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  • Venerdì 11 giugno 2021

Le maglie degli Europei hanno fatto litigare un po’ di gente

Come sono le divise delle 24 nazionali partecipanti e perché alcune di loro hanno fatto e stanno facendo ancora discutere

Le maglie delle nazionali di Euro 2020 esposte a Baku (AP Photo/Darko Vojinovic)
Le maglie delle nazionali di Euro 2020 esposte a Baku (AP Photo/Darko Vojinovic)

Gli Europei di calcio che iniziano oggi hanno rotto uno dei piccoli rituali del calcio moderno: le presentazioni delle divise delle nazionali partecipanti, interrotte dagli avvenimenti e forse mai così soggette a polemiche. Le varie aziende di abbigliamento sportivo iniziarono a presentarne alcune già a novembre del 2019, non potendo sapere che il 17 marzo 2020 la UEFA avrebbe rinviato gli Europei di un anno a causa della pandemia.

Già nel 2019 c’erano state però parecchie discussioni. Puma e l’Italia, per esempio, presentarono a ottobre quella che ancora adesso è la terza divisa, verde con motivi rinascimentali, di buon auspicio alla “rinascita” richiesta alla Nazionale dopo l’esclusione dai Mondiali del 2018. Non piacque a tutti e molti difesero l’uso dei colori tradizionali, l’azzurro savoia e il bianco, forse ignorando che si trattava soltanto di una terza maglia, la meno usata dopo quelle azzurre e bianche, appunto.

Una cosa simile, ma con meno polemiche, è successa con la seconda maglia della Repubblica Ceca, che due anni fa decise di abbandonare momentaneamente il bianco come secondo colore introducendo un verde piuttosto acceso. Qualche mese fa però la maglia verde, anche in questo caso realizzata da Puma, è stata declassata e sostituita da una più classica, bianca.

Con l’avvicinarsi dell’inizio degli Europei e la presentazione di tutte le altre maglie, le discussioni si sono fatte ancora più serie.

Per l’esordio assoluto nel torneo della Macedonia del Nord, l’azienda tedesca Jako aveva proposto un nuovo set di divise per sostituire quelle in uso ininterrottamente dal 2016. La nuova prima divisa fu presentata in modo ufficioso come regalo a Papa Francesco, e proprio dalle immagini dell’incontro al Vaticano i tifosi iniziarono a criticarla per il colore scelto, un amaranto più consono al Portogallo che al piccolo paese balcanico. Lo scorso maggio la federazione locale ha dovuto cedere, e così la Macedonia di Eljif Elmas e Goran Pandev si presenterà ai primi Europei della sua storia con delle divise vecchie di cinque anni.

Infine il caso dell’Ucraina, il più grosso. Su ordine della UEFA dovrà modificare la sua prima maglia gialla, realizzata dall’azienda spagnola Joma, perché gli slogan “Gloria all’Ucraina” e “Gloria agli eroi” stampati dietro e all’interno del colletto sono stati ritenuti un riferimento politico, e da regolamento una nazionale di calcio non può usarli in alcun modo. Gli slogan erano gli stessi usati durante le rivolte che nel 2014 portarono all’allontanamento dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych, filorusso.

La Russia si è lamentata anche dei confini nazionali riprodotti all’altezza del petto, i quali comprendono la penisola di Crimea, annessa alla Russia sette anni fa, e i territori separatisti filo-russi di Donetsk e Lugansk. La UEFA però non ha ordinato nessuna modifica su questo, dato che i confini sono quelli riconosciuti dalle Nazioni Unite. La Russia sta ancora chiedendo di cambiare, mentre l’Ucraina sta provando a mantenere anche gli slogan.

Per gli stessi motivi alla base di questo piccolo incidente diplomatico, al sorteggio dei gironi degli Europei la UEFA aveva impedito che Russia e Ucraina si incontrassero nello stesso gruppo, come succede da anni anche nelle competizioni europee per club. E difficilmente Russia e Ucraina arriveranno a giocare contro: potrebbero incontrarsi soltanto agli ultimi turni della fase a eliminazione diretta, una cosa piuttosto improbabile viste le basse quotazioni delle due squadre.