Una canzone di Mark Kozelek

Si parla di incontri con le forze dell'ordine finiti senza conseguenze

(Photo by Rahav Segev/Getty Images for Showtime Networks)
(Photo by Rahav Segev/Getty Images for Showtime Networks)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
C’è il trailer di un nuovo film americano su un fan degli Smiths che prende in ostaggio una radio di Denver per farle suonare solo canzoni degli Smiths. Il film si chiama, come la canzone degli Smiths, Shoplifters of the world (e non sembra un capolavoro, ma vabbè).
Se anche a voi ha fatto impressione la naturalezza immobile con cui Orietta Berti ha cantato con voce cristallina Io che amo solo te, mentre tutto intorno gente con un terzo dei suoi anni si dimenava e stiracchiava le vocali (“tu stiracchia le vocali”, credo ci sia uno che lo dice a tutti prima che entrino sul palco di X Factor), qui c’è la newsletter in cui ne avevamo appena scritto.
Al solito programma online di Gary Barlow dei Take That continuano a succedere belle cose: Sting che canta Tempted degli Squeeze (che ho pronta per un giorno di questi).

Float on
Oggi ho visto due moto dei carabinieri stranamente adagiate a terra in mezzo alla strada, in una via di Milano. Stavo camminando sul marciapiede e mi sono fermato a guardare e un attimo dopo sono arrivate a sirene spiegate altre sei moto dei carabinieri. C’era un’auto ferma, non ho capito cosa fosse successo e sono rimasto ancora un po’ lì a osservare la scena, con lo smartphone in mano, umarèll. Un carabiniere mi è venuto incontro e mi ha chiesto: “Lei chi è?”. Senza particolari aggressività.
“Cosa intende?”, gli ho chiesto io, indeciso se declinare le mie generalità, dare delle spiegazioni al mio essere lì, qualificarmi professionalmente, o cosa. “Non può fare delle foto!”, ha aggiunto, ora un po’ più severo. Strana richiesta: “perché?”, ho domandato. Lui ha risposto al telefono e mi ha fatto segno di aspettare. Quando ha finito è tornato da me e mi ha detto:
– Lei è un giornalista, o qualcos’altro?
– In effetti sì, faccio il giornalista.
– Ah! E allora perché mi fa perdere tempo con risposte provocatorie!
– Non volevo essere provocatorio, mi chiedevo perché mi ordinasse di non fare delle foto in mezzo alla strada.
– Perché non ci può fotografare, non ci può mostrare in volto.
“Va bene”, ho detto io, ma lui si stava già allontanando verso i suoi sette colleghi, che gli avevo fatto perdere anche troppo tempo. E pure io, poi, che ci stavo a fare lì? Continuare a fare l’umarèll sarebbe suonato provocatorio e ho proseguito (due ore dopo sono ripassato ed erano ancora lì, ma mi sono trattenuto dal fermarmi a chiedere, benché faccia il giornalista).
Strana questa cosa di non poterli fotografare, considerato il dibattito mondiale sulla necessaria riconoscibilità degli agenti, dovrò informarmi meglio.

La canzone che avevo scelto per stasera, prima che avvenisse questo insipido episodio* su cui mi sono trattenuto anche troppo, comincia con lui che urta una macchina della polizia, ma quelli lo lasciano perdere e lui la passa liscia.

I backed my car into a cop car the other day
Well he just drove off sometimes life’s OK
I ran my mouth off a bit too much oh what did I say
Well you just laughed it off it was all OK

È una canzone dei Modest Mouse, un’altra band di Portland, che fece questo disco che andò molto bene nel 2004 e che vanta il merito di avere coinvolto Johnny Marr degli Smiths nel suo disco successivo. La loro Float on era divertente e rock nell’andamento, e allegra nelle predicazioni: parlava di come alla fine andrà tutto bene, malgrado tutto.

Well, we’ll float on, good news is on the way

Mark Kozelek invece è un mito del cantatutorato “alt-rock” americano, quello che prosperò soprattutto negli anni Novanta. Allora si fece amare per una band che si chiamava Red house painters, di cui metto qui questa, in tema di cose notturne (ma mi-corre-l’obbligo anche di citare la loro cover di Follow you follow me dei Genesis; lui poi ha fatto anche Carpet Crawlers, altra canzone leggendaria dei Genesis, e in generale gli sono sempre piaciute le cover). Ora lui ha 54 anni e ha pubblicato una catasta di dischi, da un po’ di tempo con il nome di Sun Kil Moon. Si somigliano spesso, perché la sua voce e il suo modo di cantare sono piuttosto riconoscibili. Nel 2016 fece un disco di cover pubblicato a suo nome (su Spotify), con una grande varietà di scelte ma tutte cantate con languida tristezza e toni sommessi, lui e un pianoforte. E tra cose anche più famose, quella che gli è venuta meglio è Float on, soprattutto nella ripetizione del refrain.

And we’ll all float on, okay
And we’ll all float on, okay
And we’ll all float on, okay
And we’ll all float on, okay
And we’ll all float on, okay
And we’ll all float on, okay


Float on su Spotify
Float on su Apple Music
Float on su YouTube

* per farmi perdonare ho un aneddoto migliore, che avevo condiviso in chat col Post: di poche ore prima, stamattina.