A che punto siamo con il ddl Zan

Giovedì si riunisce la Commissione Giustizia del Senato, ma i promotori della legge contro l'omotransfobia sono preoccupati dell'ostruzionismo dei partiti di destra

Manifestazione a Roma a favore del ddl Zan, 28 aprile 2021 (Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)
Manifestazione a Roma a favore del ddl Zan, 28 aprile 2021 (Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)

Dopo l’approvazione alla Camera, il disegno di legge Zan contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo si trova ora in Commissione Giustizia del Senato, passaggio fondamentale per arrivare poi alla sua discussione in aula e, in teoria, alla sua approvazione definitiva. Parte della maggioranza ha però presentato due disegni di legge alternativi con l’intento, secondo i promotori della legge originale, di affossarla. Nel frattempo, il Movimento 5 stelle ha annunciato di aver raccolto un numero sufficiente di firme per fare in modo che la proposta vada subito in aula senza relatore – ruolo che si è autoassegnato Andrea Ostellari, presidente leghista della Commissione e fortemente contrario alla proposta – e aggirando così l’ostruzionismo dei partiti di destra.

Com’è andata fino a qui, in breve
Il cosiddetto “ddl Zan” prende il nome del deputato del Partito Democratico Alessandro Zan che, per la stesura, aveva preso spunto da cinque precedenti proposte. Il provvedimento aveva cominciato ad essere discusso alla Camera lo scorso agosto. Lega e Fratelli d’Italia avevano depositato più di 800 emendamenti e avevano presentato anche l’eccezione di costituzionalità, con un chiaro intento ostruzionistico. Dopo diversi rinvii, e dopo che per giorni Matteo Salvini e Giorgia Meloni avevano messo polemicamente in dubbio l’opportunità di occuparsi della legge durante la pandemia, il 4 novembre del 2020 il ddl era stato approvato in prima lettura, a scrutinio segreto, con 265 voti a favore, 193 contrari e un astenuto. Contrari al ddl erano stati i parlamentari del centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), che al momento del voto alla Camera si trovavano all’opposizione.

A fine marzo, era prevista una riunione dell’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia del Senato che ha il compito di decidere il calendario dei lavori, ma il presidente Andrea Ostellari (Lega) l’aveva annullata. Il rinvio era stato giudicato un tentativo di ostruzionismo da parte della Lega, da sempre contraria alla legge.

A fine aprile la Commissione Giustizia del Senato aveva incardinato – con 13 voti favorevoli e 11 contrari, quelli del centrodestra – la discussione del disegno di legge avviando formalmente l’iter per arrivare – dopo la discussione in Commissione, le audizioni e il dibattito sulle proposte di modifica – alla discussione e al voto del ddl al Senato. L’obiettivo di chi sostiene il ddl è però quello di mantenerlo inalterato per evitare, in caso di modifica del testo, un ritorno alla Camera. Ostellari aveva anche annunciato di aver tenuto per sé la delega di relatore, «per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è». Decisione che era stata, di nuovo, molto criticata dai sostenitori della legge.

La Commissione Giustizia del Senato si riunirà in plenaria domani, giovedì 6 maggio, e l’ordine del giorno indica che il disegno di legge Zan è stato messo all’ultimo punto: «Questo dimostra la volontà di non volerlo discutere. È difficile, infatti, che si arrivi all’ultimo punto» ha commentato la senatrice del Partito Democratico Monica Cirrinà, componente della Commissione.

Nel frattempo, Forza Italia e Lega hanno annunciato di aver depositato due ddl sull’omofobia alternativi a quello già approvato alla Camera.

Le nuove proposte
Martedì 4 maggio la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha presentato un disegno di legge per modificare l’articolo 61 del codice penale che si occupa delle circostanze aggravanti comuni di un reato. Tra queste, è previsto, ad esempio, l’avere agito per motivi abietti o futili, l’avere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o in occasione di manifestazioni sportive. Le aggravanti comuni attualmente elencate nel codice penale sono diciotto.

Il disegno di legge di Licia Ronzulli vorrebbe introdurre, tra le aggravanti comuni, gli atti discriminatori e violenti per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità, intervenendo dunque sulla questione da un punto di vista punitivo generico. Il testo è composto da un unico articolo. «Mettiamo nel codice penale una semplice aggravante, un solo articolo per le discriminazioni basate sull’identità di genere, metterebbe d’accordo tutti e andrebbe in Deliberante in 12 ore» ha detto la senatrice di Forza Italia. Il suo ddl sarebbe, dice, approvato direttamente dalla commissione e senza necessità di coinvolgere l’aula.

Anche la Lega ha annunciato di voler depositare un ddl simile. L’ha detto all’ANSA lo stesso Ostellari: «È pronto un testo della Lega che mira a tutelare tutte le persone più vulnerabili, ampliando la sfera rispetto al ddl Zan». La proposta prevede «un’aggravante che aumenta le pene per tutti i reati commessi nei confronti delle persone più deboli». Per Ostellari il testo «dà un contributo tecnico importante nelle parti in cui il ddl Zan viene criticato». E ancora: «Si vuole fare qualcosa di migliorativo o no?».

Le proposte alternative sono molto diverse dal ddl Zan in quanto intervengono sul problema delle discriminazioni per l’orientamento sessuale, di genere e abilismo con una logica prettamente punitiva, inasprendo le sanzioni sui reati. La proposta originale dà molto spazio all’aspetto preventivo, introduce l’orientamento, il genere sessuale e l’abilismo negli articoli del codice penale, il 604 bis e ter, che puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione, e include questi stessi reati nella cosiddetta legge Mancino, che punisce la violenza e l’incitazione all’odio e alla violenza per motivi discriminatori.

C’è poi la questione di metodo e tempistiche. Se venisse adottato un nuovo testo base diverso da quello approvato alla Camera, infatti, sarebbe tutto da rifare: si annullerebbe l’iter alla Camera del ddl Zan e si ricomincerebbe da capo. Un nuovo testo, se approvato al Senato, dovrebbe infatti tornare alla Camera. Alessandro Zan ha commentato che «la Lega è incoerente: prima dicevano che le priorità erano altre, ora presentano una legge alternativa a quella approvata alla Camera. Vedo una grande trappola».

In aula senza relatore
Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle ha fatto sapere che, applicando l’articolo 77 del regolamento del Senato, ha raccolto le firme necessarie (un decimo dei componenti del Senato, quindi minimo 33) per richiedere la calendarizzazione d’urgenza in aula del ddl Zan e abbinati. Si andrebbe dunque direttamente all’esame del Senato, senza relatore e saltando l’ostruzionismo in commissione.

Questo, se avvenisse, accorcerebbe i tempi. Ma, ha spiegato Monica Cirinnà a Repubblica, «prima bisogna far sì che la Zan sia votata dalla Commissione Giustizia come testo base. Solo allora, si può provare ad accelerare. Perché arrivare in aula con 5 leggi diverse (il ddl Zan più gli altri quattro ddl abbinati, ndr) farebbe comunque saltare tutto».