Un banchetto di libri usati, in piazza Cairoli, a Roma, nell'estate del 2008 (ANSA / SIMONA PETRICCIUOLO)

Da dove arrivano i libri usati

Da cantine, garage e appartamenti disabitati, dove sono recuperati da librai come Giovanni Spadaccini di Reggio Emilia

I librai che vendono libri usati fanno, per certi versi, un lavoro molto diverso da quello dei librai che vendono libri nuovi, dato che per rifornire le proprie librerie devono andare a caccia di libri. Significa cercare persone che hanno grandi quantità di volumi di cui vogliono sbarazzarsi, andare a vedere cosa offrono e quindi frugare tra scaffali impolverati o in cantine umide, fare trattative e trasportare scatole molto pesanti, almeno nei casi in cui si trova qualcosa di interessante. Lo racconta Giovanni Spadaccini della libreria Libri Risorti di Reggio Emilia in Compro libri, anche in grandi quantità (Utet), un libro di aneddoti sul lavoro da libraio d’occasione. Ne pubblichiamo un capitolo, insieme ad alcune fotografie di oggetti trovati da Spadaccini tra le pagine di libri usati.

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Questo è uno della schiera dei non pochi che vorrebbero trovare la libreria aperta già alle otto del mattino e, visto che non è e non sarà mai così, non perdono occasione per lamentarsene.

Viene qui da anni, da subito direi, ma a memoria non credo abbia mai comprato un solo libro. Anzi: una volta abbiamo fatto uno scambio. In un enorme lotto di libri bellissimi si era infilato un brutto volumone su Leonardo da Vinci, uno di quei libri che normalmente si regalano a chi non legge, e il signore in questione mi aveva chiesto se potesse averlo portandomi qualcosa con cui scambiarlo.*

Poi, dal nulla, qualche giorno dopo, salta fuori che avrebbe dei libri da vendere e questo è il momento in cui scopro due cose, una piccola e una, invece, molto grande. Quella piccola spiega il suo passaggio quasi quotidiano davanti alla vetrina, ed è il fatto che, con sua moglie e la suocera, vive in un appartamento alla fine della strada; ma quella grande è che in realtà non è un solo appartamento, ma due: uno per loro e uno per i libri.

Quest’uomo di cui conosco solo il cognome e lo status di pensionato mi racconta di aver comprato un appartamento sopra a quello dove hanno abitato tutta la vita solo per metterci i suoi libri, che sono quasi ventimila. Vorrei darne via un po’, dice, stanno lassù a prender polvere e a marcire e non mi sembra giusto. Venga quando vuole, conclude. Subito!, dico io. E così ci troviamo in strada, io e lui, un pomeriggio d’inverno, in marcia verso una legione di ventimila volumi.

Un ascensore per invalidi ci porta direttamente dentro al secondo appartamento, che lui, forse per umiltà o forse per la ragione che scoprirò dopo, non chiama mai biblioteca, come forse sarebbe opportuno, ma solo appartamento, anzi, l’appartamento. Gli unici mobili che potrebbero ricordare un appartamento, tuttavia, sono un grosso tavolo tondo da pranzo (pieno di libri in alte file) e un lungo divano da salotto (occupato per due terzi da enormi volumi d’arte e biografie di santi e politici del passato). Il resto della casa, che è grande, cinque stanze ampie, è occupato solo da scaffalature di legno chiaro con le ante a vetri e la serratura.

È una raccolta splendida e molto varia, con centinaia di prime edizioni e di libri di pregio, intere collane e volumi in tiratura limitata di minuscole case editrici.

Mi racconta che per un periodo di circa vent’anni non passava giorno in cui non comprasse un libro, e più spesso non era uno solo, ma cinque o persino dieci nei giorni di grande fame, ma che poi restavano lì, e il lavoro e la moglie e la suocera gli impedivano di leggerli.

Ne ho letto qualcuno, mi racconta, qualche romanzo e dei saggi di storia, ma li ho presi con la promessa di leggerli tutti un giorno e adesso eccomi qui a venderli. Guardi: di Goethe, per esempio, ho tutte le opere in quattro edizioni diverse, e così di Shakespeare e di Leopardi, ma a parte L’infinito e il Werther non saprei dire cosa contengono. Gadda: ho le opere complete nella Spiga Garzanti e tutti i libri singoli in prima edizione, tutti comprati da librai come lei o da antiquari sparsi per l’Italia. Mai letto uno. Lì c’è tutta la Biblioteca della Pléiade Einaudi, completa: ho iniziato Chateaubriand ma poi mia suocera si è ammalata e non volevo portarmelo dietro in ospedale perché è un libro piuttosto raro, dice.

