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  • Giovedì 27 maggio 2021

Lo specialista dell’Europa League

Dopo alcuni complicati anni all'estero, Unai Emery è tornato in Spagna a fare la cosa che gli riesce meglio: vincere la seconda coppa europea, stavolta con il Villarreal

Unai Emery con la coppa vinta contro il Manchester United (AP Photo/Michael Sohn)
Unai Emery con la coppa vinta contro il Manchester United (AP Photo/Michael Sohn)

Tra gli allenatori che hanno segnato il calcio europeo nell’ultimo decennio c’è lo spagnolo Unai Emery, che mercoledì sera, dopo aver passato alcune stagioni complicate, è diventato l’allenatore più vincente in Europa League — la vecchia Coppa UEFA — battendo il Manchester United con il suo Villarreal.

A 49 anni Emery ne aveva già vinte tre, tante quante Giovanni Trapattoni, e tutte con il Siviglia, una squadra che negli anni Duemila è riuscita a cambiare radicalmente la propria dimensione, entrando fra le cosiddetti grandi d’Europa, vincendo il torneo sei volte, e per tre stagioni di fila tra il 2014 e il 2016. Quest’ultime le vinse con Emery, che grazie ai risultati ottenuti provò poi a misurarsi in ambienti più esigenti.

Nel 2016 andò in Francia ad allenare il Paris Saint-Germain per due stagioni. Alla prima perse il campionato contro l’eccezionale Monaco di Kylian Mbappé; alla seconda riuscì a centrare l’obiettivo. Ma la sua esperienza in Francia fu segnata dall’incredibile rimonta che subì agli ottavi di finale di Champions League del 2017, quando dopo aver battuto 4-0 il Barcellona a Parigi, perse clamorosamente 6-1 al ritorno.

Emery durante Barcellona-PSG (GettyImages)

Nel 2019 lasciò quindi Parigi e fu scelto dall’Arsenal come successore di Arsene Wenger, allenatore del club nei ventidue anni precedenti. Ereditò la squadra da anni di gestione molto personale, e anche per questo non andò bene: quinto in Premier League, sconfitto 4-1 in finale di Europa League dal Chelsea di Maurizio Sarri al primo anno, esonerato dopo tredici partite di campionato nella stagione successiva.

Dopo il tentato e fallito salto di qualità, l’anno scorso Emery è ripartito dal Villarreal, una squadra dalla grande tradizione ma pur sempre di una piccola città di appena 50mila abitanti, che nella sua storia non aveva mai vinto niente, se non due coppe Intertoto. Emery ha trovato una squadra già in parte costruita con giocatori cresciuti lì — come Pau Torres e Mario Gaspar — e reduce da un quinto posto nella Liga, a cui sono stati aggiunti giocatori di qualità come Francis Coquelin e Dani Parejo dal Valencia, e Juan Foyth dal Tottenham.

Il Villarreal è diventata in questo modo una squadra molto adatta allo stile di Emery, non così spettacolare come altre spagnole, ma capace di adattarsi e leggere le diverse situazioni che si creano nelle partite, come si è potuto vedere nella finale di Danzica vinta ai calci di rigore contro un Manchester United molto più ricco, sulla carta più forte e con più qualità a disposizione. Prima della finale, Emery aveva parlato delle ambizioni del Villarreal dicendo: «Questo è un progetto serio. Il club ha abbattuto diverse barriere negli ultimi anni, e in questa stagione abbiamo rotto quella delle semifinali di coppa. Ora vogliamo fare un altro passo in avanti».

Per il Villarreal è il primo importante trofeo vinto in 98 anni di storia. La città è diventata inoltre il più piccolo centro abitato ad aver vinto una coppa europea. Grazie alla vittoria, la squadra si è inoltre qualificata alla prossima Champions League nonostante in campionato sia arrivata settima. Ad agosto giocherà la Supercoppa europea contro la vincente di Manchester City-Chelsea, finale di Champions League in programma sabato sera.