro il 49,8 per cento di Keiko Fujimori, leader del partito di destra populista Forza Popolare e figlia dell’ex presidente del Perù Alberto Fujimori, che aveva governato il paese in maniera autoritaria dal 1990 al 2000. Fujimori è andata molto bene nei quartieri più centrali di Lima, la capitale del paese, dove è appoggiata dalla maggior parte degli elettori delle élite, mentre Castillo ha ottenuto ampia maggioranza nelle aree rurali, che sono anche quelle più povere del Perù.

Durante la campagna elettorale sia Castillo che Fujimori avevano detto di essere preoccupati da possibili brogli, ma avevano garantito che avrebbero rispettato il risultato delle elezioni in nome della democrazia. Ora però Fujimori ha chiesto l’annullamento di oltre 200 mila schede, sostenendo che nei processi elettorali ci siano state una «serie di irregolarità» che avrebbero avvantaggiato il rivale, mentre Castillo ha incoraggiato i suoi sostenitori a scendere in piazza pacificamente per difendere i voti ottenuti.

Fujimori ha accusato i sostenitori di Castillo di aver commesso numerose attività illegali e ha chiesto di annullare i voti di 802 seggi elettorali, una cosa inedita nella storia del paese.

Per fare qualche esempio, ha contestato il fatto che le firme di alcuni presidenti di seggio non corrispondessero esattamente alle firme sui loro documenti – è normale che la grafia possa variare leggermente nel tempo – e ha chiesto che venissero annullate tutte le schede di un seggio di Puno, città del sud del paese che si affaccia sul lago Titicaca, sostenendo che tra gli scrutatori ci fossero tre fratelli, una cosa vietata dalla legge. El País ha raccontato che le tre persone sono state identificate e hanno spiegato di non essere parenti bensì semplicemente omonimi, visto che a Puno ci sono centinaia di persone con lo stesso cognome.

Tutti i seggi dove si sarebbero verificate le presunte irregolarità contestate da Forza Popolare sono distribuiti nelle aree rurali, dove Castillo ha ottenuto la netta maggioranza. Tra le altre cose, Fujimori ha contestato i voti di alcuni seggi in cui il 100 per cento dei voti era andato a Castillo, sostenendo che non fosse possibile che nessuno avesse votato per lei.

– Leggi anche: Chi sono Pedro Castillo e Keiko Fujimori

Diversi osservatori internazionali hanno detto di non aver osservato irregolarità nello svolgimento delle elezioni, che secondo le loro valutazioni si sono svolte nel rispetto degli standard nazionali e internazionali. In un video diffuso su Twitter martedì, il capo della missione degli osservatori elettorali dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), Rubén Ramiréz, ha fatto i complimenti alle autorità elettorali peruviane per aver organizzato «un processo di enorme complessità» nel bel mezzo della pandemia da coronavirus e per di più in un contesto di «grande polarizzazione politica». Altri esperti di elezioni sentiti dal País, tra cui l’ex responsabile dell’Ufficio nazionale dei processi elettorali (ONPE) Fernando Tuesta, hanno detto che non sono state riscontrate prove di possibili frodi.

Adesso sarà compito della Giuria nazionale per le Elezioni, l’organo più alto che si occupa di controllare i processi elettorali, di verificare nuovamente le schede contestate. Se le richieste di Fujimori venissero accolte, la verifica delle schede potrebbe teoricamente portare a un ribaltamento del risultato.

Il presidente argentino Alberto Fernández e altri politici di sinistra di vari paesi dell’America Latina come gli ex presidenti del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff si sono congratulati con Castillo per la sua vittoria. Altri diciassette ex-presidenti hanno invece diffuso un comunicato congiunto per chiedere che il presidente non venga proclamato prima che siano risolte le dispute legali avanzate da Fujimori. Tra questi, l’ex primo ministro spagnolo José María Aznar, l’ex presidente colombiano Álvaro Uribe e l’ex presidente messicano Felipe Calderón, tutti di centrodestra.