Cos’è successo con il blocco dei licenziamenti
Orlando aveva annunciato una proroga ad agosto, ma la proposta è stata eliminata dal Decreto Sostegni bis: scadrà a fine giugno
Martedì è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto Decreto Sostegni Bis, provvedimento del governo che prevede nuovi finanziamenti a sostegno di aziende e lavoratori maggiormente colpiti dalla pandemia da coronavirus, al centro di discussioni negli ultimi giorni per la misura sul blocco dei licenziamenti, inizialmente annunciata e poi ritirata dalla versione definitiva del testo.
Nella versione definitiva del decreto legge non c’è più la proroga del blocco dei licenziamenti al 28 agosto, che terminerà quindi a fine giugno: in sostanza le aziende che dal primo luglio ricorreranno alla “cassa integrazione COVID” – uno dei principali strumenti adottati dal governo per attenuare le conseguenze economiche della pandemia – non saranno più soggette al divieto di licenziamento dei dipendenti, in vigore fin dall’inizio dell’epidemia per evitare che migliaia di persone rimanessero senza lavoro e retribuzione per via della crisi economica seguita alla pandemia.
Il decreto prevede per le aziende che utilizzeranno la cassa integrazione ordinaria la possibilità di non pagare i previsti contributi addizionali fino fino al 31 dicembre 2021, impegnandosi a non licenziare. Utilizzata in vari paesi del mondo, in Italia la cassa integrazione è gestita dall’INPS, e si occupa di rimborsare le aziende o di pagare direttamente una parte degli stipendi dei lavoratori anche quando questi non lavorano o lavorano a un orario ridotto.
Durante la conferenza stampa d’annuncio del decreto legge, il 20 maggio, il ministro del Lavoro Andrea Orlando del Partito Democratico aveva invece detto che il provvedimento avrebbe previsto la proroga al 28 agosto del blocco dei licenziamenti per le aziende che chiedono la cosiddetta “cassa integrazione COVID” entro il mese di giugno.
Dopo l’annuncio di Orlando, la sottosegretaria al Lavoro della Lega, Tiziana Nisini, in un’intervista al Messaggero, aveva accusato il ministro di aver «rotto un patto con le aziende», sostenendo che la proroga fosse stata inserita «a sorpresa», mettendo in discussione le regole contenute nel primo decreto Sostegni: «lì si parlava di proroga di 13 settimane del blocco dei licenziamenti, vale a dire fine giugno», ha detto Nisini.
Dure critiche a Orlando erano arrivate anche da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, la principale associazione degli industriali italiani, che sempre al Messaggero aveva definito quella di Orlando «un’imboscata», dopo che era stato trovato un accordo per prorogare il blocco al 30 giugno: «poi ci siamo trovati di fronte a un cambio di metodo inaspettato e inaccettabile», ha detto.
Ma lunedì, anticipando il testo del decreto, il governo aveva annunciato l’eliminazione della proroga, come «esito di un percorso di approfondimento tecnico svolto sulla base delle proposte del ministro Orlando».
In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro Orlando ha risposto alle critiche di Confindustria smentendo le ricostruzioni secondo cui avrebbe inserito la norma sulla proroga del blocco dei licenziamenti senza discuterne in Consiglio dei ministri: «Mica l’ho scritta all’ultimo nei corridoi di Palazzo Chigi. Quella norma è stata inviata per posta elettronica certificata agli uffici legislativi competenti due giorni prima. In Consiglio ho solo rinviato al testo, come si fa in questi casi. E poi ne ho parlato apertamente in conferenza stampa, a fianco di Mario Draghi. Secondo lei lo avrei fatto, se ci fosse stato un sotterfugio?», ha detto Orlando.
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