Cosa si sa dell’incidente della funivia del Mottarone

Nella caduta di una cabina sono morte 14 persone: una fune si è spezzata, ma ci sono ancora diverse cose poco chiare

(EPA/ANSA/Vigili del Fuoco)
(EPA/ANSA/Vigili del Fuoco)

Domenica verso le 12:30 una cabina della funivia che collega la città di Stresa, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, con il monte Mottarone è caduta mentre trasportava 15 persone: 14 sono morte (13 sul luogo dell’incidente, mentre un bambino di 9 anni dopo essere stato trasportato in ospedale a Torino). L’unico superstite è un bambino di 5 anni. L’incidente è stato causato dalla rottura della fune che traina la cabina verso la stazione di arrivo, ma al momento non si sa con certezza cosa abbia causato la rottura e perché non si siano attivati i freni di emergenza che dovrebbero impedire incidenti di questo tipo.

La procura di Verbania (provincia del Verbano-Cusio-Ossola) ha aperto un’inchiesta sulle cause dell’incidente, ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Anche il ministero delle Infrastrutture ha istituito una commissione d’inchiesta su quanto accaduto per verificare che prima dell’incidente fossero stati svolti i controlli necessari sull’impianto.

La funivia è composta di due sezioni, una che collega Stresa alla stazione intermedia di Alpino e una che va da Alpino a Mottarone (il nome completo della funivia è infatti Stresa-Alpino-Mottarone). È percorsa da due cabine che si muovono in direzione alternata e che hanno una capienza massima di 40 persone. L’incidente è avvenuto sulla cabina che stava percorrendo la seconda sezione della funivia in salita, quando si trovava a circa cento metri dalla stazione di arrivo.

La funivia è attiva dagli anni Settanta: è di proprietà della Regione Piemonte ma è gestita dalla società locale Ferrovie del Mottarone. Aveva riaperto al pubblico il 24 aprile, dopo mesi di chiusura imposti dal lockdown, ma la capienza era rimasta limitata a 15 persone per volta, invece delle solite 4o.

Secondo le prime ricostruzioni, l’incidente è avvenuto quando la cabina era quasi arrivata alla stazione finale del Mottarone, a 1.385 metri d’altezza. Il carrello della cabina scorre su due funi, una trainante – quella che appunto viene trainata dal motore dell’impianto e permette la salita e la discesa – e una portante, su cui poggia il peso della cabina e che è provvista di una serie di “ganasce” che frenano la cabina quando è ferma o nel caso di guasti e incidenti.

Inizialmente si era parlato della rottura della fune portante, ma secondo la sindaca di Stresa Marcella Severino e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Verbania Roberto Marchioni a rompersi è stata la fune trainante.

In seguito alla rottura, la cabina è infatti scivolata all’indietro lungo la fune portante, andandosi a schiantare a grande velocità contro l’ultimo pilone della funivia e poi cadendo a terra da un’altezza di circa 20 metri, e poi continuando a scivolare sul terreno in discesa per altre decine di metri. In caso di incidenti come questi sulla fune portante dovrebbero attivarsi i freni d’emergenza che bloccano la cabina, impedendole di muoversi. L’inchiesta dovrà appurare cosa non ha funzionato, se il freno si è attivato ma non ha retto la cabina o se non si è attivato affatto.

(Ufficio stampa Vigili del Fuoco/LaPresse)

La zona della caduta, che si trova non lontano dalla vetta ed è piuttosto impervia, ha reso difficili i soccorsi, a cui hanno partecipato, oltre che il Soccorso alpino, anche i Vigili del fuoco e gli operatori del 118. I soccorsi sono stati resi difficili anche dal fatto che, dopo la caduta, la cabina si è fermata in una zona in pendio, con il rischio che potesse continuare a scendere a valle anche mentre i soccorritori cercavano di estrarre i corpi dal suo interno (altri corpi sono stati invece trovati a decine di metri di distanza, probabilmente sbalzati fuori nell’impatto col pilone).

Tra il 2014 e il 2016 le strutture erano state oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria, affidata alla società italiana Leitner, di Vipiteno, in Trentino-Alto Adige, e poi altri controlli erano stati effettuati a luglio del 2017 e tra novembre e dicembre del 2020, secondo quanto comunicato dal ministero delle Infrastrutture. In particolare, scrive il ministero, «a novembre del 2020 sono stati effettuati controlli magnetoscopici sulle funi portanti, sulle funi traenti e sulla fune soccorso. Infine, a dicembre 2020 è stato effettuato da una società specializzata l’esame visivo delle funi tenditrici».

La Leitner ha detto di essere «a completa disposizione per individuare al più presto le cause» dell’incidente, ma il presidente della società, Anton Seeber, ha specificato che «nell’impianto di Stresa-Mottarone, Leitner ha in carico la manutenzione straordinaria e quella ordinaria mentre i controlli giornalieri e settimanali di esercizio fanno capo alla società di gestione Ferrovie del Mottarone». La società ha anche diffuso un elenco dei servizi di manutenzione svolti nell’ultimo anno sulla funivia, l’ultimo dei quali il 3 maggio, riguardante “le centraline idrauliche di frenatura dei veicoli”. Il primo dicembre 2020 aveva anche effettuato una simulazione della rottura della fune traente, con la conseguente attivazione del freno d’emergenza.

(Ufficio stampa Vigili del Fuoco/LaPresse)

Valeria Ghezzi, presidente di Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, ha detto ad AGI che «l’impianto era assolutamente sicuro, era stata fatta la revisione generale, quindi un ciclo di manutenzione completo ma effettivamente qualcosa è accaduto. Ora bisognerà capire cosa realmente è successo, fare ipotesi oggi non va bene per il rispetto alle vittime a alle persone eventuali responsabili».