Una canzone dei Modest Mouse

Ci dev'essere dell'altro, a Portland, a essere visitatori meno superficiali

(Steven Ferdman/Getty Images)
(Steven Ferdman/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
Venerdì è uscito il disco nuovo dei Counting Crows, che è fatto di sole quattro canzoni e infatti si chiama Butter Miracle Suite One (su Spotify), con l’idea che poi ci sarà un Two: e che sia una Suite, e che quindi le quattro canzoni siano legate senza interruzione l’una all’altra. Ma qualcuno ha fatto dei pasticci e il disco è uscito invece con le versioni che iniziano e finiscono separate, e sono passati tre giorni prima che Adam Duritz scrivesse “scusate, abbiamo fatto dei pasticci” e facessero uscire una nuova versione del disco, e tutto quanto ha piuttosto confuso i fan.
In tutto questo, le canzoni sono fatte a forma di belle canzoni dei Counting Crows, ma non proprio di GRANDI canzoni dei Counting Crows. La cosa più bella per me è che in una delle promozioni del disco Adam Duritz ha messo tra i suoi dieci dischi preferiti A walk across the rooftops dei Blue Nile (su Spotify).
Sulla questione del test antidroga dei Måneskin, il più spiritoso è stato Vasco Rossi (speriamo non lo veda Giorgino).
Daniele Cassandro ha raccontato su Internazionale di quando i Pet Shop Boys adottarono Liza Minnelli.
Adesso vi dirò una cosa da amico, un gesto di grande fiducia, perché d’ora in poi mi terrete in pugno e potrete usarla sempre contro di me: gli americani hanno quel termine – “guilty pleasure” – che nobilita questo genere di cose ma io non vorrò usarlo, perché non lo merito: la chiamerò semplicemente la canzone più imbarazzante che non riesco a smettere di canticchiare per ore dopo averla ascoltata uscire da qualche anfratto. Ecco, ora mi possedete.

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Quando sono stato a Portland, con tutta la fama di Portland come luogo di maggior vivacità “alternativa” e culturale della costa Ovest, sono rimasto un po’ deluso: mi ricordo che a un certo punto mi ha chiamato Francesca del Circolo dei Lettori di Torino, ed ero fuori da un bar e le ho detto sono fuori da un bar a Portland e lei mi ha detto ah, sono stata, carina, ma in due giorni hai visto tutto quel che c’era da vedere, e io ho convenuto.
Pareri da turisti, direte voi, e avrete probabilmente ragione.
Parliamo di Portland, Oregon, tra l’altro: ce n’è un’altra nota, dalla parte opposta del continente, Portland, Maine, sono stato anche lì ed era ancora meno eccitante, pur con la sua dose di localetti hipster dove ordinare dei gran caffè.

Ma è chiaro che ci dev’essere dell’altro, a Portland, a essere visitatori meno superficiali: ho contato le band di Portland presentate in questa newsletter in un anno e mezzo e i Modest Mouse dovrebbero essere la sesta (a cui avevamo già accennato qui).

Poi ora sono andato a controllare e ho scoperto che prima di essere una band di Portland, i Modest Mouse si conobbero e formarono a Issaquah, nello stato di Washington, poco a est di Seattle ma soprattutto pochissimo a ovest di Snoqualmie (entrambi i nomi vengono dalla lingua dei nativi americani): ovvero il posto dov’è ambientata gran parte di Twin Peaks, e qui potrei pure dirvi di quando ho ordinato la torta di ciliegie, ma non è che potete passare la serata a leggere dei miei ricordi di viaggio.
E stasera è tornato bel tempo, ha fatto caldo, forse ci fanno dei patentini per viaggiare e io mi sono vaccinato: ce n’è di che essere un po’ più allegri del solito con una canzone di irrequietezza e voglia di fare qualcosa e chissà cosa. Pappa-pappa-pappa-paaa.

I like songs about drifters, books about the same
They both seem to make me feel a little less insane
Walked on off to another spot
I still haven’t gotten anywhere that I want
Did I want love? Did I need to know?
Why does it always feel like I’m caught in an undertow?


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