In uno scaffale più basso che non avevo notato c’è la filosofia: da Platone a Wittgenstein. Ci sono testi che ho inseguito per anni senza avere i soldi o l’occasione per comprarli, testi classici con commenti di filosofi celebri e qualche prima edizione rara. Dimenticavo di dire, anche se forse si sarà capito, che tutti i libri erano – sono – perfetti, assolutamente come nuovi, proprio perché mai sfogliati.

Questa biblioteca, sogno di ogni collezionista-lettore di libri del Novecento, è un monumento alla pigrizia e alla procrastinazione, una dichiarazione di amore e di fastidio. Guardandomi intorno, mi chiedo se forse questa raccolta non sia il risultato del lavoro di un suggeritore, perché davvero non riesco a capire come si possa conoscere la storia delle edizioni di così tanti libri senza minimamente avere idea di ciò di cui quei libri parlano. Di fronte alla collezione completa dei Centolibri di Longanesi, mi racconta una serie di aneddoti sui consulenti che l’avevano messa in piedi, sul numero esatto dei volumi in programma, sulle traduzioni, salvo poi alla fine confessare di averne aperti solo uno o due per controllare che non avessero segni. Ma, poi, la cosa che assolutamente mi lascia stupefatto è che quando arriva a dire mai aperto mai letto non so che sia non lo fa con tono dispiaciuto o rassegnato ma al contrario, quasi con orgoglio.

Continuiamo a parlare per un’altra mezz’ora e lui, che ha una voce sottile e un accento emiliano fortissimo, mi porta in giro per le stanze e ogni tanto estrae un volume dagli scaffali e lo appoggia da qualche parte. È un uomo lento, anche nei ragionamenti, ma lo seguo senza fretta, e lo assecondo. Dentro di me spero, ma so che non sarà così, di portarmi a casa un bel po’ di belle cose, quelle che lui con quello strano orgoglio mi mostra, o non mi fa nemmeno vedere.

Per esempio, un bellissimo Montaigne di Adelphi non me lo fa nemmeno toccare, salvo poi dire come sempre: ah, mai aperto, non so che sia. L’Estetica di Croce, prima edizione Laterza, me la sventaglia davanti al naso ma poi la ripone subito, e chiude la piccola anta di legno con la chiave. Io continuo a girare per l’appartamento e lo sento armeggiare di là. Non riesco a staccare gli occhi dagli scaffali, pieni dei libri che mi piacciono di più, e che non trovo mai.

Nel frattempo, lui mi ha preparato alcune cose che vorrebbe vendere. C’è il Marx della NUE Einaudi (Il Capitale, 4 volumi in cofanetto), i Diari di Dostoevskij di Garzanti, i Quaderni di conversazione di Beethoven e diverse prime edizioni italiane. Cerco di prendere terreno, di portare via altro, ma lui è irremovibile: voleva vendere e ora, di fronte al fatto quasi compiuto, non vuole vendere più.

Mia moglie per tutta la vita mi ha rimproverato per questa biblioteca, dice, mi ha sgridato ogni sera per vent’anni e per vent’anni mi ha tenuto il muso ogni volta che rientravo con un sacchetto di libri a casa. Ho dovuto prendere questo appartamento per non farmi vedere ed evitare così il conflitto quotidiano e i litigi, che mi snervano. Ma il problema è che questi libri marciranno, non li vorrà più nessuno, e mia moglie li butterà via quando sarò morto, e ormai, sa, non ho più molto tempo, nemmeno per leggere, e venire su costa fatica. Ma poi, diobono, quando mai leggerò La guerra del Peloponneso, le Lezioni di filosofia della storia, Guerra e pace? Ho anche un garage pieno di altri libri, li vuole vedere?

* Si trattava dei Borghesi stanchi di Longanesi, e dalle condizioni del libro avrei già dovuto capire alcune cose, che allora non capii. Oggi il libro è nella collezione di un ragazzo bizzarro di Treviso che si chiama come un romanzo di Carlo Dossi, e la cui amicizia è uno dei regali più cari che mi ha fatto la mia libreria.

© 2021, DeA Planeta Libri S.r.l.

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Disclaimer: il Post ha un’affiliazione con alcuni siti che vendono libri online linkati nell’articolo ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni dei prezzi. 

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