Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
Venerdì è uscito il disco nuovo dei Counting Crows, che è fatto di sole quattro canzoni e infatti si chiama Butter Miracle Suite One (su Spotify), con l'idea che poi ci sarà un Two: e che sia una Suite, e che quindi le quattro canzoni siano legate senza interruzione l'una all'altra. Ma qualcuno ha fatto dei pasticci e il disco è uscito invece con le versioni che iniziano e finiscono separate, e sono passati tre giorni prima che Adam Duritz scrivesse "scusate, abbiamo fatto dei pasticci" e facessero uscire una nuova versione del disco, e tutto quanto ha piuttosto confuso i fan.
In tutto questo, le canzoni sono fatte a forma di belle canzoni dei Counting Crows, ma non proprio di GRANDI canzoni dei Counting Crows. La cosa più bella per me è che in una delle promozioni del disco Adam Duritz ha messo tra i suoi dieci dischi preferiti A walk across the rooftops dei Blue Nile (su Spotify).
Sulla questione del test antidroga dei Måneskin, il più spiritoso è stato Vasco Rossi (speriamo non lo veda Giorgino).
Daniele Cassandro ha raccontato su Internazionale di quando i Pet Shop Boys adottarono Liza Minnelli.
Adesso vi dirò una cosa da amico, un gesto di grande fiducia, perché d'ora in poi mi terrete in pugno e potrete usarla sempre contro di me: gli americani hanno quel termine - "guilty pleasure" - che nobilita questo genere di cose ma io non vorrò usarlo, perché non lo merito: la chiamerò semplicemente la canzone più imbarazzante che non riesco a smettere di canticchiare per ore dopo averla ascoltata uscire da qualche anfratto. Ecco, ora mi possedete.
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