I dati sul coronavirus in Italia di oggi, venerdì 21 maggio

Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati rilevati 5.218 casi positivi da coronavirus e 218 morti a causa della COVID-19. Attualmente i ricoverati sono 11.394 (533 in meno di ieri), di cui 1.469 nei reparti di terapia intensiva (75 in meno di ieri) e 9.925 negli altri reparti (458 in meno di ieri). Sono stati analizzati 138.909 tamponi molecolari e 130.835 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata del 3,5 per cento, mentre quella dei test antigenici dello 0,3 per cento. Nella giornata di giovedì i contagi registrati erano stati 5.741 e i morti 164.

Le regioni che hanno registrato più casi nelle ultime 24 ore sono Lombardia (847), Campania (705), Sicilia (493), Lazio (471) ed Emilia-Romagna (412).

Le principali notizie della giornata
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato che da lunedì 24 maggio tutte le regioni italiane saranno in zona gialla, in seguito al cambio di colore della Valle d’Aosta, l’unica regione rimasta ancora in zona arancione. Non ci sarà nessuna regione o provincia autonoma in zona rossa o in zona bianca.

Il numero di posti letto occupati dai malati di COVID-19 nelle terapie intensive è uno degli indicatori che mostrano in modo evidente l’andamento dell’epidemia: nell’ultima settimana nessuna regione ha superato le soglie di allerta, non era mai successo nel 2021, e non è l’unico dato incoraggiante. Il numero di nuovi casi ha avuto un netto calo, così come i decessi e il tasso di positività dei tamponi. Questi dati confermano che la situazione epidemiologica è sempre più sotto controllo e tutto fa pensare che questo andamento sarà confermato anche nelle prossime settimane, soprattutto grazie agli effetti della campagna vaccinale: ne abbiamo parlato meglio qui.

Oltre a essere diventata un’abitudine, oggi indossare una mascherina ci appare il sistema più ovvio per prevenire le infezioni da coronavirus. Eppure, nei primi mesi del 2020 tutte le principali istituzioni sanitarie ne consigliavano l’impiego solo in particolari circostanze, sottolineando molto di più l’importanza di lavarsi bene le mani e di sanificare le superfici. Insomma: ci è voluto tanto per riconoscere che il coronavirus si trasmette per via aerea.

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